Il Dispari 20231009 – Redazione culturale DILA APS

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Il Dispari 20231009

Il Dispari 20231009 – Redazione culturale DILA APS
Il Dispari 20231009 – Redazione culturale DILA APS

Franco De Biase nuovo amico dei progetti culturali Made in Ischia

Il Maestro Franco De Biase ha vissuto con successo le prime esperienze musicali, da ragazzo, tra i gruppi emergenti della musica blues napoletana già negli anni ’70 e ’80.

Come esponente e fondatore del gruppo “Virus”, menzionato anche nella Enciclopedia della Musica Rock Napoletana, ha partecipato a svariate manifestazioni musicali della Regione Campania come “Estate a Napoli” e  “Rassegna di gruppi blues”, e ad alcuni concerti presso il Teatro Posillipo, ed anche ad altre numerose manifestazioni e rassegne di musica rock-blues.

In  seguito   si  è dedicato  allo  studio  della musica classica, diplomandosi in  Canto nel 2002 presso il Conservatorio di Vibo Valentia.

Nel  2016, presso il Conservatorio  S. Pietro  a  Majella di Napoli, ha conseguito la Laurea  di   2° Livello in Composizione di Musica Applicata alle Immagini con votazione 110, e, nel 2018, la Laurea di 2° Livello in Composizione con la votazione di 110 e lode.

Negli anni 80 ha fatto parte del Coro “La Polifonica” diretto da Joseph Grima (M° di Direzione Corale al Conservatorio di Napoli), partecipando a  numerosi concerti.

Come esponente del coro ha fatto parte, nel 1984, dell’Opera “Macbeth” di G. Verdi diretta al Teatro  S. Carlo di Napoli dal Maestro Riccardo Muti.

Nel  2016/17  viene  invitato  dalla Maestra  Elsa  Evangelista (in seguito Direttrice  del Conservatorio   di   San   Pietro   a  Majella  di  Napoli) a   partecipare  come  artista  del  coro in qualità di Tenore, a numerosi concerti.

Continuando a frequentare l’ambiente del teatro San Carlo, negli anni 80 /90, partecipa, come artista figurante, a numerose prove di Opere liriche: prove d’orchestra, di regia, di ballo, ecc. sotto la guida di artisti di grande rilievo, tra cui Riccardo Muti, Daniele  Oren, Federico Fellini, Lina Wertmuller, e  numerosi altri.

Da queste straordinarie esperienze sono nati  il suo interesse e  passione per il “Teatro in Musica” e si è formata  la sua personalità artistica nel genere teatrale, il cui stile si avverte anche nelle sue composizioni di canzoni  napoletane, seppure di un sapore nuovo e nello stesso tempo classico.

Il Dispari 20231009 – Redazione culturale DILA APS
Il Dispari 20231009 – Redazione culturale DILA APS

Nel  2013,  in  occasione del Convegno  Internazionale di  Studi “Gesualdo dentro  il ’900”, nel 4° Centenario dalla scomparsa del grande musicista Carlo   Gesualdo Principe di Venosa (1566-1613), ha partecipato al Laboratorio di Composizione tenuto  dal Maestro  Enrico  Renna, componendo  un brano  per  orchestra di  fiati  dal titolo “A Gesualdo da Venosa e le sue vittime”, eseguito poi, nella sala Scarlatti, dall’Orchestra di fiati del Conservatorio “ S. Pietro a Maiella” diretta dal Maestro Paolino Addesso.

In seguito, nel volume pubblicato in collaborazione con il Conservatorio di Musica San Pietro a Majella di Napoli e il Dipartimento di scienze Sociali dell’Università di Napoli, dal titolo “NINNA NANNA UN CANTO SENZA FINE” a cura di Giovanni Guanti e Daniela Tortora, partecipa con la composizione “NOTTE NEL MEDITERRANEO” (dramma in musica per  quintetto d’archi,  coro e fiati dedicato alla tragedia dei migranti.)

Sue composizioni per orchestra: “DREAM” sinfonia in tre movimenti; “DON FERNANDO” dramma in musica su Testo di Mario Scippa; L’ERRANTE” musica a programma in tre movimenti; “FRAMMENTI  DI UNA VISIONE SONORA” musica a programma in quattro movimenti.

Musica per teatro: “FAVOLA SACRA” Dramma in tre atti per orchestra e strumenti elettronici (su libretto proprio).

Alcune piccole composizioni dodecafoniche per flauto e pianoforte, Due piccole fughe per Quartetto d’archi in scrittura atonale.

Canzoni napoletane: “Pianefforte e notte” su testo di Salvatore di Giacomo; “LUNA NOVA” testo di Salvatore di Giacomo.

Musica e parole:  “LASSA FA ‘O CORE”; “‘NA CANZUNCELLA”; “‘A CUNFUSIONE”; “CORONA VIRUS”; ” ARABESCA”.)

Numerose canzoni elaborate su testi di poesie di autori anonimi napoletani, destinate al teatro leggero.

Musica Rock e Funhy: RESTA CCA; VOGLIA D’ESTATE; ACUSTICO; FORSE ‘O MUNNO PUTTESSE CAGNA’; PRESTO TUTTO CAMBIERA’.

Attualmente, prosegue nello studio e nell’approfondimento di tutto ciò che riguarda la composizione per orchestra, componendo nuovi lavori musicali, unendo a questo la passione per la pittura, realizzando quadri propri al fine di creare delle performance multimediali ispirate alle proprie composizioni musicali.

Un evento di questo tipo, si è svolto nella galleria d’arte in piazza Municipio nel 2010.

In seguito, presso  la Villa  Cerillo  a  Bacoli, con la partecipazione e l’ intervento del Filosofo Prof. Giuseppe Ferraro  docente di Filosofia Morale presso l’Università Federico 2° di Napoli, ha presentato un’installazione d’arte “LA NECESSITA’ DI UNA NUOVA VISIONE DEL MONDO” composta da propri quadri ispirati alle sue composizioni musicali, unendo musica ed esoterismo (di cui si occupa da numerosi anni).

Da molti anni  impartisce lezioni di pianoforte, chitarra  moderna, canto, solfeggio, armonia, e composizione

Franco De Biase sarà uno dei protagonista dei prossimi eventi che l’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte – DILA APS” terrà a Milano nell’ambito della manifestazione internazionale del libro e della lettura BookCity 2023 (17- 18 novembre).

Infatti, insieme alla Soprano Angela Prota, applaudita interprete di alcuni eventi culturali effettuati nel Salone Onofrio Buonocore della Biblioteca Antoniana di Ischia, è impegnato nella realizzazione di un brano musicale, scritto su testi di Bruno Mancini, che loro due presenteranno in anteprima durante la cerimonia di comunicazione dei vincitori delle quattro sezioni del Premio internazionale di Arti Varie OTTO MILIONI che, appunto, DILA APS proporrà a Milano il prossimo 17 novembre.

