Come i cinesi secondo volume

Come i cinesi secondo volume

AMBIGUITA’ – IL NODO

Come i cinesi secondo volume

 

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Codice 005

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Titolo: “Come i cinesi volume secondo”

Come i cinesi secondo volume

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Dettagli del prodotto:

Stampato:
116 pagine,
6″ x 9″,
rilegatura termica rilegatura,
60# crema carta per l’interno,
B/N inchiostro per l’interno ,
100# bianco carta per l’esterno,
in quadricromia inchiostro per l’esterno
Editore: bruno mancini
Copyright:
© 2006 M.G.s.a.s. Standard Copyright License
Lingua: Italian
Paese: Italy
Edizione: prima
Versione: 2
Classifica delle vendite di Lulu: 61,808
Accessi: 116
Euro 12.00

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Atlante affaticato
io
resto piolo
Calliope appartata
tu
sembri una sposa

Ambiguità cop

AMBIGUITA’

Ischia 1990

Un racconto

PARTE PRIMA

 Capitolo 

… Clara quella notte del 24 ottobre non si consentiva azioni che potessero distogliermi dal putiferio delle tempeste di domande, attese, ricordi, immagini e sentimenti, per me amiche ma che senza alcun dubbio e con molta evidenza mi possedevano non solo mentalmente.

Il tempo della mia attesa veniva avanti con incollato ad ogni attimo un dubbio, lo stesso dubbio, sempre lo stesso dubbio, che simile ad un galoppo, avvicinandosi l’ora, attecchiva con percussioni più rapide e sonore alla radice del mio sistema nervoso.

Seduto, le gambe, per propria scelta, vibravano con moto in continua accelerazione.

La vista della porzione di strada affollata che per anni mi aveva affascinato nella varietà e nella moltitudine di abbigliamenti, personaggi, situazioni, sembrava come stamparsi, fotografata, ad ogni ritorno del dubbio.

Se c’era il dubbio non c’era altro, solo fissità ed i miei arti vibranti.

Lo stesso dubbio osava pretendere la propria esistenza, dileguandosi dopo comparse che nonostante fossero sempre più brevi, s’imponevano giungendo con maggiore frequenza. Troppo brevi per consentirmi di prendere una decisione, troppo frequenti per liberarmene…

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Come i cinesi volume secondo

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Parte prima

 Il nodo

Tu mancavi quando iniziò la spinta.
Altre presenze di forme strane, sfuggenti (lunghe, grosse, rotondeggianti), tinte a ceroni e pastelli, finanche tatuate in bello stile con varie fantasie ed anelli a gruzzoli, alcune all’apparenza più rigide che candide, si materializzavano per rapporti casuali e rapidi.
Belle a modo di meteore o comete, non chiedevano niente e niente offrivano. Non certo a me con i miei limiti. Preparato soltanto ad esprimermi, laccato e lucido, scontavo in palpitanti solitudini pudori di primitivi insegnamenti…

