Favole Educative

Favole Educative
A che cosa servono le favole?
• Scrivere per i bambini è molto difficile, perché bisogna tenere presente ogni ambito educativo, soprattutto oggi che la società globalizzata deve rispondere, multi culturalmente.
• Io ho cercato di farlo attraverso“Favole Educative un libro scritto non soltanto per il bambino, ma anche per gli adulti che si prendono cura dell’educazione formativa del piccolo. Di questo libro mi piace ricordare che ha partecipato a tanti concorsi di narrativa e tra le varie recensioni e giudizi che il volume ha ricevuto, quello dato dalla Commissione del concorso internazionale “Scriviamo Insieme” ritenendolo ”Il Migliore Libro Dì Letteratura Per L’infanzia” mi inorgoglisce più di tutti.

• La letteratura per l’infanzia ha inizio intorno alla metà del 18° secolo con Rousseau e altri pedagogisti che considerano l’infanzia “una fase importante della vita; ”passando dall’annullamento dell’infanzia a quell’idea di bambino che la Pedagogia del secolo cominciava a costruire, abbandonando la vecchia considerazione che lo vedeva “ Piccolo uomo” in funzione dell’adulto.
• Sostenuta dalla corrente positivista del 1800 la letteratura per l’infanzia trova nella Rivoluzione Industriale il suo punto forte: La società cambia, l’imprenditoria aumenta e la Pedagogia dà il via a nuovi metodi di acculturazione attraverso la diffusione delle scuole popolari, nascono le scuole per gli insegnanti; ma è soprattutto con la nascita della Psicoanalisi che nel 1900 s’invita l’adulto a prendersi cura del bambino, valorizzando i suoi bisogni, le emozioni, e i suoi stati d’animo, in ogni ambito.
• ”La letteratura per l’infanzia diventa mezzo educativo, mentre i racconti, le favole, le novelle e le fiabe strumenti che attraverso attività programmate e non, rinforzano la pedagogia e la psicologia del bambino. La favola usata nella didattica come sfondo integratore facilita il lavoro dell’educatrice e l’apprendimento del bambino, infatti, egli entra ed esce dalla favola come e quando vuole e dopo averla assimilata la modifica, la continua,la drammatizza , trova soluzioni.
• La favola come ha insegnato Gianni Rodari, mette a disposizione tante chiavi per entrare nella realtà mediante strade nuove per conoscere il mondo, diventa un modo per parlare con il bambino, anche piccolissimo, di tante cose su cui un discorso diretto sarebbe difficilissimo se si pensa che il bambino nasce senza storia. Quindi privo di conoscenza.

LA vita
Un soffio,un respiro, un pianto ed eccoti nato.
Finalmente la vita assapora l’esistenza.
Fai sentire la tua presenza a chi non la conosceva.
Vicino a te colei che in grembo
Per nove mesi ti portò, respirando per te.
Nutrendosi per te,curandosi per te!
Tu eri li, protetto, nascosto lontano dai rumori.
Lei percepiva ogni tuo movimento,
Ogni istante della tua vita era legato a lei.
Ora sei nato e lei continua a curarti,
A proteggerti, amarti a vivere per te!
Tu sei un’altra vita e fra un po’ sarai autonomo.
Ricorda però, che, lei, è sempre vicina a te.
Tu sei il dono più bello che lei abbia ricevuto dalla vita.
Tina Bruno

RACCONTI
Brevi

Betty

Tra Antropologia E Cultura

Racconto
Astolfo e Fidenzio erano due giovani amici, il primo figlio di proprietari terrieri, l’altro, del fattore della tenuta, avevano la stessa età. Fidenzio diplomato ragioniere, da sempre svolse mansioni di contabilità presso la masseria, Astolfo, il Marchese dopo il diploma partì per l’America, dove conseguì la Laurea in “Scienze Naturali.” Il giovane Marchese amava l’esplorazione di posti sconosciuti e selvaggi, la caccia, l’arte, la ricerca e le belle donne. Spesso, in compagnia di altri ricercatori partiva per l’Amazzonia: gli piaceva conoscere la gente del posto, sostare qualche giorno e fare ricerca sul campo Era 08/08/88 quando il Marchese partì insieme con altri ricercatori per conoscere la parte Settentrionale dell’Amazzonia che appartiene al Brasile ed è bagnata dal Rio Delle Amazzoni. Lungo il percorso esplorativo, il gruppo dei ricercatori sentì il bisogno di riposare un po’. Fu proprio in quell’angolo di terra che costeggia il fiume, scelta per piantare le tende, che il marchese incontrò la bella Betty. La ragazza era in compagnia dei figli delle persone che si presero cura di lei dopo la morte dei suoi genitori in quel fiume. Betty questo era il suo nome, cercava di rendersi utile dando lezioni di cultura moderna ai loro figli.
Non avendo libri insegnava loro attraverso l’esperienza diretta con gli oggetti, la manipolazione, l’osservazione, il gioco. L’arrivo degli antropologi aumentò in Betty il desiderio di lasciare quel posto per incontrare gente nuova e continuare la cultura e l’educazione iniziata dai suoi genitori. Ottenuto il permesso di partire il 28/08/88. arrivò alla tenuta insieme al Marchese. Di origini svedesi era alta, bionda, occhi azzurri e portamento elegante, per cui la casa del Marchese, come spesso la gente ripeteva, era proprio quella giusta per un tipo come lei. Accolta al castello, su invito del marchese, dalle sorelle, due brave insegnanti, per istruirla nella lingua, queste rifiutavano di accettarla come cognata. Tale rifiuto non era giusto e il giovane non lo sopportava. Pensò di rivolgersi al suo fedele amico Fidenzio e di fare con lui un accordo, dietro compenso, sia per zittire le chiacchiere del paese sia per calmare la furia delle sorelle. L’accordo era; “Far finta di partire lontano dalla tenuta e sposare Betty.” Il gioco andò avanti fino alla nascita de piccolo Louis giorno in cui il Marchese decise di sfidare i membri della famiglia e di sposare la ragazza.
Era una notte di luna piena, del mese d’agosto, quando Betty, mise al mondo un bel maschietto e Fidenzio, presunto padre, appena ne ebbe notizia, sentì il dovere di comunicarlo ai vicini di casa.
Aprì la finestra e ad alta voce, dopo una bevuta di vino, annunciò la nascita.- E’nato, è nato.-Fidenzio deve essere impazzito, altrimenti non si spiega quest’euforia; non è figlio suo e lo sappiamo tutti, perciò per quale motivo urla?Lo sa che sono le due del mattino? Commenta con voce impetuosa rivolgendosi alla propria moglie Nardo il nasone, soprannominato così dai paesani a causa di una
Malformazione al naso. -Lascialo urlare, soddisfatto lui, felici tutti, a te cosa toglie? Rispose la moglie. -Mi toglie il sonno! Santo cielo! Hai capito? Io alle h. 05,00 mi devo alzare per recarmi in campagna a dar da bere agli animali, e fino a quell’ora ho bisogno di dormire!-Va bene, spegni la luce e cerchiamo di dormire, è ancora troppo presto!Esclamò Teresa, una donna sulla quarantina, madre di quattro figli, con un fisico logoro dalla fatica, dalle gravidanze e dal carattere turbolento del marito. Paziente e rassegnata a occupare in famiglia, sempre il secondo posto, non osò ribellarsi al volere del compagno. -In paese era nota la bellezza di Betty, però non capisco come mai ha sposato Fidenzio.

Scusa Nardo, ma dobbiamo per forza continuare a
parlare di loro? A fare i figli, sono tutti bravi, guarda noi. Ne abbiamo messi al mondo quattro, la cosa difficile è allevarli e educarli. Affermò Teresa, con un po’ d’invidia e gelosia. E’ vero ciò che dici. Buona notte!
Nardo non riusciva a prendere sonno, e ricominciò a spettegolare. -Nardo io ho sonno, spegniamo la luce? Te lo chiedo per favore! Buona notte! -Che notte ragazzi! Finì Nardo. All’alba, come tutti i giorni si recò in campagna e lungo la strada, incontrò i suoi colleghi di lavoro e cominciò a spettegolare, fra loro c’èra anche compare Ciccio, suo amico speciale. Ciccio, soprannominato dai colleghi di lavoro il” Giornalista” per via di tutte le storie che inventava e raccontava appena vide Nardo, gli domandò: -Buongiorno compare hai saputo che la moglie di Fidenzio questa notte ha dato alla luce un maschio?-Perché, secondo te, è figlio suo? Adesso ti ci metti anche tu? Quel poveraccio è solo la controfigura del Marchese, il fortunato con cui va a letto è il padrone. Affermò. Lungo la strada incontrarono altri amici, erano felici ed esaltati, avevano ricevuto dal Marchese l’invito di prendere parte alla festa in occasione del battesimo del bimbo. -Si racconta in giro che verrà l’Arcivescovo a celebrare il Battesimo, quindi, ci sarà festa grande. Aggiunse Carmelo, un omino tarchiato, trent’anni d’età, ma che in realtà ne dimostrava almeno dieci di più, a causa della pelle bruciata dalla continua esposizione al sole, cui il lavoro dei campi sottoponeva.