E poi… in replica a Ischia!

Angela Maria Tiberi
Vicepresidente dell’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte – DILA APS”

Il Dispari 20231009 Franco De Biase
Il Dispari 20231009 Franco De Biase
Il Dispari 20231009 – Redazione culturale DILA APS
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Liga Sarah Lapinska | Twitterone

Diāna Paulušenko e Vineta Stepiņa, due ottime amiche impegnate nell’Associazione per i disabili “Zvaigzne” (in traduzione “La Stella” ) guidata da Dzintra Saulkalne e dai suoi colleghi nella città di Jelgava ìn Lettonia, posano tutte e due felici con l’antologia “Penne Note Matite” e con il mio disegno “Malinchony” esposto alla mostra “Tēma”, grazie alla professoressa di economia Baiba Rivža e all’artista di moda Daiga Latkovska.
Diāna Paulušenko è un’ottima padrona di casa, mentre Vineta Stepiņa è una artista autodidatta che crea oggetti di artigianato astratti e molto originali.

Anche suo figlio Edgars e il suo amico Leon sono artisti.
Diāna e Vineta augurano l’ energia creativa e il successo agli artisti e agli appassionati d’arte in Italia, invitandoli a venire a trovaci in Lettonia più spesso.

Il Dispari 20231009 Paulušenko e Vineta Stepiņa,
Il Dispari 20231009 Paulušenko e Vineta Stepiņa,
Il Dispari 20231009 – Redazione culturale DILA APS
Il Dispari 20231009 – Redazione culturale DILA APS

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Il Dispari 20231002

Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS

Pronto Il “Plotone” dei protagonisti DILA APS per il prossimo BookCity 2023

In attesa della conferenza stampa che la Direzione di BookCity terrà al Piccolo Teatro Grassi di  Milano il prossimo 24 ottobre per  comunicare tutti i riferimenti utili a seguire la dodicesima edizione della manifestazione internazionale del libro e della lettura, l’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte – DILA APS”, fiduciosa che i progetti culturali presentati riceveranno la stessa magnifica accoglienza che li ha gratificati in tutte le sei edizioni nelle quali DILA ha partecipato, è già in azione per mettere a punto il Cast di Artisti e Relatori e la scaletta degli eventi.

Oggi, in anteprima, vi presentiamo tutti i 15 Soci e Collaboratori che daranno lustro ai progetti Made in Ischia.

Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS

Bruno Mancini – Presidente DILA APS

Alexandra Firita – Scrittrice rumena

Angela Maria Tiberi – Vicepresidente DILA APS

Antonella Ariosto – Scrittrice

Angela Prota – Cantante lirica

Chiara Pavoni – Attrice – Regista

Lucia Pavone – Poetessa

Lucia Abbatantuono – Scrittrice

Mariapia Ciaghi – Editrice

Maria Luisa Neri – Violinista

Davide Felice – Scrittore

Franco De Biase – Compositore

Franco Fratini – Scrittore

Massimo Abbate – Patron Festival Napoli

Roberto Castaldo – Attore

Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS

BOOKCITY MILANO è un’iniziativa voluta dal Comune di Milano e dall’Associazione BookCity Milano (Fondazione Corriere della Sera, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Fondazione Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri), a cui si è affiancata l’AIE (Associazione Italiana Editori).

BOOKCITY MILANO si articola in una manifestazione di tre giorni (più uno dedicato alle scuole), durante i quali vengono promossi incontri, presentazioni, dialoghi, letture ad alta voce, mostre, spettacoli, seminari sulle nuove pratiche di lettura, a partire da libri antichi, nuovi e nuovissimi, dalle raccolte e biblioteche storiche pubbliche e private, dalle pratiche della lettura come evento individuale, ma anche collettivo.

Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS - Massimo Abbate - Patron Festival Napoli
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS – Massimo Abbate – Patron Festival Napoli
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS - Roberto Castaldo – Attore
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS . Roberto Castaldo – Attore
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS - Franco Fratini – Scrittore
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS – Franco Fratini – Scrittore
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS - Franco De Biase - Compositore
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS – Franco De Biase – Compositore
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS - Maria Luisa Neri – Violinista
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS – Maria Luisa Neri – Violinista
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS - Davide Felice – Scrittore
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS – Davide Felice – Scrittore
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS - Lucia Abbatantuono – Scrittrice
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS – Lucia Abbatantuono – Scrittrice
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS - Mariapia Ciaghi – Editrice
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS – Mariapia Ciaghi – Editrice
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS - Lucia Pavone - Poetessa
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS – Lucia Pavone – Poetessa
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS - Chiara Pavoni - Attrice – Regista
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS – Chiara Pavoni – Attrice – Regista
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS- Antonella Ariosto – Scrittrice
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS – Antonella Ariosto – Scrittrice
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS - Angela Prota - Cantante lirica
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS – Angela Prota – Cantante lirica
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS - Angela Maria Tiberi - Vicepresidente DILA APS
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS – Angela Maria Tiberi – Vicepresidente DILA APS
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS - Alexandra Firita - Scrittrice rumena
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS – Alexandra Firita – Scrittrice rumena
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS - Bruno Mancini - Presidente DILA APS
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS – Bruno Mancini – Presidente DILA APS
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Il Dispari 20230925 – Redazione culturale DILA APS

Editoriale | Premiata Angela Maria Tiberi

Per dire la verità, voglio ammettere pubblicamente di essere stato molto dubbioso sulla opportunità di pubblicare questo editoriale.

Non avrei voluto firmarlo per una questione di riservatezza che mi spinge sempre (e quasi sempre ci riesco) a restare piuttosto defilato dalle attività culturali che contribuisco a divulgare.

Però, in questo caso, mi è sembrato che avrei commesso un ingiusto torto nei confronti di Angela Maria Tiberi, strenua attivista dell’Associazione DILA APS, se avessi lasciata la firma della notizia in un vago anonimato.

Non mi sono sentito di non offrire il giusto risalto “editoriale” a quello che è stato uno dei più ambiti riconoscimenti poetici da lei ricevuti.

Comunque chiedo indulgenza a chi ritenga, comprensibilmente direi, trattarsi di una estrema forma di mancato controllo della mia vanità!

Sul sito ufficiale del Comune di Milano

https://www.comune.milano.it/-/area-p.-domenica-17-settembre-a-palazzo-marino-strade-di-poesia

si legge:

«Milano, 13 settembre 2023 – Nuova stagione in Aula Consiliare per “Area P. Milano incontra la poesia”.

