A Blackout is worse than Fear
Paura.
Tremo, mi alzo, mi vomito.
Mille, duemila, un milione
scampanate, schitarrate, assoli.
Da solo.
Ciao, vecchia amica!
Asfissia.
Sfumo, scatto, scappo.
Dove? Perché?
Catene che legano, bloccano.
Fame d’aria.
Di canto. Sangue sulla lingua!
Buio.
Strappano, fame, non respiro.
Mille, duemila, un milione,
me stessi, maschere, graffiano, bestemmiano
(recitano).
Sono comodo, sono fermo.
Non vedo, li sento, li sento, lasciami!
Follia.
Aedo: uccido, suicido.
Mille, duemila, dieci milioni.
Colori, realtà, cacofoniche eufonie.
Da solo?
Non sparire vecchia madre!
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Ansia.
Nausea, rigiro, ferisco.
Perché? Dove?
Ancora e sempre: (mi)lego, (mi)vinco.
Come nettare di vita, seme di dissonanza
lascia bruciare, soffrire, infinito.
Vivere è pressione sott’acqua
aria aria ARIA annego senza oblio
umido di sudore e mani ghiacciate
mille duemila un milione
giorni ore minuti
fame d’aria agonia aria
non muoio non muoio non muoio
annego annego annego
blackout.
Ritorno.
Non guardo, non vedo, non sento.
Niente, mai, nessuno.
Still life, incubo, non ricordo.
Solo.
Paura.
Asfissia.
Buio.
Follia.
Ansia.
Non ritorno!
MIRRORS ARE MORE FUN THAN TELEVISION
Tornai ennesima volta allo specchio.
(Divertente…).
Riflesso di sogno e tormento.
Lo specchio.
Si agitano mostri sacrileghi e bestie dannate
(…la carne degli angeli…),
oltre la cortina di stelle lontane.
Mirror.
Gioco perverso di un dio tascabile,
(…l’approssimazione…),
assurdo dipinto di un pittore cieco.
Lo specchio.
Mi guarda dal mondo al contrario: lacerando,
(…nostra forma più vera.)
sconvolge percezioni, deflagra tempo e buchi neri.
Mirror.
E’ più divertente (Chi siamo?) della vita reale.
(NON GUARDARMI.)