Il piazzale dell’aia era pieno tavoli imbanditi con ogni ben di Dio e Fidenzio era felice di servire le bevande e i dolci: spruzzava gioia da tutte le parti del corpo. – E’ felice perché pensa che nessuna persona conosca il suo segreto, invece si sbaglia, la gente non parla, per non umiliarlo Disse Ciccio. La gente oggi è felice perché sa d’avere privilegi speciali, grazie alla bontà del Marchese, che a differenza d’altri datori di lavoro, mostra d’essere veramente una persona perbene, sedendo e mangiando allo stesso tavolo dei braccianti! Esclamò compare Nardo. Fidenzio, a un certo punto, abbandonò l’arte del vivandiere prese in braccio il bambino e annunciò al pubblico la sua nascita: -Questo è mio figlio. Seguì un forte applauso di buon augurio per il bambino da parte di tutti i presenti e di richiesta, per il Marchese -Signor Marchese, dove ha trovato una donna così bella? Al posto del Marchese rispose la gente: -Si dice l’abbia trovata in orfanotrofio, nei paesi intorno al nostro. Compare Ciccio, informato più di tutti, si girò verso il gruppetto di chiacchieroni e disse: – Se proprio ci tenete a saperlo ve lo dico io.
– Compare Ciccio sbrigati a parlare muoio dalla curiosità. Affermò Nardo. – Ricordi compare, quel viaggio in Amazzonia che il Marchese fece qualche anno fa – Quello che lo portò a lasciare la fidanzata che aveva in paese, la figlia del Conte, non posso andare oltre, tanto hai capito a chi mi riferisco?- Ho capito sì, ecco perché andava sempre agli uffici comunali e al Tribunale, adesso si spiega tutto, grazie!La festa durò fino a tardi e verso mezzanotte alcuni invitati cominciarono ad abbandonare la tenuta.
Lungo la strada era tutto un dire, un commentare sulla festa.
Il giorno seguente come tutte le domeniche, i cittadini cattolici si recavano in chiesa per assistere alla S. Messa. Gli uomini aspettavano in piazza le compagne, era usanza del paese entrare insieme in chiesa, nel frattempo, chiacchieravano del più e del meno, scambiavano pareri, consigli e apprezzamenti su quella o quell’altra persona; quel giorno il discorso, come tutti i giorni dall’arrivo della giovane donna, era centrato sul Marchese e la sua amante.
Alle h.10.00, l’auto del Marchese, guidata da uno dei suoi braccianti, arrivò in piazza e fu parcheggiata al solito posto: un angolo appartato della piazza, che nessuno osava occupare perché riservato ad Astolfo. Dall’auto scese per primo il Marchese, poi le due sorelle e per ultimo la bellissima Betty. Gli uomini presenti in piazza salutati amichevolmente dal Marchese risposero con riverenza e riconoscenza, non solo per la sua amicizia, ma anche perché ancora una volta, potevano ammirare la bellissima Betty. In chiesa il Parroco invitò tutti i fedeli alla preghiera, al perdono, al ringraziamento e al riconoscimento delle buone opere del Marchese, sempre generoso con tutti.
Fra i fedeli il mormorio era continuo, tanto che al momento dell’Omelia, il prete pregò i presenti di fare silenzio e di ascoltare l’annuncio che stava per fare: A.
Ieri ho saputo una bella notizia e voglio comunicarla a tutti voi:- fra qualche mese il Signor Marchese sposerà la bellissima Signora Betty, siete invitati tutti alla sua tenuta per festeggiare insieme il loro matrimonio.A quell’annuncio molti dei presenti meravigliati si domandarono: Come può sposare Betty se lei è già sposata con Fidenzio?
Le donne invidiose della fortuna capitata alla futura sposa, cominciarono a trovarle tanti difetti: -La spilla che porta è proprio brutta! -Io al suo posto a quel vestito avrei abbinato le scarpe blu. -Sai che cosa ti dico? Quell’abito non mi piace.
Alla fine della S. Messa il Marchese pregò i paesani di attendere qualche minuto in piazza perché doveva spiegare come stavano Veramente le cose:
– Ho il dovere di chiarire il motivo che mi abilita a sposare Betty o Betta, come voi tutti la chiamate:
1) perché il suo matrimonio con Fidenzio è stato solo una recita;
2) perché il bambino è mio figlio e di Betty;
3) perché le mie sorelle dopo tanti chiarimenti hanno accettato che Betty diventi mia moglie. Vi aspettiamo in tanti. Il Marchese, a quel punto, salutò tutti e ripartì. La gente si guardò intorno smarrita e tacque, non una parola di disapprovazione, non una a favore fu pronunciata. Da quel giorno il pettegolezzo che durava da qualche tempo cessò.

Inedito

Una pagina di vita
Sinossi
La storia racconta la delusione e la gioia di due ragazzi dopo un fidanzamento troncato e recuperato, grazie alle note di una melodia che in passato aveva segnato la loro vita.
RACCONTO
“Bastarono poche note a far sussultare il suo cuore, pochi istanti di quella musica familiare proveniente da una panda giallina parcheggiata in doppia fila, per ripescare una pagina di vita che credeva ormai dimenticata.”
Quelle note fecero presente a Lina che non molto lontano c’era qualcuno che ancora le voleva bene,, infatti,conosceva quella melodia, e sapeva che a diffonderla era Edoardo: il fidanzatino conosciuto negli anni dell’adolescenza, suo compagno di banco al liceo abbandonato qualche anno prima per seguire Pierpaolo.
Quello di Pierpaolo più che amore era infatuazione, perché dopo qualche mese egli abbandonò Lina per seguire Ambra, un’amica del gruppo di cui facevano parte anche Lina e Edoardo, molto più, ricca, con la quale il giovane dopo pochi mesi convolò a nozze.
Da quel giorno, Lina si chiuse in se stessa e non pronunciò più una parola, anzi, cominciò a sentire crampi, dolori muscolari, debolezza agli arti, problemi nel parlare chiaramente. Tutto lasciava supporre che si trattasse di Sla e i medici iniziano il trattamento. Quel giorno però, a differenza degli anni trascorsi le note diffuse nell’aria da un venticello primaverile, interruppero improvvisamente il loro suono.
Lina dotata di un carisma eccezionale si rese conto che qualcosa non andava, non sapeva che cosa pensare, che cosa fosse accaduto al suo Edoardo o Edo come osava chiamarlo sin dall’adolescenza.
La mamma assorta nelle pulizie della casa non prestò attenzione a quella brutta interruzione musicale, mentre Lina, con spirito combattivo, fece di tutto per farle capire che qualcosa, senz’altro, era accaduto a Edoardo.
Cosa!
Dopo quindici minuti la mamma ode bussare alla porta, si avvia ad aprirla e con grande sorpresa si trova davanti Edo. La donna meravigliata e felice, cerca in tutti i modi di contenere il suo entusiasmo, mentre il ragazzo stanco e ansimante per la corsa, prima di spiegare il motivo per cu si trovava lì, chiede di sedersi e, dopo avere bevuto un bicchiere d’acqua, va a fare compagnia a Lina, che nel vederlo si agita tanto.
<< Allora come stai? Era da molto tempo che volevo venire a trovarti, ma mi mancava il coraggio, inoltre, pensavo che tu non volessi vedermi. Io non ho trascorso un giorno senza pensarti, senza rivederti nei miei sogni, e mi lasciavo andare senza combattere o per lo meno venirti a trovare, non più come fidanzato, ma come amico, cosa che non accettavo. Non mi sono mai rassegnato a perderti e custodivo questo segreto soltanto in cuor mio. ogni tanto prendevo l’album delle nostre foto e lo sfogliavo, non volevo starti lontano. Anche se le tue scelte sono diverse dalle mie, io ti amo più di prima e non riesco a innamorarmi di nessun’altra donna. Adesso però basta parlare dei miei sentimenti e andiamo a spiegare il motivo per cuoi sono qui da te. Oggi verso le h.13.00 ero seduto nella mia panda gialla, e qui apro una parentesi:(nonostante i km abbiano superato il programma di corsa, non l’ho sostituita. La ricordi?), e per giunta in doppia fila. Il parcheggio vicino a casa tua era tutto occupato da auto in sosta, sembrava un grande tappeto multicolore. Oggi, poco m’importava che i vigili stilassero la multa di fronte al coraggio di dimostrarti il mio amore. Ho interrotto bruscamente la melodia perché mio padre tornando a casa dall’ospedale presso il quale presta servizio passandomi accanto con la sua auto, mi dice: -Ti ho portato la rivista scientifica nella quale è descritta la grande scoperta del momento, leggila e poi dimmi che cosa ne pensi. Aggiunge:-Fai bene a suonare per la tua cara Lina. La musica a volte aiuta anche i malati in stato comatoso a risvegliarsi. Ci salutiamo, dò una letta alla rivista e corro da te. -Come ben sai la Ricerca dopo aver affermato che i sintomi della SLA possono essere simili a quelli di una larga varietà di altre malattie o disordini più trattabili, e che vanno eseguiti test appropriati per escludere altre malattie, hanno utilizzato l’elettromiografia come tecnica di registrazione particolare che rileva l’attività elettrica provocata o spontanea nei muscoli. Gli scienziati della Mount Sinai School off Medicine, invece sane.. Questi sono i primi marcatori biologici disponibili per la diagnosi di questa malattia e potrebbero essere strumenti per confermare o negare la diagnosi di SLA, quindi, mentre per le procedure diagnostiche attuali, il tempo medio che trascorre dall’insorgenza dei sintomi alla diagnosi è di circa dodici mesi. Le loro scoperte indicano Marcatori diagnostici specifici che potrebbero aiutare a fare una diagnosi più precoce, permettendo ai pazienti di ricevere la terapia tempestivamente, per migliorare il loro stato.>>. . La SLA influisce in modo predominante sui neuroni motori: nella maggioranza dei casi la malattia non danneggia le funzioni cognitive, la personalità, l’intelligenza o la memoria, né influisce sulla capacità di vedere, odorare, sentire o percepire sensazioni tattili. Il controllo dei muscoli oculari è la funzione conservata più a lungo.