Domenica 17 settembre, alle ore 10:30 a Palazzo Marino, appuntamento con Strade di poesia, a cura di Luigi Ruggeri, giunto alla decima edizione.

Lo scopo dell’iniziativa è di promuovere il valore della poesia come strumento di comprensione della realtà oltre che di condivisione sociale.

L’edizione di quest’anno vedrà la presentazione di alcune plaquette poetiche facenti parte della Collana “Amici di Gibran” dedicate al grande poeta, pittore e aforista libanese del quale quest’anno ricorre il 140° anniversario della nascita.

Ingresso libero fino a esaurimento posti.»

Ebbene, in tale prestigiosissimo contesto, nel Salone d’onore (oggi conosciuto come Salone dell’Alessi), Angela Maria Tiberi, Vicepresidente dell’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte DILA APS” ha ricevuto il Gran  Premio Speciale dal Presidente Luigi Ruggeri dell’Associazione Teatro Cultura Beniamino Joppolo di Patti, Sicilia, per la poesia dedicata al sottoscritto e inserita nella silloge “Indimenticabile” (Collana Amici di Gibran edizione MAGI) con copertina dell’artista Milena Petrarca.

 Infiniti auguri a lei e tanti complimenti a Milena Petrarca (pluri vincitrice in diverse edizioni del nostro Premio OTTO MILIONI).

La poesia premiata è stata:

Bruno Mancini

Uomo dolce e gentile,
navighi sulla tua barca lontana
dalla riva del mare
per dimenticare gli affanni
e riaccendere la speranza
dell’Amore che vibra
nei cuori umani stanchi
di orrori e tragedie
che la storia tramanda ai posteri
come la storia dell’orca assassina
affamata di sangue,
ma educata ai valori profondi
che solo l’uomo vigoroso
sa rispettare e donare
a chi odia senza ragione e pietà.

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Nel biglietto d’invito alla premiazione, con lo stemma del Comune di Milano – Area P MILANO INCONTRA LA POESIA – Strade di Poesia a cura di Luigi Ruggeri, troviamo scritto:

«Scopo dell’iniziativa “Strade di Poesia” giunta quest’anno alla 10^ Edizione è quello di promuovere il valore della poesia come strumento di comprensione della realtà oltre che di condivisione sociale.

L’edizione di quest’anno vedrà la presentazione di alcune plaquette poetiche facenti parte della Collana “Amici di Gibran” dedicate al grande poeta, pittore e aforista libanese

del quale quest’anno ricorre il 140° anniversario della nascita.

Le poesie dei poeti partecipanti al Tour poetico itinerante saranno, come sempre, veri e propri fiori poetici, vessilliferi di sapienza e verità, che affermano il valore della poesia e l’arte come voce di illuminazione, libertà e liberazione spirituale oltre che civile.

Si tratta di voci che non fatichiamo a considerare sapienziali perché scaturenti ad un’energia poetica che, a nostro avviso, deve essere esaltata e soprattutto diffusa.

Grazie a questa polifonia di voci ci è stato possibile mettere in connessione l’essenza della poesia contemporanea con gli stili e le poetiche di ognuno degli autori, per cui è possibile ad ogni scrittore, che vede il mondo con i propri occhi, creare la “sua poesia”, che a sua volta ci presenta il profilo intimo e profondo dell’autore che l’ha scritta.

Ognuno di loro è artefice della bellezza della vita avvolta dai profumi che ciascuna stagione porta con sé.

Ognuno di loro è spettatore del nascere e del morire del giorno, dell’abbraccio di un bambino, del sorriso, del pianto. Ognuno di loro è “passato”, “presente”, “futuro”, incedere delle stagioni nel tempo, di modo che le espressioni artistiche di questo Volume Antologico possano avvicinare la poesia a un pubblico differenziato; con una ricchezza di temi e di spunti, quali: il dolore, la morte, l’amore, la fede, che rendono “vive”, in chi legge, le stesse emozioni.

Grazie a loro possiamo offrire un contributo alla formazione spirituale e morale della Nazione, sicuri di poter carpire e far nostra la bellezza della varietà dell’Universo e comprendere il loro parlare fantastico, nel viaggio verso l’”Isola” dei “valori” che rappresenta la letteratura dell’anima di questi splendidi poeti del terzo millennio.

Da quest’anno Strade di Poesia ha cercato di sviluppare il connubio con la Narrativa sia essa come Romanzo o indagine sociologica, che come testimonianza storica.

Quest’anno è prevista la presenza della scrittrice Rita Coruzzi e del giornalista Giammarco Menga che si intratterranno brevemente con noi per parlare dei due libri editi: “La Giudicessa. Storia di Eleonora di Arborea” e “Un gioco da ragazzi” per testimoniare il rapporto forte con la poesia.

Due realtà: la storia che per Aristotele dalla poesia può trarre alimento filosofico e il gioco del calcio che per Pasolini, era addirittura “l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo”.»

Palazzo Marino (el Marin in dialetto milanese), costruito tra il 1557 ed il 1563 su progetto dell’architetto perugino  Galeazzo Alessi, è un palazzo nobiliare di Milano.

Molti scultori della Fabbrica del Duomo parteciparono attivamente alla realizzazione degli intagli del palazzo.

Venne acquistato dallo Stato nel 1781, divenendo, all’indomani dell’Unità d’Italia, la sede centrale del Comune di Milano.

L’acquisto del palazzo da parte del comune coincise con la demolizione dell’isolato posto tra il palazzo e la Scala e l’apertura della nuova Piazza della Scala.

Il Dispari 20230918

Il Dispari 20230918 – Redazione culturale DILA APS
Il Dispari 20230918 – Redazione culturale DILA APS

VASCO E MEDEA

Parte seconda

Capitolo G

[… ]

Lasciargli sul corpo e nella mente i segni squassanti di una passione artificiale, artatamente impudica e violenta, tenera e vendicativa, ponendo in un solo amplesso tutti i registri delle sue esperienze, tutta la prorompente eccessiva sfacciata bellezza del suo corpo di donna non

più bambina, i giochi estremi di mani esperte di labbra avvampate di pelle di luna, tenerezze ossessioni, morbidezze stupori, in una altalena di grida e di sussurri che per anni la sua mente aveva elaborato, posizionato, montato come in un film con arte e per vendetta modulato come lo sguardo di una tigre.

Se invece fosti femmina
anima
aliena
the stardust melody show
inno
pacchiano
al mio ottuso incarnato destino

Un colpo di tamburo di Max Roach.

Capitolo H

Il segreto dei sapori non riduce il piacere di un gustoso manicaretto.

Una donna, presente con discrezione negli anni passati della mia vita, guarniva gli arrosti bruciati con un trito di capperi ulive nere e bacche di mirto affondate in brandy di pessima qualità.