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Parte seconda

Così e così

Paura per questa faccia
bianca.
Amore per questi segni scuri su di lei.
Non ora che la consuetudine dei nostri incontri scandisce notti e giorni con tenerezze ed assuefazioni, non ora che i graffi sono diventati tocchi leggeri, morbidi.
Ci guardiamo un istante, e già sappiamo tutto: cosa fare e cosa fatto, per adempiere ciascuno il proprio compito.
Mi tolgo l’anello, allento il nodo alla cravatta, pongo la giacca sulla spalliera della solita sedia, vuoto le tasche, ti avvicino, e so che mi chiedi di cambiare le luci: accenderne una, spegnerne un’altra, trovare la giusta ombra per il braccio della lampada verde a coppa.
Devo lavare le mani, rimettere in ordine barba e capelli, poi posso toccarti.
Eri in attesa paziente, da ore, in una casa indaffarata, lasciando che i malumori e le allegrie, le ansie, le risa, i gridi, gli sbuffi e tutti ti avvolgessero senza impegnarti, senza cambiare di una virgola la tua serenità.
Come una biglia di vetro colorato in un boccale pieno.
Chiudo la porta e finalmente posso avvicinarti, ti guardo e sai che ti chiedo il sogno
più bello, la linfa per la passione, le voglie, le inquietudini, i pudori, le trasgressioni più intime, inespresse, che vengono da sempre. Ti chiedo l’anima
del mondo, né poco né molto, l’anima del mondo.
Non sempre accade, perché a volte ci distoglie il palpitare di un peschereccio, a volte un’ansia d’azioni perdute, a volte un vuoto stanco, pur sempre, senza l’angoscia di giovane amante impotente.
Stasera è un giorno diverso: altro tremore rallenta l’inizio del rito, altra eccitazione mi preme dal ventre alla bocca.
Scelgo con cura un disco di antichi ricordi.
Un semplice inchino, ti smuovo, ti abbraccio, e chiudo gli occhi in un ballo quasi immobile.
Da quanti anni non balliamo più!
Ti lasci dondolare, così che il fresco del volto privo di trucco, quasi in un bacio, mi sfiori.
Senza parole stappo il rosso migliore, una goccia ti bagna.
Lascio che asciughi da sola e sempre tenendoti per mano ti adagio sul letto.
“Farfalla ti voglio, farfalla con me.”
Lo disse l’Anima, ricordi?
Era l’estate più calda degli ultimi anni, il basolato di pietre laviche impolverato assorbiva odori e luci.
-«Ci invitano al Tempio.»
Rendere pubblico l’intimo, sposarci.
Non allora che per notti insonni disegnavamo futuri incerti per storie irreali, fantastiche, non nostre.
Oggi, è speciale, oggi, mentre la nebbia assale stanchi riflessi, ed occhi distratti scambiano il vero con l’ombra, e non basta una corsa per un po’ di calore, ma occorre un fuoco.
-«Maestri attendono al Tempio per unirci col sigillo della nostra cultura.»
Presentarci a mitici emblemi per un valore, a chiedere il placet per un destino di eletti, in un concorso di storie poetiche.
Lo so,vorresti restare in silenzio ad aspettare un altro giorno, un altro ancora con me, solo.
Proteggi la tua semplicità di affetti, statici, primitivi, e intanto una sottile ansia ti inonda di fascino.
Vorresti chiedermi riposo, ma, senza accorgertene, scegli il vestito più bello, acconci
le pieghe, aggiungi collari di perle.
Paura di perdermi. La stessa che avevi quando l’estate, abbandonato il nostro mare e il nostro cielo, mancò l’incontro con un amore appassionato.
Sei quasi pronta: bellissima.
Mi fermi le dita, mi chiedi:
-«Lo vuoi?» Rispondo di sì.
Potresti ancora incatenare per sempre la conquista del tempo della nostra età. Fino ad avermi in te completo, smaterializzato, assente, inutile, fatto pensiero. Mi doni la favola. Accetti l’idolo.
Ti sposti leggera, ambigua intrigante, stupendamente altera.
Immedesimarci nella vita e nella storia, nei sentimenti, nei delitti, nelle coscienze, nelle volontà, nei luoghi, nei vuoti, nei pensieri, non nostri, a volte retorici, allegorici, falsi, con inganni di ubiquità, di polifonia, di molteplicità esistenziali… contro il nostro banale: ecco la sfida!
La goccia si è estesa. Fino a colorare il tuo pallore. Ti mostra arrossita, mentre più vicina, come bocca che sfiora i capelli, in un sussurro:
-«Andiamo.»
Come mai prima sensuale e seducente, all’improvviso, mi appari nuova, spogliata, vibrante, completamente nuda, affascinante per ingenua verginità.
Acconcio il cuscino -mi scivoli sul petto-, spengo la luce del letto -sei tenera e calda-, poso la penna -il nostro silenzio è completo-, e chiudo gli occhi.
Paura per questi segni scuri su di lei. Tu, candida carta; io, scrittore di noi.
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Come i cinesi volume secondo

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Parte terza

Il premio

… Lo scampanare della chiesa da sempre ha richiamato la mia pigrizia di buon mattino.

La vecchia abitudine di lasciare la luce filtrare dalla finestra, a modo di meridiana, al risveglio, mi indica l’ora, e quella domenica 26 Aprile il raggio riflesso oltre il tendaggio trasparente indicava l’inizio di un giorno illuminato da un sole splendente…

Era iniziata così, nel mio ricordo nitido ed attuale, quella domenica d’inizio primavera resa intrigante dalla prospettiva del suo ritorno dalla lunga assenza.

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Ti hanno trattata bene? Faceva freddo? In quanti erano? Il mare era calmo? Vuoi fare qualcosa? Ho di nuovo acceso il camino, lo so, non occorre, ma piace -ti piace- come l’inferno -più giusto del limbo-.

Quasi m’interrogo, mentre attendo che venga l’ora allungando il tempo del caffè, su quante domande la mia Bianca Image mi lascerà porre e quante risposte con gesti a noi solo noti le esaudiranno, o se sarà soltanto “Abbracciami, ne parleremo a casa.”

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Duerose

COME I CINESI VOLUME PRIMO

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