-Certo, figlia mia, vado subito in cucina.
-No, mamma fermati a parlare con me.
– Va bene, facciamo come vuoi, continuiamo a parlare.
-Di che cosa vuoi parlare?
-Di Edo.
Edo, che ragazzo bravo, premuroso, educato. Non ti ha mai dimenticato, ti vuole ancora tanto bene!
-Dici davvero mamma? Io anche gli voglio bene, anzi devo dirti che non speravo più che potesse amarmi ancora dopo averlo abbandonato. Oggi non appena l’ho visto qualcosa dentro di me ha cominciato a prendere vita. Avvertivo sensazioni che abbandonavano il mio corpo e altre bellissime che ne occupavano il posto. Mi sembrava d’avvertire una forza nuova che mi spingeva a lottare, per non cadere in quel sonno profondo che mi escludeva dalla vita sociale, ma che irrorava il mio essere, provocandomi brividi infinti. Quel torpore che lo bloccava da molti mesi, aveva ceduto il posto a ma una serenità che mi riempiva l’anima di gioia. Non so in che modo spiegarmi meglio. Prende però coscienza che per qualcosa di strano lei abbia sofferto e domanda a se stessa: “ Che cosa mai abbia provocato in me tutto questo blocco?”

-Hai spiegato tutto bene e ne sono felice.
-Mamma abbracciami e dimmi che non sto sognando.
Un forte abbraccio per qualche instante lega madre e figlia, in un rapporto gioioso.
-Lo ricordi il detto: “ Al cuore non si comanda”.
Edo ha saputo aspettare.
Adesso posso andare in cucina?
-Certo, però io dovrei andare in bagno.
– Non puoi aspettare, fra poco arriva l’infermiera di notte e ti aiuterà lei, io non ho la forza di aiutarti a sedere nella sedia a rotelle.
-, Io posso fare da sola.
– Non azzardare potrai cadere. Cosa ti costa aspettare un quarto d’ora?
In quel momento squilla il telefono. Edo chiede se può andare a visitare Lina.
La mamma prima di rispondere domanda alla figlia se si sente di ricevere la visita di Edo. Lei risponde di sì.
-Va bene Edo puoi venire, magari dopo cena, intorno alle h.21.00 se per te va bene.
-Benissimo signora. Grazie
Il giorno dopo quando Arriva l’equipe medica trova Lina seduta nel mezzo del letto che sfoglia la rivista, a farle compagnia c’è Edoardo che cerca di fare il possibile per incoraggiarla ad abbandonare quello stato d’intontimento che la teneva prigioniera e a riprendere la vita normale. Oggi Lina non ha niente da condividere con la diagnosi: si sente bene,parla, ricorda, legge. Anche lei è incredula , non sa cosa sia accaduto al suo corpo. Prende però coscienza che per qualcosa di strano lei abbia sofferto e domanda a se stessa: Che cosa mai abbia provocato in me tutto questo blocco? I medici interrompono le cure pregando Lina di recarsi in ospedale appena possibile per rifare gli accertamenti, aggiungendone dei nuovi. Quella musica era stata la conferma di un amore fra due giovani che avevano saputo alimentare la speranza di ricominciare. Quella melodia diffusa nell’aria risvegliò i ricordi di quella mente che si era lasciata sopraffare dal dolore e la unì a un cuore che batteva forte, perché aveva avuto il coraggio di aspettare, prima di vincere la paura e di urlare. al mondo intero il suo grande amore. Quella musica chiuse la pagina ritrovata di un libro, aperto molto tempo prima, e ne aprì un’altra in un altro libro che racchiuse la storia dei due giovani immensamente innamorati.

IL SEGRETO DÌ SALVO.
SINOSSI Questo racconto è ambientato in un paesino della Sicilia, contiene fatti puramente casuali e fantasiosi. e dal linguaggio, a volte, affiorano espressioni dialettali che rendano il racconto più coinvolgente. Narra attraverso stralci di antropologia usi, costumi e tradizioni di una civiltà, ormai superata, che per molti secoli dominò la vita contadina di molti paesi, soprattutto del sud, dove i popoli difficilmente si ribellavano al volere dei padroni.