Bistecca stupenda.

Il massimo al lume di candela.

Anzi il massimo del massimo guardando Adriano Celentano in un suo spettacolo televisivo.

Lo dico con molta ignoranza e senza allegria.

Se il segreto dei sapori non riduce il piacere di un gustoso manicaretto…

… (Se)…

… il dubbio di una azione non condiziona l’emotività di una partecipazione attiva.

Un’altra donna, più giovane, che mi pestava i piedi per farsi baciare gli occhi, scopriva di notte, forse dormendo, forse, le tonde colline di sabbia del Sahara a sbalzo sul fondo della sua schiena.

Ancora più bello quando il lume acceso vi abbozzava chiari scuri in movimento.

Stupendo ogni volta che Cicciolina compariva nella storiella del film notturno sul canale 9870000.

Se il dubbio di una azione non condiziona l’emotività di una partecipazione attiva…

… (Se)…

… il segreto della verità è l’inganno della forza.

Vasco non disse mai la verità.

Medea non seppe mentire.

Il segreto della verità nasce dentro noi, a chi di più a chi meno, come i peli sul corpo.

In età diverse…

… di varia intensità…

… discontinui per sesso e per radici.

I peli sul corpo, barba, baffi, capelli, ciglia, sopracciglia, ascelle, pube, torso, petto, dita, culo, cosce, gambe, nuca, naso, orecchie, forse dimentico, sì dimentico cuore, stomaco, ed allora aggiungo anima e cervello.

Qualcuno li toglie, altri li ignorano.

La prima donna che, spavalda, tentò di vivere nella mia casa, li gratificava di affettuose attenzioni.

Vasco non sapeva mentire.

Medea amava i forti.

La mia prima donna, spavalda, aveva bellissimi capelli.

«Due coyote contemporaneamente Uhhh Uhhh per due minuti quasi senza prendere fiato. Incredibile.

Più lungo dell’ululato del coyote nel film “Oltre le ombre rosse”, quando Ellor Queen esce dal coma procurato dall’agguato per rapina che ha visto morire la sua amata Annì (Mary Vorter), e si sente pronto ad iniziare la caccia ai delinquenti criminali. Dura un minuto.

Non mi sbaglio.

Un minuto secco.

In nessun film ne avevo mai sentito uno simile al loro.

Quasi due minuti.

Insieme.

Se devo dare credito alla mia esperienza quel doppio Uhhhh…

… Uhhhhh mugolato da entrambi contemporaneamente poteva solo significare la fine di una verginità, e vista la posizione… dicono a pecora, a pecora e caprone, a cagna e cane, a cavallona… dicono i giornali: sesso contro natura, innaturale io dico, allora, allora io faccio il vigile notturno, di queste cose ne capisco.

Poi il silenzio, il mio silenzio, uno dei miei silenzi… fino a quando giunse Benna Nera.»

«Forse udendomi arrivare, lo sapete faccio molto rumore, si erano nascosti aspettando che passassi.

Forse esausti da quel doppio Uhhhh Uhhhh che dice Manson Red si erano appisolati, che ne so, certo non li ho visti in mezzo a tutte quelle schifezze, voglio dire non si distinguevano tra quelle masserizie.
Luce niente, nemmeno un lampione per cento metri, finestre aperte nessuna, figuriamoci, sono anni che il vecchio palazzo è disabitato, c’è solo il vecchio, non mi ricordo come si chiama, il custode…»

«Attilio?»

«Sì Attilio proprio lui. Le luci non le accende nemmeno a Natale, e non è perché dorme!
No, di notte va avanti e indietro lungo il viale, conosce tutte le pietre, i fossi, le radici, le tane dei topi, e va avanti e indietro per ore al buio, dal pollaio al cancello, dal cancello al muro rotto, e così e così e così.
Come se aspettasse.
Mai capito chi.
Mai arrivato nessuno.
Cioè non c’era nessuna luce di nessun tipo, nemmeno la luna, controllate, quella notte non era una notte di luna, allora come potevo vederli con quelle due lucette ai lati del mezzo, non servano a niente, solo a segnalarne la sagoma, io vado perché conosco le strade, allora come potevo vederli e come potevo pensare che stavano nell’immondizia silenziosi e fermi?
Così è successo.
Con la benna.
La benna, sì la parte sporgente del mio mezzo, quella specie di cucchiaio gigante posto avanti alla pala meccanica, una coppiglia, volendo posso farne un disegno.
Lo sapete serve a rimuovere i rifiuti, l’immondizia, calcinacci, tronchi d’albero, macigni, è tremenda non si ferma davanti a nessun ostacolo, basta un colpo e bang come un timbro gigantesco schiaccia tutto.
Ad agosto c’era una carretta di auto abbandonata, ci credete con un colpo la ho schiacciata di mezzo metro, con il secondo era poco più alta di una lavatrice, e con il terzo pronta ad essere caricata sul camion.
Poteva capitare a tutti, a me come a lui o come a loro.
Così è successo.
Con la benna.
Ho messo la prima ho accelerato al massimo ho alzato la benna per scamazzare l’immondizia e poi l’ho abbassata di colpo, con forza e la benna li ha…»

«Signori è l’ora del flambè».

Il Dispari 20230918 – Redazione culturale DILA APS
Il Dispari 20230918 – Redazione culturale DILA APS

Capitolo I

Posso affermare che avevano entrambi trovato ciò che veramente cercavano.

Al di là dei feticci ossessivi e dei ritorni al passato.

Per una volta, l’ultima, oltre le disperate solitudini.

La radio, il disco, gli uomini con la camicia rossa, i russi in Ungheria, il cancello con volute di ferro battuto, i loro nomi, Vasco, Medea: altari di false devozioni, patiboli di sacrifici insensati.

Mentre Benna Nera muoveva la pala meccanica, per Vasco rifioriva la sua donna abbandonata, piena di seduzione, dal passato misterioso, sua, donna, intrigante, fascinosa, e lei si aggrappava al suo amore totale, dedicato unico inossidabile, si appagava con una trasgressione voluta, voluta con tutte le forze, in uno stupefacente protagonismo sfacciato.

Stupire.

Medea e Vasco due individui semplici nelle azioni, due tipi particolari superando le apparenze.

La dama senza età seduta al mio fianco, né bella né brutta, né dolce né bassa, né alta e neppure cattiva, Aurora, chiamata da tutti “SIGNORA” guarda le mie mani colme di carte, di fotografie e di nastri registrati.

«Confondi» mi dice «sapere e sentire.
Misceli tutto perdendo, in un amalgama da sabbie mobili, il senso del vero e del falso, finzione e realtà.
Così è la vita, non te ne faccio colpa, da sempre arruffona, di comica indulgenza e di sfrenate accuse.
Vasco e Medea.
Tu la vali.
Io no.
Finzione e realtà come Aurora e Signora, nel regno del mio pensiero trovano luoghi diversi per rendersi eterni.
Mi dispiace.»

