Rassegna stampa

Golfo 26062010 Virginia - Franco

Antologie Poetiche a cura di


Roberta Panizza e di Bruno Mancini


FRANCO CALISE


Nuovo amico del progetto culturale “La nostra isola

C’è qualcosa di vagamente malinconico nei componimenti di Franco Calise, poeta Ischitano che vive in simbiosi con quest’isola affascinante e i suoi paesaggi perlacei, mediterranei.
C’è tutto un mondo che palpita all’unisono tra anse, correnti marine e litorali, colli che si ergono fieri come sentinelle, zefiri estivi che sfiorano appena la macchia e i vitigni, fino a lambire sommità che sembrano inaudite per la sua gente e la superficie contenuta dell’isola. Ecco.. tra i versi di Franco trovi ogni tanto qualche asperità – corrispondenze le chiamerebbe Baudelaire – simili ai picchi di roccia che sovrastano le modeste altitudini dei rilievi di Ischia, e poi delicatamente, questi panorami poetici ‘scendono’ a valle, circondano perimetri umani e ne descrivono le ampiezze emozionali, ne addolciscono i tratti e si soffermano sui colori di un attimo di ebbrezza o di tormento, in una commistione di sensazioni che fanno parte della natura umana e dell’ambiente.
Come quello esuberante e lussureggiante di Ischia, che vive di quiete e passioni forti, mai domate
dagli elementi che vi portano la loro eco, senza mai averne ragione.


“Sono lo specchio della mia anima in tumulto
la noia di domani sarà uguale a quella di oggi..” – (Autunno)


E’ una vita incombente; la vita è un soffio che a volte urla di gioia nelle strade, o una risacca sulla riva pronunciata come un contralto, tra i lirismi delle pinete o nei giardini delle ville Ischitane. Ci sono tumulti che sembrano aliti di vento, e silenzi che s’alzano come correnti ascensionali verso il cielo e le sue luci policrome. Questa è l’impressione che ne ho tratto leggendo i versi di Franco Calise, poeta bohèmien con un pregevole ‘assolo’, dopo ogni componimento ho la vaga sensazione di sentire battiti d’ali e involi nei liberi spazi dell’inquietudine umana, non tutto viene svelato in queste cromie forti e ammiccanti ad episodi di vissuto, a volte la via di questo estro resta sospeso, inconcluso.. in apparenza. Franco, infatti, credo abbia una personalità un pò riservata, forse schiva, e non sempre permette che si varchi il confine dei suoi conflitti più intimi, delle gioie o esultanze.
Come avesse pudore di rivelarsi, in qualche modo:


“.. io, sono stato io
a darti una barca troppo piccola
e tu non riesci a navigare in questo mare..”
– (Figlio)


A volte penso che il suo sentire sia come un frutto indeiscente: l’essenza c’è, il frutto è al suo interno, ma non di rado si apre solo quando cade al suolo.
Il suo è un estro balzano, si avvale di semplici espedienti linguistici, ma è la semplicità che spesso sa celare meglio le involuzioni e le esplosioni di un estro artistico. Franco, oltre ad amare incondizionatamente la sua bellissima Ischia, è anche un artista eclettico, ha multiformi canali espressivi, quali la fotografia e la pittura, passioni che esibisce con cautela, ma che muovono i suoi virtuosismi e le sue intime rivoluzioni compositive:

“.. e poi l’alba di un giorno di pioggia
le nuvole dense e amiche
le pietre bagnate che danno calore
l’affanno del cane
persino il dolore
il dolore di chi come me aspetta un’altra aurora.”

(Appunti per un’anima di un corpo doloroso)

Virginia Murru

Virginia Murru

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FRANCO CALISE

Nuovo amico del progetto culturale “La mia isola” ideato da Bruno Mancini


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Golfo 19062010 virginia.- domenica

Virginia Murru

Virginia Murru

presenta

DOMENICA LUISE


Nuova amica del progetto culturale


La nostra isola


Antologie Poetiche a cura di


Roberta Panizza
e di

Bruno Mancini

Domenica Luise è una poetessa che ha dentro tutto il fervore e la passione delle donne del Sud, lei si racconta schietta nei suoi versi, sorprende con virate vigorose nelle quali riflette la poliedricità del suo estro creativo.

“Ed amo ciò che genero dal pensiero
alle mani.

La partita di dolore e d’amore
o il ballo in vortice..”

Parole come terra da plasmare, da piegare alle esigenze del suo dire in versi, un punto di partenza, non indicazioni d’arrivo; lei parte da un solo epicentro: l’entusiasmo per la vita, la fierezza d’esserci ogni mattina all’appello silenzioso degli esseri viventi.
Quel che all’occhio distratto e profano passa inosservato, lei lo trova inaudito e fantastico, nelle piccole cose che le volteggiano intorno fissa un obiettivo acuto e discreto per ricondurci all’essenza delle immagini, con rivelazioni di tratti e profili inediti.

“Qua in mezzo il mio sussurro.
soffio lieve alla tempia che sogna e gioco
o la sferzata che piaga l’osso a stroncare..”

anche una pietra potrebbe raccontare qualcosa nei suoi versi. Questa è l’impressione che ne ho tratto leggendo i componimenti. Il suo verseggiare lo definisce “canto libero”, e in effetti si tratta proprio d’una libera interpretazione della realtà, con le aderenze e le asimmetrie… appena accennate, queste ultime, ché nel suo orientamento c’è spazio soprattutto per l’esaltazione della vita, l’aspetto che essa assume nei riti del quotidiano.
È la sua ‘welthanshaung’, ossia la propria visione del mondo, un proporsi a se stessa e agli altri con prospettive personali, altri filtri, che sanno selezionare gli eventi del vissuto e inconsciamente ignorare tutto ciò che è ostacolo, impedimento.
Nel suo comporre c’è poco spazio per il verso ragionato, si tratta di pregevoli peculiarità stilistiche, sono irruzioni improvvise, con “inserti” che sembrano diagonali di pensiero estranei al tema del testo, ma in realtà questi originali virtuosismi espressivi sono l’elemento caratterizzante della sua poetica.

“Aggiro il toro morto sulla strada
o il sogno nero. Verso il sole
c’è una strada di raggi solidi agli smarriti
e senza porta né battente
perché tutto intorno è casa mia
ad infinito.

Ogni attesa è interrotta, adesso tocco
i profumi che intuii…”

Si potrebbe pensare a qualcuno che osserva l’effetto di un sasso lanciato in una superficie di acqua immobile, ne scruta i movimenti, i cerchi concentrici, e ne riporta
fedelmente le impressioni. È in qualche modo l’allegoria del suo pensiero, spontaneo e poco elaborato – ottimi gli enjambement – seguito nelle sue evoluzioni con l’acume che le è proprio, ed esternato infine con moduli espressivi di grande interesse e valore poetico.
Nel suo blog mi ha colpito una riflessione:

“La nostra condizione umana è la sconoscenza
Il che deve essere nobilissimo per andare così…”

Non è certo un’idea bislacca, ma profondo rendiconto del rapporto tra conoscenza e intelletto umano.
Virginia Murru

C O N T A T T A C I [email protected]

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IL GOLFO 04 NOVEMBRE 2010

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