Quella sera, Salvo era appena arrivato a casa dai campi, giusto il tempo di fare la doccia, raggiungere la famiglia per la cena, che qualcuno suonò il campanello. Era l’autista del Marchese di Villa Ridente, una delle tenute, dove Salvo da più di trent’anni prestava servizio come fattore.
-Scusate Don Salvo se disturbo la vostra cena, ma vi devo dare un messaggio di grande interesse: Il Marchese vi aspetta al castello pregandovi di raggiungerlo prima possibile, per discutere argomenti importanti.
-Hai finito? Allora, ascolta: Devi dire al tuo padrone che se proprio ci tiene a parlare con me deve muovere le proprie gambe e venire a casa mia, altrimenti, niente discussioni.
-Va bene, farò come dite.
Salvo prima di sedersi rivolgendosi alla famiglia disse:
-Buonasera a tutti e buon appetito, questa sera assolutamente, devo fare delle rivelazioni sul Marchese. Comunque, e ripeto, comunque vadano le cose, ciò che vi svelerò dovrà rimanere in questa casa. Avete capito tutti?
– La cosa mi spaventa, sbrigati a raccontare, perché io ho i brividi sulla pelle.
Disse la moglie.
Giunto al castello l’autista riferì il messaggio ricevuto al Marchese che, senza esitare, raggiunse la casa di Salvo. Dopo qualche minuto bussò alla porta. Maria andò ad aprire, il Marchese entrò e si diresse in sala da pranzo, poi rivolgendosi a Salvo disse:
-Da quando si è visto che un Marchese debba fare da servitore al proprio colono?
-Da questa sera.
-E perché?
-Perché? Perché da domani farò parte della categoria dei pensionati e, quindi, perché Vossia si trovi a casa mia, vorrei cogliere l’occasione per festeggiare l’evento, facendovi assaggiare un vinello D.O.C.
-E come mai, io che sono il padrone delle vigne, non l’abbia assaggiato prima?
Perché? Perché questo è il vino dei coloni, quelli che lavorano la vigna, la curano, scelgono l’uva, la raccolgono, la torchiano, scelgono le cantine e lasciano maturare per dieci anni o di più il vino.
Poi rivolgendosi alla moglie le disse:
Maria, servi un bicchiere di vino al Marchese, quello del 1982, quello lasciato per le buone occasioni.
Il Marchese infastidito si rivolse a Salvo minacciando di denunciarlo alla Finanza.
Salvo, per niente impressionato dalle parole del Marchese, rispose che la Finanza era stata informata.
Vossia beveteci sopra e gustate questo vino dal colore rosso – rubino, dal gusto asciutto, buono per accompagnare carne regionale cotta ai ferri o al forno, che proviene dalle vigne di Palermo e che per quel suo colore affascinante è chiamato “Corvo Rosso”. Oppure vi posso offrire un vinello delle vigne di Pantelleria dal colore ambra, invecchiato cinque anni, da servire a 12°-14° gradi, buono per accompagnare molti tipi di dolci fra cui i pasticcini della mia Maria? Ve li ricordate ? Forse volete assaggiare un Marsala D.O.C. che proviene dalle vigne di Palermo, invecchiato trenta anni con una gradazione di 19° da servire a 18°-20°, dal colore ambra chiaro e che vi ricorda la data del concepimento di vostro figlio? Abbiamo le cantine piene di bottiglie rovesciate che aspettano d’essere portate via dai commercianti e dalle grandi distribuzioni. Poi rivolgendosi al figlio gli disse: Luca, Servi pure il vino dei coloni al Marchese. Questo è un vino D.O.C. prodotto dalla malvasia, di colore giallo-verde, dal sapore secco che va consumato giovane per accompagnare il pesce in umido, le zuppe di pesci, il riso o i crostacei. Il Marchese umiliato rispose:-Salvo, perché mi hai fatto questo? –
-Perché? Per vostro figlio
. -Ma di quale figlio parli? Io non ho mai avuto figli.
-E invece sì, caro Marchese, Luca è figlio di quella che doveva essere la mia prima notte di matrimonio cui ho dovuto rinunciare per permettere a Vossia di spassarsela con mia moglie. Ve lo ricordate questo? Oppure avete perso la memoria? Se ancora avete voglia dì brindare fatelo subito perché da domani le tenute passeranno nelle mani di vostro figlio.

Una pagina di vita
Sinossi
La storia racconta la delusione e la gioia di due ragazzi dopo un fidanzamento interrotto e Ricomposto, grazie alle note di una melodia che in passato aveva segnato la loro vita.
RACCONTO
“Bastarono poche note a far sussultare il suo cuore, pochi istanti di quella musica familiare proveniente da una panda giallina parcheggiata in doppia fila, per ripescare una pagina di vita che credeva ormai dimenticata.”
Quelle note fecero presente a Lina che non molto lontano c’era qualcuno che ancora le volesse bene. Lina, infatti, conosceva quella melodia, e sapeva che a diffonderla era Edoardo: il fidanzatino conosciuto negli anni dell’adolescenza, suo compagno di banco al liceo lasciato qualche anno prima per seguire Pierpaolo. Quello di Pierpaolo più che amore era infatuazione, perché dopo qualche mese egli abbandonò Lina per seguire Ambra, un’amica del gruppo di cui facevano parte anche loro. Ambra molto ricca e spavalda fece di tutto per sposare il giovane, che desideroso di poter iniziare a vivere uno stato di vita economicamente agiato, accettò il suo corteggiamento e dopo pochi mesi convolarono a nozze.
Da quel giorno, Lina si chiuse in se stessa e non pronunciò più una parola, anzi, cominciò a sentire crampi, dolori muscolari, debolezza agli arti, problemi nel linguaggio. Tutto lasciava supporre che si trattasse di Sla e i medici iniziano il trattamento. Quel giorno però, a differenza degli anni scorsi le note diffuse nell’aria da un venticello primaverile, interruppero improvvisamente il loro suono. Lina dotata di un carisma eccezionale si rese conto che qualcosa non andava, non sapeva che cosa pensare, che cosa fosse accaduto al suo Edoardo o Edo come osava chiamarlo sin dall’adolescenza. Dopo quindici minuti la mamma udì bussare alla porta, si avviò ad aprirla e con grande sorpresa si trovò davanti Edo. La donna meravigliata e felice, cercò in tutti i modi di contenere il suo entusiasmo, mentre il ragazzo stanco e ansimante per la corsa, prima di spiegare il motivo per cu si trovava lì, chiese di sedersi e di avere un bicchiere d’acqua da bere, poi andò a fare compagnia a Lina, che nel vederlo si agitò tanto.
-Allora come stai? Era da molto tempo che volevo venire a trovarti, ma mi mancava il coraggio, inoltre, pensavo che tu non volessi vedermi.
Io non ho trascorso un giorno senza pensarti, senza rivederti nei miei sogni, e mi lasciavo andare senza combattere o per lo meno venirti a trovare, non più come fidanzato, ma come amico, cosa che non accettavo. Non mi sono mai rassegnato a perderti e custodivo questo segreto soltanto in cuor mio. ogni tanto prendevo l’album delle nostre foto e lo sfogliavo, non volevo starti lontano. Anche se le tue scelte sono diverse dalle mie, io ti amo più di prima e non riesco a innamorarmi di nessun’altra donna. Adesso però basta parlare dei miei sentimenti e andiamo a spiegare il motivo per cui sono qui da te. Oggi verso le h.13.00 ero seduto nella mia panda giallina e qui apro una parentesi:(nonostante i km abbiano superato il programma di corsa, non l’ho sostituita. La ricordi?), e per giunta in doppia fila perché il parcheggio vicino al cancello d’ingresso nella tua villa era tutto occupato da auto in sosta, sembrava un grande tappeto multicolore e poi, anche perché,oggi, poco m’importava che i vigili stilassero la multa di fronte al coraggio che ho trovato di dimostrarti il mio amore. Ho interrotto bruscamente la melodia perché mio padre tornando a casa dall’ospedale presso il quale presta servizio passandomi accanto con la sua auto, mi ha detto: -Ti ho portato la rivista scientifica nella quale è descritta la grande scoperta del momento, leggila e poi dimmi che cosa ne pensi. E ha aggiunto:
-Fai bene a suonare per la tua cara Lina. La musica, a volte, aiuta anche i malati in stato comatoso a risvegliarsi. Ci siamo salutati, ho dato una letta alla rivista e sono corso da te. Sono venuto a piedi perché il viale, anche se dista soltanto mezzo km dal cancello alla casa, essendo a senso unico non invoglia tanto a percorrerlo in auto.
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-Come ben sai la Ricerca dopo aver affermato che i sintomi della SLA possono essere simili a quelli di una larga varietà di altre malattie o disordini più trattabili, e che vanno eseguiti test appropriati per escludere altre malattie, hanno utilizzato l’elettromiografia come tecnica di registrazione particolare che rileva l’attività elettrica provocata o spontanea nei muscoli. Gli scienziati della Mount Sinai School off Medicine, invece: << Hanno identificato tre proteine che si trovano nel liquor cefalorachidiano a concentrazioni significativamente inferiori nei pazienti affetti da SLA rispetto a quelle che si trovano nelle persone sane. Questi sono i primi marcatori biologici disponibili per la diagnosi di questa malattia e potrebbero essere strumenti per confermare o negare la diagnosi di SLA, quindi, mentre per le procedure diagnostiche attuali, il tempo medio che trascorre dall’insorgenza dei sintomi alla diagnosi è di circa dodici mesi. Le loro scoperte indicano Marcatori diagnostici specifici che potrebbero aiutare a fare una diagnosi più precoce, permettendo ai pazienti di ricevere la terapia tempestivamente, per migliorare il loro stato.>>.La SLA influisce in modo predominante sui neuroni motori: nella maggioranza dei casi la malattia non danneggia le funzioni cognitive, la personalità, l’intelligenza o la memoria, né influisce sulla capacità di vedere, odorare, sentire o percepire sensazioni tattili. Il controllo dei muscoli oculari è la funzione conservata più a lungo. -Questo è quanto riporta la rivista. Come vedi la Ricerca va avanti, quindi, possiamo ben sperare.
Lina non si aspettava tanto dal suo Edo, ma il fatto che ancora la pensasse, la rincuorava ad alimentare la speranza che anche per lei qualcosa con il tempo potesse cambiare. Edo come Lina non dimenticò mai il tempo trascorso insieme, le grandi gite in giro per il mondo, i lunghi pomeriggi a studiare insieme e a fare progetti. Seduto vicino al suo letto, la guardava con amore e ammirazione. Era passato qualche anno da quando lei lo aveva abbandonato per seguire Pierpaolo e lui non aveva accettato questo rifiuto, anzi da quel giorno anch’egli si chiuse in se stesso e pensò soltanto allo studio della musica prima, e poi ai concorsi che gli diedero la possibilità di fare parte dei maestri che compongono la grande orchestra del Conservatorio “Santa Cecilia.”
Edo non si accorse del tempo che stava trascorrendo a casa di Lina, se ne rese conto all’arrivo dei sanitari per le terapie.
-Sono le h.16.00 vado via perché devo raggiungere il conservatorio per le prove. Ti lascio la rivista medica.
Ciao Lina, tornerò domani se ti farà piacere.
A modo suo Lina fece capire che ne è felice.
Lina era una bellissima ragazza, laureata in psicologia con 110 e lode, prima d’essere colpita da SLA, così avevano diagnosticato i medici, lavorava in un centro sociale della sua città. Stimata dai colleghi per i suoi modi garbati nel rapportarsi con il pubblico e per il quale aveva fatto della sua professione un servizio sociale a favore soprattutto dei meno abbienti, si riteneva soddisfatta perché aveva saputo dare tanto a chi cercava il suo aiuto.
I sanitari dopo avere somministrato i farmaci e praticato la fisioterapia, esposero la novità che la Ricerca Scientifica in questo campo aveva raggiunto.
<< Devi sapere Lina che la Ricerca…>>
Il medico non face in tempo a pronunciarsi che Lina lo interruppe, e attraverso le forme di comunicazione che insieme avevano sviluppato, fece capire che era stata informata dei fatti riportati dalla rivista, da Edo. I medici erano entusiasti nel vedere che anche Lina riusciva ancora a percepire le varie situazioni che si presentavano e che il percorso seguito era quello giusto per la terapia, perché rispondeva ai bisogni, manifesti della giovane. Conclusa la visita, l’equipe andò via tranne Sofia, la terapista, che, avendo finito il proprio turno di lavoro in ospedale, rimase per fare compagnia a Lina. L’amica del cuore.
-Allora, oggi come stai? Ti ha fatto piacere ricevere la visita di Edoardo? Secondo me la tua malattia non è SLA ma qualche altro disturbo che i medici non hanno capito.
– Sofia, ma che cosa farnetichi? Non vedi come sono ridotta? Parlo male e respiro male, non riesco a stare in piedi, ecc.
-Ma ti rendi conto che parli benissimo? Che non sei affaticata? Che mi guardi dritta negli occhi senza affaticare lo sguardo?
Due sono le cose: o si sono sbagliati i medici o la visita di Edo ha fatto miracoli. Finì l’amica.
Dopo qualche ora Sofia disse:
Io vado perché devo preparare la cena, altrimenti faccio tardi e quei mangioni di casa mia chi li frena?
-Domani, però, ritorni?
-Certo, devo praticarti la terapia. Adesso dammi un bacio.
La mamma DOPO avere accompagnato Sofia alla porta si recò in camera di Lina, la quale appena la vide le chiese: -.
–mamma fermati a parlare con me.