 

Mi concede il tempo di baciarli sulla fronte, e spariscono in una nuvola. Buf.

Fine?

Il Dispari 20230918 – Redazione culturale DILA APS
Il Dispari 20230918 – Redazione culturale DILA APS

Capitolo dopo fine

A  Medea

1

Il piccolo bagliore nel cesto
di lumache
vinceva avvinghiato da
bolle
vischiose
profondi mongoli sonni.

2

Così Medea scoprì il suo
sesso
innaturale
fendendo sfregiando fra
panche
d’intimoriti
silenzi maciullati in urla.

3

Se invece fosti femmina
anima
aliena
the stardust melody show
inno
pacchiano
al mio ottuso incarnato destino.

A Vasco

1

A cavallo dell’orso
scimmiotta
la folla disseminata
nel prato di uno stadio
Ah Vasco!
tra fumo stellare
il verso del lupo nella steppa
Uhh Uhh Uhh.

2

Ritorna assassino
nell’ombra ballerina dei vincenti
il fallo abbandonato
nella doccia
Ah Vasco!
per uomini incerti
in teneri sguardi alla luna
Uhh Uhh Uhh.

3

Quando
un giorno avrai uno specchio
avrai due occhi
per ascoltare una canzone
in solitudine
Ah! Vasco
dimmi quel posto.
Io vengo.
Uhh Uhh Uhh

A VASCO E MEDEA

Ancora non si placa
l’eco
maledetta
del suo urlo
tra le braccia
rosse
bastardo.

Ancora non è fermo
il disco
uhh uhh uhh
la notte non è più
sicura
bambina.

Ancora non è sopita l’eco
indecente volteggio
sul letto acciottolato di Medea.

Scorrono nelle case
i volti
falsate riprese
sul palco rosso
del tiranno.
Oh Vasco!
Potessi credervi
sapessi illudervi!

Una volta in più Medea riconquista la sua verginità e Vasco il suo dominio.
Anche in questa occasione, invece, il mio lettore barbaramente assediato sconfitto distrutto, ridotto in catene, comprende che

Vivere insieme a me
hai ragione hai ragione te
non è mica semplice,
non lo è stato mai per me.” (Vasco Rossi)

Alla prossima.

“… e smettila di piangere…
siamo soli.” (Vasco Rossi)

Fine.

Un racconto di Bruno Mancini

ISBN 9781471081149, pagine 93, copertina morbida, A5 (148 x 210 mm), 14.00 €, acquistabile all’url:

 https://www.lulu.com/it/shop/bruno-mancini/per-aurora-volume-primo/paperback/product-29772m.html

Il Dispari 20230918 – Redazione culturale DILA APS

DILA

NUSIV

 

Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS

Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS

Il Dispari 20231002

Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS

Pronto Il “Plotone” dei protagonisti DILA APS per il prossimo BookCity 2023

In attesa della conferenza stampa che la Direzione di BookCity terrà al Piccolo Teatro Grassi di  Milano il prossimo 24 ottobre per  comunicare tutti i riferimenti utili a seguire la dodicesima edizione della manifestazione internazionale del libro e della lettura, l’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte – DILA APS”, fiduciosa che i progetti culturali presentati riceveranno la stessa magnifica accoglienza che li ha gratificati in tutte le sei edizioni nelle quali DILA ha partecipato, è già in azione per mettere a punto il Cast di Artisti e Relatori e la scaletta degli eventi.

Oggi, in anteprima, vi presentiamo tutti i 15 Soci e Collaboratori che daranno lustro ai progetti Made in Ischia.

Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS

Bruno Mancini – Presidente DILA APS

Alexandra Firita – Scrittrice rumena

Angela Maria Tiberi – Vicepresidente DILA APS

Antonella Ariosto – Scrittrice

Angela Prota – Cantante lirica

Chiara Pavoni – Attrice – Regista

Lucia Pavone – Poetessa

Lucia Abbatantuono – Scrittrice

Mariapia Ciaghi – Editrice

Maria Luisa Neri – Violinista

Davide Felice – Scrittore

Franco De Biase – Compositore

Franco Fratini – Scrittore

Massimo Abbate – Patron Festival Napoli

Roberto Castaldo – Attore

Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS

BOOKCITY MILANO è un’iniziativa voluta dal Comune di Milano e dall’Associazione BookCity Milano (Fondazione Corriere della Sera, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Fondazione Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri), a cui si è affiancata l’AIE (Associazione Italiana Editori).

BOOKCITY MILANO si articola in una manifestazione di tre giorni (più uno dedicato alle scuole), durante i quali vengono promossi incontri, presentazioni, dialoghi, letture ad alta voce, mostre, spettacoli, seminari sulle nuove pratiche di lettura, a partire da libri antichi, nuovi e nuovissimi, dalle raccolte e biblioteche storiche pubbliche e private, dalle pratiche della lettura come evento individuale, ma anche collettivo.

Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS - Massimo Abbate - Patron Festival Napoli
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS – Massimo Abbate – Patron Festival Napoli
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS - Roberto Castaldo – Attore
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS . Roberto Castaldo – Attore
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS - Franco Fratini – Scrittore
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS – Franco Fratini – Scrittore
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS - Franco De Biase - Compositore
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS – Franco De Biase – Compositore
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS - Maria Luisa Neri – Violinista
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS – Maria Luisa Neri – Violinista
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS - Davide Felice – Scrittore
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS – Davide Felice – Scrittore
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS - Lucia Abbatantuono – Scrittrice
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS – Lucia Abbatantuono – Scrittrice
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS - Mariapia Ciaghi – Editrice
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS – Mariapia Ciaghi – Editrice
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS - Lucia Pavone - Poetessa
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS – Lucia Pavone – Poetessa
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS - Chiara Pavoni - Attrice – Regista
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS – Chiara Pavoni – Attrice – Regista
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS- Antonella Ariosto – Scrittrice
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS – Antonella Ariosto – Scrittrice
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS - Angela Prota - Cantante lirica
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS – Angela Prota – Cantante lirica
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS - Angela Maria Tiberi - Vicepresidente DILA APS
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS – Angela Maria Tiberi – Vicepresidente DILA APS
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS - Alexandra Firita - Scrittrice rumena
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS – Alexandra Firita – Scrittrice rumena
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS - Bruno Mancini - Presidente DILA APS
Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS – Bruno Mancini – Presidente DILA APS
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Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA APS

Il Dispari 20230925 – Redazione culturale DILA APS

Editoriale | Premiata Angela Maria Tiberi

Per dire la verità, voglio ammettere pubblicamente di essere stato molto dubbioso sulla opportunità di pubblicare questo editoriale.