La mamma ascoltò tutto senza dare segni di meraviglia e continuò il discorso in modo del tutto naturale.
– Va bene, di che cosa vuoi parlare?
-Di Edo.
Edo, che ragazzo bravo, premuroso, educato. Non ti ha mai dimenticato, ti vuole ancora tanto bene!
-Dici davvero mamma? Io anche gli voglio bene, anzi devo dirti che non speravo proprio che potesse amarmi ancora dopo averlo abbandonato. Oggi non appena l’ho visto qualcosa dentro di me ha cominciato a prendere vita. Mi sembrava d’avvertire una forza nuova che mi spingeva a lottare, per non cadere in quel sonno profondo che mi escludeva dalla vita sociale. Quel torpore che lo bloccava da molti mesi, aveva ceduto il posto a ma una serenità che mi riempiva l’anima di gioia. Non so in che modo spiegarmi meglio.
-Hai spiegato tutto bene e ne sono felice.
-Mamma abbracciami e dimmi che non sto sognando.
Un forte abbraccio, per qualche instante legò madre e figlia, in un rapporto gioioso.
-Lo ricordi il vecchio detto: “ Al cuore non si comanda?”. ”
Edo ha saputo aspettare.
In quel momento squillò il telefono. Era Edo che chiedeva se durante la serata poteva andare a visitare Lina.
La mamma prima di rispondere domandò alla figlia se si sentiva di ricevere la visita di Edo. Lei rispose di sì.
-Va bene Edo puoi venire, magari dopo cena, intorno alle h.21.00 se per te va bene.
-Benissimo signora. Grazie
Il giorno dopo quando Arrivò l’equipe medica trovò Lina seduta nel mezzo del letto intenta a sfogliare la rivista; a farle compagnia c’era Edoardo che cercava di fare il possibile per incoraggiarla ad abbandonare quello stato d’intontimento che la teneva prigioniera e a riprendere la vita normale.
Oggi Lina non ha niente da condividere con la diagnosi: si sente bene, parla, ricorda, legge. Anche lei è incredula, non sa cosa sia accaduto al suo corpo.
I medici interruppero le cure pregando Lina di recarsi in ospedale appena possibile per rifare gli accertamenti, aggiungendone dei nuovi.
Quella musica era stata la conferma di un amore fra due giovani che avevano saputo alimentare la speranza di ricominciare. Quella melodia diffusa nell’aria risvegliò i ricordi di quella mente che si era lasciata sopraffare dal dolore e la unì a un cuore quello di Edo che batteva forte, perché aveva avuto il coraggio di aspettare, prima di vincere la paura e di urlare. al mondo intero il suo grande amore. Quella musica chiuse la pagina ritrovata di un libro, aperto molto tempo prima, e ne aprì un’altra in un altro libro che racchiuse la storia dei due giovani immensamente innamorati.

Mia madre
SINOSSI
La storia si svolge in uno dei posti più belli e incantevoli degli Appennini Calabresi chiamato “Paradiso”, una montagna che domina tutti i paesi limitrofi, offrendo aria pulita, legname e ogni altro ben di Dio ai propri cittadini – Il periodo è quello della Prima Guerra Mondiale.” Sono di scena un casale, una famiglia, un giovane disertore e le bellezze del posto.