Non avrei voluto firmarlo per una questione di riservatezza che mi spinge sempre (e quasi sempre ci riesco) a restare piuttosto defilato dalle attività culturali che contribuisco a divulgare.

Però, in questo caso, mi è sembrato che avrei commesso un ingiusto torto nei confronti di Angela Maria Tiberi, strenua attivista dell’Associazione DILA APS, se avessi lasciata la firma della notizia in un vago anonimato.

Non mi sono sentito di non offrire il giusto risalto “editoriale” a quello che è stato uno dei più ambiti riconoscimenti poetici da lei ricevuti.

Comunque chiedo indulgenza a chi ritenga, comprensibilmente direi, trattarsi di una estrema forma di mancato controllo della mia vanità!

Sul sito ufficiale del Comune di Milano

https://www.comune.milano.it/-/area-p.-domenica-17-settembre-a-palazzo-marino-strade-di-poesia

si legge:

«Milano, 13 settembre 2023 – Nuova stagione in Aula Consiliare per “Area P. Milano incontra la poesia”.

Domenica 17 settembre, alle ore 10:30 a Palazzo Marino, appuntamento con Strade di poesia, a cura di Luigi Ruggeri, giunto alla decima edizione.

Lo scopo dell’iniziativa è di promuovere il valore della poesia come strumento di comprensione della realtà oltre che di condivisione sociale.

L’edizione di quest’anno vedrà la presentazione di alcune plaquette poetiche facenti parte della Collana “Amici di Gibran” dedicate al grande poeta, pittore e aforista libanese del quale quest’anno ricorre il 140° anniversario della nascita.

Ingresso libero fino a esaurimento posti.»

Ebbene, in tale prestigiosissimo contesto, nel Salone d’onore (oggi conosciuto come Salone dell’Alessi), Angela Maria Tiberi, Vicepresidente dell’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte DILA APS” ha ricevuto il Gran  Premio Speciale dal Presidente Luigi Ruggeri dell’Associazione Teatro Cultura Beniamino Joppolo di Patti, Sicilia, per la poesia dedicata al sottoscritto e inserita nella silloge “Indimenticabile” (Collana Amici di Gibran edizione MAGI) con copertina dell’artista Milena Petrarca.

 Infiniti auguri a lei e tanti complimenti a Milena Petrarca (pluri vincitrice in diverse edizioni del nostro Premio OTTO MILIONI).

La poesia premiata è stata:

Bruno Mancini

Uomo dolce e gentile,
navighi sulla tua barca lontana
dalla riva del mare
per dimenticare gli affanni
e riaccendere la speranza
dell’Amore che vibra
nei cuori umani stanchi
di orrori e tragedie
che la storia tramanda ai posteri
come la storia dell’orca assassina
affamata di sangue,
ma educata ai valori profondi
che solo l’uomo vigoroso
sa rispettare e donare
a chi odia senza ragione e pietà.

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Nel biglietto d’invito alla premiazione, con lo stemma del Comune di Milano – Area P MILANO INCONTRA LA POESIA – Strade di Poesia a cura di Luigi Ruggeri, troviamo scritto:

«Scopo dell’iniziativa “Strade di Poesia” giunta quest’anno alla 10^ Edizione è quello di promuovere il valore della poesia come strumento di comprensione della realtà oltre che di condivisione sociale.

L’edizione di quest’anno vedrà la presentazione di alcune plaquette poetiche facenti parte della Collana “Amici di Gibran” dedicate al grande poeta, pittore e aforista libanese

del quale quest’anno ricorre il 140° anniversario della nascita.

Le poesie dei poeti partecipanti al Tour poetico itinerante saranno, come sempre, veri e propri fiori poetici, vessilliferi di sapienza e verità, che affermano il valore della poesia e l’arte come voce di illuminazione, libertà e liberazione spirituale oltre che civile.

Si tratta di voci che non fatichiamo a considerare sapienziali perché scaturenti ad un’energia poetica che, a nostro avviso, deve essere esaltata e soprattutto diffusa.

Grazie a questa polifonia di voci ci è stato possibile mettere in connessione l’essenza della poesia contemporanea con gli stili e le poetiche di ognuno degli autori, per cui è possibile ad ogni scrittore, che vede il mondo con i propri occhi, creare la “sua poesia”, che a sua volta ci presenta il profilo intimo e profondo dell’autore che l’ha scritta.

Ognuno di loro è artefice della bellezza della vita avvolta dai profumi che ciascuna stagione porta con sé.

Ognuno di loro è spettatore del nascere e del morire del giorno, dell’abbraccio di un bambino, del sorriso, del pianto. Ognuno di loro è “passato”, “presente”, “futuro”, incedere delle stagioni nel tempo, di modo che le espressioni artistiche di questo Volume Antologico possano avvicinare la poesia a un pubblico differenziato; con una ricchezza di temi e di spunti, quali: il dolore, la morte, l’amore, la fede, che rendono “vive”, in chi legge, le stesse emozioni.

Grazie a loro possiamo offrire un contributo alla formazione spirituale e morale della Nazione, sicuri di poter carpire e far nostra la bellezza della varietà dell’Universo e comprendere il loro parlare fantastico, nel viaggio verso l’”Isola” dei “valori” che rappresenta la letteratura dell’anima di questi splendidi poeti del terzo millennio.

Da quest’anno Strade di Poesia ha cercato di sviluppare il connubio con la Narrativa sia essa come Romanzo o indagine sociologica, che come testimonianza storica.

Quest’anno è prevista la presenza della scrittrice Rita Coruzzi e del giornalista Giammarco Menga che si intratterranno brevemente con noi per parlare dei due libri editi: “La Giudicessa. Storia di Eleonora di Arborea” e “Un gioco da ragazzi” per testimoniare il rapporto forte con la poesia.

Due realtà: la storia che per Aristotele dalla poesia può trarre alimento filosofico e il gioco del calcio che per Pasolini, era addirittura “l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo”.»

Palazzo Marino (el Marin in dialetto milanese), costruito tra il 1557 ed il 1563 su progetto dell’architetto perugino  Galeazzo Alessi, è un palazzo nobiliare di Milano.

Molti scultori della Fabbrica del Duomo parteciparono attivamente alla realizzazione degli intagli del palazzo.

Venne acquistato dallo Stato nel 1781, divenendo, all’indomani dell’Unità d’Italia, la sede centrale del Comune di Milano.

L’acquisto del palazzo da parte del comune coincise con la demolizione dell’isolato posto tra il palazzo e la Scala e l’apertura della nuova Piazza della Scala.