RACCONTO

Anche quella sera, come di consueto, mentre il sole tramontava, la piccola Rosa avvertì i nonni dell’arrivo dei pastori:
‹‹ Nonno, nonna, sono arrivati i pastori>>.
I pastori, chiuso il gregge nell’ovile, salutarono i padroni, regalarono un sorriso alla piccola Rosa e fecero ritorno alle loro abitazioni, dove erano attesi con ansia dai loro familiari.
Minuta, di carnagione bianca, con i capelli color castano che incorniciava il viso, mettendo in risalto due occhi color nocciola e rivelando un aspetto pulito e delicato, la piccola Rosa dava l’impressione, a chi se la trovava davanti, di un angelo sperduto fra i boschi.
La bambina, sapeva che era ancora presto per la cena e staccato un rametto dall’albero del noce, tracciò per terra il gioco della campana: cominciò a giocare.
Mentre giocava, ogni tanto, alzava gli occhi verso il cielo per ammirare il bagliore provocato dai bombardamenti, poi , riprendeva il gioco. I nonni le avevano spiegato che la guerra è dolore, miseria, morte e che le luci che saettano la volta celeste non erano provocati da fuochi d’artificio, ma da armi potentissime che causano incendi che devastano le città, i boschi, i paesi ecc.
Lo spazio antistante al casale, dove la bambina viveva in compagnia dei nonni era abbastanza grande ed esposto in modo tale che gli stessi potevano controllare ogni suo movimento, anche stando in casa. Il casale circondato da alberi secolari aveva la facciata principale parzialmente ricoperta di glicine, che, nonostante la guerra, metteva in risalto un aspetto della casa allegro e curato. I nonni si erano presi cura della bambina sin da quando il papà, un anno dopo la nascita di Rosa, partito in America per far fortuna fu richiamato dallo Stato Italiano per prendere parte al prino Conflitto Mondiale. La bambina, anche se, non ricordava più le fattezze del padre, aveva imparato a conoscerlo attraverso il racconto dei nonni che ogni giorno le narravano. All’improvviso, il gioco fu interrotto da un rumore proveniente dal cespuglio dell’oleandro, che si trovava a poca distanza dallo spazio-gioco. La piccola pensò si trattasse di un ladro, nascosto fra i cespugli, o, di un uomo cattivo che volesse farle del male. Prima che lei potesse chiedere aiuto, una mano socchiuse la bocca, mentre, una voce sussurrava al suo orecchio: << Non urlare l’uomo che hai davanti è tuo padre.>>. La bambina lo guardò, ma i lunghi capelli e la barba incolta lasciavano trapelare poco le fattezze umane dell’uomo che aveva di fronte. Gli abiti che coprivano quel misero corpo, avevano poco dei vestiti che normalmente le persone usano per coprirsi. Sporco, affamato e stanco trascinava quel misero corpo come un serpente. Il vecchio e fedele amico cane riconobbe subito il padrone e cominciò ad abbaiare per la gioia, a leccargli le mani, a strofinarsi alle sue gambe, a saltargli addosso. Rosa non capiva il comportamento del cane che, al contrario delle altre volte, di fronte ad un estraneo faceva festa. La bambina, dopo aver scrutato quell’individuo dalla testa ai piedi, si rese conto che non si trovava davanti ad una persona cattiva, ma a una che aveva bisogno d’aiuto, e gli disse:
<< Fermati pure se vuoi, i miei nonni saranno felici di ospitarti e di offrirti qualcosa da mangiare, inoltre, se sei tanto stanco, potrai dormire nella baracca dei pastori, perché questa sera sono ritornati a casa loro, io ti porterò delle coperte per ripararti dal freddo. Contento? >>.
L’uomo che conosceva molto bene il posto, perché vi era nato e vissuto fino a quando per i motivi citati dovette lasciarlo, apprezzò volentieri l’invito.
<< La mamma non vive qui da molto tempo, io abito con i nonni e se vuoi, ti conduco da Loro>>. L’uomo si sentì morire, strinse il capo fra le mani, balbettò qualche parola, finendo in cuor suo che la cosa era atroce da sopportare. Cercando di capire quanto di vero ci fosse nelle parole della piccola si face accompagnare fino all’uscio di casa. In quel momento, i nonni avevano messo a bollire il latte per la preparazione del formaggio e mentre quel profumo si propagava nell’ambiente, i ricordi affollavano la sua mente. Quello era un profumo che gli apparteneva, era il profumo dei pastori. Arrivato davanti all’ingresso del casale, osservò che tutto era rimasto come lo aveva lasciato, perduravano le stesse abitudini e consuetudini, come, ad esempio: la pignatta piena di salsicce e fagioli poggiata sulla pedana del camino, pronta per la cena, la mungitura del latte. La bambina aprì la porta e disse:
<< Nonna, nonno, questo signore vi vuole parlare>>. La nonna alzò gli occhi e riconoscendo nello sguardo dello sconosciuto quello del figlio, esclamò:
<< Lorenzo, Lorenzo! Sapessi…da quanto tempo aspettavo questo momento!>>.
La bambina era confusa, la nonna notò l’imbarazzo della piccola e cercò di darle le dovute spiegazioni. La piccola capì e cercò di accettare lo sconosciuto: era suo padre. L’uomo le disse: << Adesso che hai capito chi sono me lo dai un bacio?Tu sei l’unica ricchezza che ho. >>
Cominciò a raccontare il perché del suo ritorno:
<> La mamma rispose che avendo bisogno di manodopera per il gregge avevano dovuto assumere dei pastori, persone fidate.
<< Ho i piedi che sanguinano e da qualche giorno anche la febbre>>.
Dopo il racconto, il padre affermò: <>.
‹< Non preoccuparti, me la caverò anche adesso>>.
La mamma, nel frattempo, prese una bacinella, delle fasce e delle erbe medicinali, degli abiti puliti e si accinse a medicare le ferite, ma a ogni sfioramento riceveva come risposta urli di dolore.
‹‹ Rilassati, adesso stai in casa tua ed io ti curerò come quando eri piccolo. >> Il giovane stanco e febbricitante dopo aver mangiato qualcosa e data una pulita a quel corpo malandato si addormentò. Si svegliò il giorno dopo verso le otto e, come faceva prima di lasciare il posto, si recò presso la sorgente che scorreva vicino al casale e diede una bella rinfrescata al suo corpo, poi entrò in casa bevve una buona tazza di latte fresco e mangiò una fetta di pane con ricotta e marmellata di castagne. Mentre faceva colazione pensava al modo vendicativo che avrebbe attuato una volta scoperto il posto e l’uomo con cui la moglie era andata via, poi si avvicinò alla mamma e cominciò a tempestarla di domande >>.
La mamma rispose descrivendogli le varie situazioni, spiegando che sia lei, sia il babbo aveva fatto di tutto per avere la bambina in affidamento, e che per questo doveva essere contento. Il quel momento sopraggiunse la bambina e l’uomo dopo averla ammirata, cercò di cambiare le sue idee assassine con altre più belle che gli avrebbero permesso di godere la bellezza, la spigliatezza e l’intelligenza della bambina, evitandogli di finire in carcere. Giurò che per il bene della bambina non avrebbe più cercato la moglie. La piccola Rosa soffrì molto per la mancanza della mamma, ma non ebbe mai il coraggio di comunicarlo a nessuno. Intanto la guerra finì: il giovane fu graziato e il suo matrimonio annullato, mentre Rosa conservava in cuor suo il desiderio di ritrovare la mamma. La ritrovò ventenne, quando anche lei era diventata mamma, ma fra le due donne non ci fu mai un vero rapporto affettuoso: sembravano estranee. Le cose erano andate ben diversamente da come aveva pensato da piccola.