Il Dispari 20230918

Il Dispari 20230918 – Redazione culturale DILA APS
Il Dispari 20230918 – Redazione culturale DILA APS

VASCO E MEDEA

Parte seconda

Capitolo G

[… ]

Lasciargli sul corpo e nella mente i segni squassanti di una passione artificiale, artatamente impudica e violenta, tenera e vendicativa, ponendo in un solo amplesso tutti i registri delle sue esperienze, tutta la prorompente eccessiva sfacciata bellezza del suo corpo di donna non

più bambina, i giochi estremi di mani esperte di labbra avvampate di pelle di luna, tenerezze ossessioni, morbidezze stupori, in una altalena di grida e di sussurri che per anni la sua mente aveva elaborato, posizionato, montato come in un film con arte e per vendetta modulato come lo sguardo di una tigre.

Se invece fosti femmina
anima
aliena
the stardust melody show
inno
pacchiano
al mio ottuso incarnato destino

Un colpo di tamburo di Max Roach.

Capitolo H

Il segreto dei sapori non riduce il piacere di un gustoso manicaretto.

Una donna, presente con discrezione negli anni passati della mia vita, guarniva gli arrosti bruciati con un trito di capperi ulive nere e bacche di mirto affondate in brandy di pessima qualità.

Bistecca stupenda.

Il massimo al lume di candela.

Anzi il massimo del massimo guardando Adriano Celentano in un suo spettacolo televisivo.

Lo dico con molta ignoranza e senza allegria.

Se il segreto dei sapori non riduce il piacere di un gustoso manicaretto…

… (Se)…

… il dubbio di una azione non condiziona l’emotività di una partecipazione attiva.

Un’altra donna, più giovane, che mi pestava i piedi per farsi baciare gli occhi, scopriva di notte, forse dormendo, forse, le tonde colline di sabbia del Sahara a sbalzo sul fondo della sua schiena.

Ancora più bello quando il lume acceso vi abbozzava chiari scuri in movimento.

Stupendo ogni volta che Cicciolina compariva nella storiella del film notturno sul canale 9870000.

Se il dubbio di una azione non condiziona l’emotività di una partecipazione attiva…

… (Se)…

… il segreto della verità è l’inganno della forza.

Vasco non disse mai la verità.

Medea non seppe mentire.

Il segreto della verità nasce dentro noi, a chi di più a chi meno, come i peli sul corpo.

In età diverse…

… di varia intensità…

… discontinui per sesso e per radici.

I peli sul corpo, barba, baffi, capelli, ciglia, sopracciglia, ascelle, pube, torso, petto, dita, culo, cosce, gambe, nuca, naso, orecchie, forse dimentico, sì dimentico cuore, stomaco, ed allora aggiungo anima e cervello.

Qualcuno li toglie, altri li ignorano.

La prima donna che, spavalda, tentò di vivere nella mia casa, li gratificava di affettuose attenzioni.

Vasco non sapeva mentire.

Medea amava i forti.

La mia prima donna, spavalda, aveva bellissimi capelli.

«Due coyote contemporaneamente Uhhh Uhhh per due minuti quasi senza prendere fiato. Incredibile.

Più lungo dell’ululato del coyote nel film “Oltre le ombre rosse”, quando Ellor Queen esce dal coma procurato dall’agguato per rapina che ha visto morire la sua amata Annì (Mary Vorter), e si sente pronto ad iniziare la caccia ai delinquenti criminali. Dura un minuto.

Non mi sbaglio.

Un minuto secco.

In nessun film ne avevo mai sentito uno simile al loro.

Quasi due minuti.

Insieme.

Se devo dare credito alla mia esperienza quel doppio Uhhhh…

… Uhhhhh mugolato da entrambi contemporaneamente poteva solo significare la fine di una verginità, e vista la posizione… dicono a pecora, a pecora e caprone, a cagna e cane, a cavallona… dicono i giornali: sesso contro natura, innaturale io dico, allora, allora io faccio il vigile notturno, di queste cose ne capisco.

Poi il silenzio, il mio silenzio, uno dei miei silenzi… fino a quando giunse Benna Nera.»

«Forse udendomi arrivare, lo sapete faccio molto rumore, si erano nascosti aspettando che passassi.

Forse esausti da quel doppio Uhhhh Uhhhh che dice Manson Red si erano appisolati, che ne so, certo non li ho visti in mezzo a tutte quelle schifezze, voglio dire non si distinguevano tra quelle masserizie.
Luce niente, nemmeno un lampione per cento metri, finestre aperte nessuna, figuriamoci, sono anni che il vecchio palazzo è disabitato, c’è solo il vecchio, non mi ricordo come si chiama, il custode…»

«Attilio?»

«Sì Attilio proprio lui. Le luci non le accende nemmeno a Natale, e non è perché dorme!
No, di notte va avanti e indietro lungo il viale, conosce tutte le pietre, i fossi, le radici, le tane dei topi, e va avanti e indietro per ore al buio, dal pollaio al cancello, dal cancello al muro rotto, e così e così e così.
Come se aspettasse.
Mai capito chi.
Mai arrivato nessuno.
Cioè non c’era nessuna luce di nessun tipo, nemmeno la luna, controllate, quella notte non era una notte di luna, allora come potevo vederli con quelle due lucette ai lati del mezzo, non servano a niente, solo a segnalarne la sagoma, io vado perché conosco le strade, allora come potevo vederli e come potevo pensare che stavano nell’immondizia silenziosi e fermi?
Così è successo.
Con la benna.
La benna, sì la parte sporgente del mio mezzo, quella specie di cucchiaio gigante posto avanti alla pala meccanica, una coppiglia, volendo posso farne un disegno.
Lo sapete serve a rimuovere i rifiuti, l’immondizia, calcinacci, tronchi d’albero, macigni, è tremenda non si ferma davanti a nessun ostacolo, basta un colpo e bang come un timbro gigantesco schiaccia tutto.
Ad agosto c’era una carretta di auto abbandonata, ci credete con un colpo la ho schiacciata di mezzo metro, con il secondo era poco più alta di una lavatrice, e con il terzo pronta ad essere caricata sul camion.
Poteva capitare a tutti, a me come a lui o come a loro.
Così è successo.
Con la benna.
Ho messo la prima ho accelerato al massimo ho alzato la benna per scamazzare l’immondizia e poi l’ho abbassata di colpo, con forza e la benna li ha…»

«Signori è l’ora del flambè».

Il Dispari 20230918 – Redazione culturale DILA APS
Il Dispari 20230918 – Redazione culturale DILA APS

Capitolo I

Posso affermare che avevano entrambi trovato ciò che veramente cercavano.

Al di là dei feticci ossessivi e dei ritorni al passato.

Per una volta, l’ultima, oltre le disperate solitudini.