Una Bella Avventura
Sinossi
Il racconto narra le vicende dell’anima errante del pirata Pedro della Sierra vissuto e morto nel XVIII. Giunta nel nostro secolo scopre i mezzi di comunicazione e li usa per invogliare lo scrittore Romualdo ZAZZERA a scrivere Le sue vicende per poi raccontarle ai posteri . La voce arriva dall’oltre tomba attraverso il telefono, è una voce profonda, accattivante e insistente, tanto che lo scrittore molla tutto ciò che sta facendo, ascolta la voce e si lascia coinvolgere dal racconto.
. -Narra pure. Ascolto.
-Incipit “Era una notte buia e tempestosa, Pedro Armando della Sierra, altrimenti detto El Giaguaro, terrore degli spagnoli del Caribe e capo dei Filibustieri delle Antille scrutava dal castello della nave da corsa l’orizzonte incendiato dai fulmini. A babordo, tra un lampo e l’altro, gli parve di vedere il profilo di un Galeone.”
“Romualdo Zazzera scrittore di romanzi di avventura per una casa di produzione di fumetti, abbandonò il computer e rispose al telefono “Romualdo, ti ricordi di me?…” la voce veniva da lontano, da molto lontano. Romualdo la riconobbe immediatamente e rimase immobile e silenzioso, con la sensazione di precipitare in uno dei suoi peggiori romanzi di avventura.”
Fin qui è dell’autore, il resto mio
-Non Perdere tempo scrittore, quella che ti narro oggi è una bella avventura e tutto il mondo dovrà conoscerla. Continuò la voce.
-Oggi si sarebbe disputata la corsa più famosa dell’anno, alla quale avrebbero partecipato i galeoni più potenti del mare delle Antille, ma a causa della tempesta è stata rinviata a data da destinarsi. Io però avevo saputo di un galeone spagnolo carico di pietre preziose che sarebbe dovuto partire subito dopo la disputa, per cui con il mio galeone, nonostante il vento forte e la pioggia insistente, mi presentai in mare e cominciai a osservare. Fu mentre osservavo che avvistai sulla parte sinistra un galeone in fiamme, difficile da capire se si trattasse di lampi o d’incendio a bordo. Pensai di mandare un mozzo. Da lì a poco scopri che il galeone aveva dovuto approdare perché durante la bufera un fulmine aveva distrutto buona parte della prua: molti uomini erano finiti in mare e altri periti fra le fiamme, nonostante il fuoco fosse stato spento in breve tempo. Il Capitano era distrutto, senza equipaggio e operai capaci di riparare la prua, non poteva contare che su se stesso. Mandai un secondo mozzo sul posto per un successivo controllo, il quale solo dopo aver superato mille ostacoli con la sua scialuppa, fece ritorno e mi raccontò la tragedia.
– Signor Capitano, ho saputo da un marinaio che ho tirato in salvo dal mare e che ho pensato bene di portare con me, che il carico esiste, che è nascosto nelle stive e che vale milioni di pesos.
Risposi: -per mille diavoli
– Sono o non sono io il terrore dei mari? Che cosa aspetti, accompagna il marinaio davanti a me.
-Subito, Signor Capitano.
-Oh! Ma quando capiranno che io sono il leone delle Antille, chi sterminerà gli invasori?
– Signor Capitano ecco l’uomo:
-Lasciami solo con lui mozzo, anzi no, vai nelle cucine e fatti dare dal cuoco un buon brodo caldo e una porzione di arrosto, del vino e della frutta per il nostro amico, vedrai che dopo avremo tutto su un vassoio d’argento.
Rimasti soli gli chiesi:
-Lo sai chi sono io?
Siii…. Si… si ho sentito il suo nome.
con voce tremante rispose il mozzo
-E’ vero che dopo che ti sarai rifocillato, mi dirai tutto?
L’uomo rispose:
-Non posso, se parlo, non sarà più possibile tornare sul galeone per lavorare, e gli spagnoli sono dei veri cattivi. Tutti i marinai sono trattati da schiavi.
-Ah! E’ così, adesso gli faremo passare la gioia di punire. Io sono dei bassi fondi e so come comportarmi. Altrettanto faranno i miei uomini.
Qualche tempo fa feci una rivolta contro gli spagnoli e riuscii ad avere e ridare alcune zone delle Antille in mano loro ai miei concittadini.
Appena il marinaio si rifocillò iniziai a interrogarlo
– Guardami bene in faccia e non dimenticare ciò che sto per dirti: io sono l’uomo peggiore di tutti gli individui di mare, spregiudicato, egoista, arrogante, intransigente ma, amante del suo popolo. Ciò che appartiene alla mia gente deve ritornare indietro. Questa notte tu guiderai me e i miei uomini, in quel che resta del galeone spagnolo, per cercare la merce, altrimenti sarai fucilato fra cinque minuti, hai capito?
– Si Signor Capitano, farò ciò che vuole.
– Bene, adesso riposa, il resto della ciurma preparerà gli ormeggi e quando tutto sarà pronto, entreremo nel galeone e porteremo via ogni cosa. Attento a non tradirmi
– Poi chiamai i miei uomini e chiesi loro:
– Sono o non sono il terrore degli spagnoli?
– Si… Risposero in coro gli uomini dell’equipaggio.
A notte fonda e con la tempesta che infuriava più di prima, in compagnia del marinaio traditore con tutta la ciurma mi recai sul galeone. Il marinaio ci guidò presso i depositi e in breve tempo il carico, trasportato a bordo dalle scialuppe, fu imbarcato nella mia nave.
A operazione conclusa mentre stavo per lasciare la nave, un lamento di dolore m’investe, mi fermai e vidi in una cabina una ragazza che rannicchiata su se stessa piangeva.
-E tu chi sei?
– Mi chiamo Iris e sono la fidanzata del capitano della nave.
-Tu saresti la fidanzata di chi?
-Del capitano della nave.
-Volevo ben dire. Perché non ti ha portato in salvo fuori da qui?
-Non lo so, io avevo paura delle fiamme e mi sono subito bagnata i vestiti e avvolta in una coperta anch’essa bagnata e non mi sono mossa da qui. Nessuno mi ha cercato. Adesso ho fame, sete e sonno.
-Bene, da oggi non sarai più la sua, ma la mia fidanzata.
-Non posso
– devo mantenere la mia famiglia.
-Da oggi la tua famiglia sarà mantenuta da noi.
– Quanti anni hai?
-Venti.
– Sei ancora molto giovane e appena cessata la bufera qualcuno ti accompagnerà a casa mia, non puoi vivere sulla nave, ci sono troppi uomini.
– Grazie, ma io non voglio vivere in una casa, sono abituata al mare, ai viaggi e voglio starti vicina e lottare per la mia gente.-
– La ragazza alta, mora, bella, con lineamenti eleganti e raffinati nel portamento, capelli lunghi che incorniciavano il viso, vestita con abiti modesti, nonostante tutto, sembrava una principessa.
-Io più la guardavo e più me ne innamoravo
La presi in braccio e la condussi sulla mia scialuppa, poi remando veloce come il vento, nonostante la tempesta, la condussi sul mio galeone.
– Sentivo dentro di me il fuoco, mi accostai a lei e la baciai.
Ero l’uomo più fortunato del mondo. Quel bacio siglò l’inizio della nostra storia d’amore. Quella notte fu la più bella di tutta la mia vita.
Affidai la ragazza alla moglie del cuoco, perché la curasse un po’ e poi con le scialuppe riportammo il carico nei miei depositi, il giorno dopo avremmo distribuito tutto ai nostri popoli. Quando al ritorno raggiunsi la nave, vidi Iris appoggiata sulla veranda vicino al timore che attendeva il mio arrivo, ma non era sola, in sua compagnia c’era il comandante della nave spagnola che attendeva il mio ritorno per trovare un compromesso.
Il capitano mi disse:
– -Sono venuto in pace, non ho né forze fisiche né morali per combattere, cerchiamo di ragionare e di trovare un accordo.
– Tu cosa proponi?
– Io propongo: il carico a te e la ragazza a me.
– Io invece propongo: lascia subito la nave altrimenti i miei uomini ti faranno la festa.
A quel punto il comandante del Galeone spagnolo tirò fuor la pistola e fece partire un colpo. Che Io riuscii a schivare, ma al capitano toccò raggiungere la sua nave a nuoto. L’alba intanto annunciava un nuovo giorno e tante avventure ci aspettavano. Abbracciai la bellissima Iris e mi abbandonai come un cucciolo lasciandomi coccolare. Anche i pirati hanno un cuore carico d’amore!
Hai scritto tutto scrittore, altrimenti non ti darò pace.
Sono o non sono io El Giaguaro?

Laura

Erano le ore 23.00 quando, stanca per tutte le peripezie accadute durante la giornata, Laura dà la buonanotte alla famiglia e si ritira in camera sua, poggia la borsa da lavoro sulla scrivania, scansa la sedia, accende il computer e comincia a chattare. E’ la sua prima volta ed è emozionata e nervosa. Chissà se qualcuno sta aspettando, come lei, un contatto, un incontro, anche se dietro lo schermo di un computer. Qualcuno risponde! Lei domanda: <<Ciao! Come ti chiami? Dove abiti?>> <> <> << Sì, mi piacerebbe molto, ma questa sera sono molto stanco, ti dispiace se riprendiamo il discorso domani? Ciao, e scusa se non continuo la chiacchierata. >> << Bene! Aspetto tue notizie. Sarò qui, tutte le sere che potrò, dalle ore 23.00 alle 24,00, e se vuoi, ti aspetto per continuare a conoscerci. >> Laura non avrebbe immaginato di trovare alla prima chat qualcuno che desse seriamente pieno ascolto alle sue domande. Bella e grintosa, alta e magra con un viso da sirena da fare invidia alle amiche, dopo lo studio dedica il tempo libero al volontariato e a tante altre attività, come: nuotare giocare a pallavolo, studiare, leggere e cucinare e, a causa di un piccolo handicap congenito, ha scelto di dedicarsi a chi soffre come lei, promuovendo incontri con le associazioni che si occupano di disabilità, e lottano con tutte le forze contro ogni forma di discriminazione. Da bambina più volte ha cercato di giustificarsi con i compagni di scuola percependo questo handicap come un problema, ma adesso che il suo metro e settantacinque mette in evidenza una splendida ragazza, a nessuno passa per la testa che il suo corpo sia affetto da qualche piccola imperfezione. Il portamento elegante, unito alla preparazione culturale e agli abiti alla moda, mette in risalto la sua bellezza. Apprezzata e amata dalla famiglia che l’ha sempre trattata come sua pari, sostenendola nell’acquisizione di ogni forma di autonomia, Laura è cresciuta senza pregiudizi e con un cervello che sa il fatto suo. Passano i giorni, e Laura ritrova puntualmente Luca ogni sera. I due ragazzi si scambiano pensieri, progetti, opinioni, coltivano sentimenti, comunicano emozioni, ma senza il minimo accenno, da parte di Laura, al suo handicap. Solo dopo qualche giorno di riflessione, la ragazza matura lo idea che sia necessario parlarne al ragazzo, così nella chat serale mette l’amico a conoscenza del suo piccolo problema fisico A Luca non interessa speculare sull’argomento, anzi, sempre più incuriosito e affascinato da ciò che lei ha saputo mostrare di sé attraverso le parole e i pensieri scritti, le chiede d’incontrarlo quanto prima. Gli piace la sua voce, il suo modo di proporsi, il suo sapere, le sue aspirazioni e quel senso di benessere che lo avvolge e che sente lungo la schiena, quando chatta con lei: fra i due ragazzi sta nascendo un sentimento profondo, forse l’amore?Sono ormai trascorsi quasi quindici giorni dal primo contatto, la ragazza pensa d’informare i suoi genitori parlando di Luca e delle intenzioni che nutre nei suoi confronti. Rassicurata sulle possibilità che anche lei possa incontrare il suo principe azzurro, comincia a sognare. Sogna d’incontrare l’uomo del suo destino, di vivere con lui una vita. “normale”, quando il resto del mondo sogna vite spettacolari, e di sposarsi appena conseguita la Laurea. Mentre sogna, di tanto in tanto, il suo pensiero, si sofferma al comportamento che adotterà nei confronti del giovane quando s’incontreranno per la prima volta, durante i loro scambi. Il ragazzo si fa avanti e chiede a Laura se ha voglia di conoscerlo di persona. Le dichiara che da quando l’ha conosciuta, non sta più nella pelle, sente nascere in lui sentimenti profondi nei suoi confronti. Continuando a chattare le fa sapere che quanto prima si recherà a Roma in compagnia del fratello, il quale avendo scelto la professione militare dovrà sostenere una serie di test per essere ammesso a frequentare i corsi che si terranno presso il Ministero della Difesa, per cui egli approfitterebbe dell’occasione per poterla conoscere. Laura si sente al settimo cielo, accetta la proposta e comincia a pensare all’abbigliamento da indossare per il primo appuntamento. <>. Apre l’armadio e comincia a scegliere: <>. Il cuore della ragazza batte forte e la sua curiosità avanza, infatti, durante i loro colloqui i due ragazzi non hanno mai descritto le loro caratteristiche fisiche, né si sono scambiati foto. Nonostante questo però, lei non può fare a meno di domandarsi:
<< Come sarà Luca? Biondo? Castano? Avrà gli occhi azzurri? Nella prossima chat gli chiederò d’incontrarci nei pressi di Piazza Del Panteon. Mi sembra un luogo molto romantico, ma del resto quale luogo, via, piazza di Roma non lo è?
Mille domande le passano per la testa, vorrebbe gridare e raccontare al mondo intero la sua bellissima avventura. Finisce l’anno scolastico e Laura sostiene gli esami di Maturità superandoli a pieni voti. Arriva il giorno tanto sognato, e Laura prima d’incontrare il giovane parla a lungo con i genitori, che, dopo averla ascoltata e invitata a non prendersela troppo se le cose dovessero andare diversamente da come pensa, le augurano di divertirsi. Sollevata dai pensieri tristi che prima tormentavano la sua anima, messo lo zaino in spalla, saluta e va incontro all’ amore. Il giorno prima Laura aveva esposto a Luca in che modo si sarebbe presentata, per farsi riconoscere da lui, descrivendo ogni capo d’abbigliamento indossato per l’incontro. L’appuntamento è per le 16.30 ma il ragazzo, nervoso e impaziente, giunge sul posto un’ora prima e dopo aver accompagnato il fratello in caserma. Durante l’attesa, Luca camminando per la piazza da sinistra a destra e viceversa, guarda continuamente l’orologio, chiedendosi:
<< Quando arriva? E se mi ha preso in giro? Forse mi sono illuso povero scemo credulone! >>
Disturbato da questi pensieri, non si accorge che Laura gli sta proprio di fronte, alza gli occhi, che s’incrociano con quelli della ragazza. I due giovani molto emozionati fanno la loro conoscenza, mentre il cuore batte talmente forte che dà l’impressione di volere uscire dal petto. Luca di media statura ha occhi azzurri, capelli biondi e la pelle abbronzatissima. Laura ha occhi castano-chiaro, i capelli dello stesso colore con bellissimi riflessi ramati e la pelle chiara che contrasta con il resto del corpo: è bellissima.
-Io sono Luca e sono felice di conoscerti, questi fiori sono per te. – Io sono Laura e ho aspettato questo giorno con ansia e molta gioia, ti ringrazio per i fiori e per la voglia di conoscermi.– Luca, con voce rotta dall’emozione, le sussurra:
<< Sei bellissima Laura e sento che mi affezionerò sempre di più a te e che verrà facile, molto presto, amarti. >>
Laura è felice per quelle parole ma sdrammatizza per sciogliere l’imbarazzo: << Come corri Luca! Ci siamo appena conosciuti e già vuoi arrivare alla fine? Tempo al tempo ; andiamo, ti accompagno a conoscere la città. >>
Il giovane è infatuato dalla bellezza di Laura, la quale sicura di sé parla e descrive i posti che man mano visitano con molta chiarezza: sembra una guida turistica. Gli occhi azzurri del giovane messi in risalto dal buio delle stradine interne del centro e dalle case grigie arredate con tende bianchissime, sembrano due lampade accese. Laura non avrebbe mai creduto d’incontrare una persona bella, gentile e affettuosa con cui poter dare inizio a una storia così coinvolgente.
 <>
<< E’ vero, ma mi piace ancor di più la tua compagnia, perché mi stimola, mi arricchisce di benessere, di gioia e mi dà tanta felicità, Grazie Laura! >>
Dopo qualche ora stanchi per la lunga camminata i due decidono di entrare in un bar, sedersi e prendere una bibita:

<>
Ordina il giovane.

<< Una coca.>>
Domanda Laura e, continua:

<< Ci voleva proprio qualcosa da bere, siamo assetati e stanchi. >>
<< E’ vero, oggi è veramente caldo, ma la tua compagnia me lo fa sentire di meno>>.

<< Grazie, sei molto gentile, Luca! >>
Il ragazzo ha notato il problema di Laura appena si sono incontrati, ma ha cercato di non darvi peso, vuole stare bene e trascorrere insieme i pochi minuti prima di ripartire per Firenze. Laura si rende conto della delicatezza del ragazzo e a quel punto dà qualche delucidazione, spiegando di essere autonoma e di non avere bisogno degli altri nello svolgere le azioni quotidiane della vita, di cavarsela molto bene, di vivere il suo problema sin dalla nascita, ma di avere imparato a sopravvivere mettendo da parte le dicerie e i pettegolezzi:
<< Avere qualche piccolo handicap non impedisce di vivere, ma insegna ad apprezzare la vita, a curarla e a goderla per quanto sia possibile. >>
Luca di fronte a tanta sicurezza, fermezza e bellezza spirituale rimane a bocca aperta, senza trovare risposte adeguate.
<>
<< Grazie a te Luca, sarò felice di rivederti domenica. >> Un bacio sigilla l’accordo.
I due ragazzi iniziano così la loro storia amorosa ricca di avventure e momenti bellissimi.

TINA BRUNO nata in un paesino della Calabria vive a Roma dall’età di tredici anni.
Dopo aver lavorato una vita a contatto con bambini, si è dedicata alla scrittura pubblicando manuali formativi per il nido e la scuola dell’infanzia, libri di poesia per adulti e bambini e libri di favole e ANTROPOLOGIA per adulti ha preso parte a oltre 200 concorsi letterari di poesia e narrativa.
Nel 2015 è stata nominata dal Miur per dare lezione di favolistica in quattro scuole romane a bambini e insegnanti. E’ attiva collaboratrice” opinionista” dell’Associazione Dila provvede alla stesura di articoli per il quotidiano “ Il Dispari”distribuito come supplemento del “Mattino”Di Napoli. Quest’anno ha ricevuto il premio per il Miglior Libro Per L’infanzia- Concorso “ Scriviamo Insieme” Il Quarto Premio Nel Concorso “Quasimodo” Ed. Aletti E Il secondo premio della Giuria dei giornalisti del quotidiano “ Il Dispari”.per la poesia Mia Madre concorso ”Otto Milioni”ideato da Bruno Mancini scrittore, fondatore e presidente dell’Associazione Dila.