La radio, il disco, gli uomini con la camicia rossa, i russi in Ungheria, il cancello con volute di ferro battuto, i loro nomi, Vasco, Medea: altari di false devozioni, patiboli di sacrifici insensati.

Mentre Benna Nera muoveva la pala meccanica, per Vasco rifioriva la sua donna abbandonata, piena di seduzione, dal passato misterioso, sua, donna, intrigante, fascinosa, e lei si aggrappava al suo amore totale, dedicato unico inossidabile, si appagava con una trasgressione voluta, voluta con tutte le forze, in uno stupefacente protagonismo sfacciato.

Stupire.

Medea e Vasco due individui semplici nelle azioni, due tipi particolari superando le apparenze.

La dama senza età seduta al mio fianco, né bella né brutta, né dolce né bassa, né alta e neppure cattiva, Aurora, chiamata da tutti “SIGNORA” guarda le mie mani colme di carte, di fotografie e di nastri registrati.

«Confondi» mi dice «sapere e sentire.
Misceli tutto perdendo, in un amalgama da sabbie mobili, il senso del vero e del falso, finzione e realtà.
Così è la vita, non te ne faccio colpa, da sempre arruffona, di comica indulgenza e di sfrenate accuse.
Vasco e Medea.
Tu la vali.
Io no.
Finzione e realtà come Aurora e Signora, nel regno del mio pensiero trovano luoghi diversi per rendersi eterni.
Mi dispiace.»

 

Mi concede il tempo di baciarli sulla fronte, e spariscono in una nuvola. Buf.

Fine?

Il Dispari 20230918 – Redazione culturale DILA APS
Il Dispari 20230918 – Redazione culturale DILA APS

Capitolo dopo fine

A  Medea

1

Il piccolo bagliore nel cesto
di lumache
vinceva avvinghiato da
bolle
vischiose
profondi mongoli sonni.

2

Così Medea scoprì il suo
sesso
innaturale
fendendo sfregiando fra
panche
d’intimoriti
silenzi maciullati in urla.

3

Se invece fosti femmina
anima
aliena
the stardust melody show
inno
pacchiano
al mio ottuso incarnato destino.

A Vasco

1

A cavallo dell’orso
scimmiotta
la folla disseminata
nel prato di uno stadio
Ah Vasco!
tra fumo stellare
il verso del lupo nella steppa
Uhh Uhh Uhh.

2

Ritorna assassino
nell’ombra ballerina dei vincenti
il fallo abbandonato
nella doccia
Ah Vasco!
per uomini incerti
in teneri sguardi alla luna
Uhh Uhh Uhh.

3

Quando
un giorno avrai uno specchio
avrai due occhi
per ascoltare una canzone
in solitudine
Ah! Vasco
dimmi quel posto.
Io vengo.
Uhh Uhh Uhh

A VASCO E MEDEA

Ancora non si placa
l’eco
maledetta
del suo urlo
tra le braccia
rosse
bastardo.

Ancora non è fermo
il disco
uhh uhh uhh
la notte non è più
sicura
bambina.

Ancora non è sopita l’eco
indecente volteggio
sul letto acciottolato di Medea.

Scorrono nelle case
i volti
falsate riprese
sul palco rosso
del tiranno.
Oh Vasco!
Potessi credervi
sapessi illudervi!

Una volta in più Medea riconquista la sua verginità e Vasco il suo dominio.
Anche in questa occasione, invece, il mio lettore barbaramente assediato sconfitto distrutto, ridotto in catene, comprende che

Vivere insieme a me
hai ragione hai ragione te
non è mica semplice,
non lo è stato mai per me.” (Vasco Rossi)

Alla prossima.

“… e smettila di piangere…
siamo soli.” (Vasco Rossi)

Fine.

Un racconto di Bruno Mancini

ISBN 9781471081149, pagine 93, copertina morbida, A5 (148 x 210 mm), 14.00 €, acquistabile all’url:

 https://www.lulu.com/it/shop/bruno-mancini/per-aurora-volume-primo/paperback/product-29772m.html

Il Dispari 20230918 – Redazione culturale DILA APS

DILA

NUSIV

 

Il Dispari 20230925 – Redazione culturale DILA APS

Il Dispari 20230925 – Redazione culturale DILA APS

Il Dispari 20230925

Editoriale | Premiata Angela Maria Tiberi

Per dire la verità, voglio ammettere pubblicamente di essere stato molto dubbioso sulla opportunità di pubblicare questo editoriale.

Non avrei voluto firmarlo per una questione di riservatezza che mi spinge sempre (e quasi sempre di riesco) a restare piuttosto defilato dalle attività culturali che contribuisco a divulgare.

Però, in questo caso, mi è sembrato che avrei commesso un ingiusto torto nei confronti di Angela Maria Tiberi, strenua attivista dell’Associazione DILA APS, se avessi lasciata la firma della notizia in un vago anonimato.

Non mi sono sentito di non offrire il giusto risalto “editoriale” a quello che è stato uno dei più ambiti riconoscimenti poetici da lei ricevuti.

Comunque chiedo indulgenza a chi ritenga, comprensibilmente direi, trattarsi di una estrema forma di mancato controllo della mia vanità!

Sul sito ufficiale del Comune di Milano

https://www.comune.milano.it/-/area-p.-domenica-17-settembre-a-palazzo-marino-strade-di-poesia

si legge:

«Milano, 13 settembre 2023 – Nuova stagione in Aula Consiliare per “Area P. Milano incontra la poesia”.

Domenica 17 settembre, alle ore 10:30 a Palazzo Marino, appuntamento con Strade di poesia, a cura di Luigi Ruggeri, giunto alla decima edizione.

Lo scopo dell’iniziativa è di promuovere il valore della poesia come strumento di comprensione della realtà oltre che di condivisione sociale.

L’edizione di quest’anno vedrà la presentazione di alcune plaquette poetiche facenti parte della Collana “Amici di Gibran” dedicate al grande poeta, pittore e aforista libanese del quale quest’anno ricorre il 140° anniversario della nascita.

Ingresso libero fino a esaurimento posti.»

Ebbene, in tale prestigiosissimo contesto, nel Salone d’onore (oggi conosciuto come Salone dell’Alessi), Angela Maria Tiberi, Vicepresidente dell’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte DILA APS” ha ricevuto il Gran  Premio Speciale dal Presidente Luigi Ruggeri dell’Associazione Teatro Cultura Beniamino Joppolo di Patti, Sicilia, per la poesia dedicata al sottoscritto e inserita nella silloge “Indimenticabile” (Collana Amici di Gibran edizione MAGI) con copertina dell’artista Milena Petrarca.

 Infiniti auguri a lei e tanti complimenti a Milena Petrarca (pluri vincitrice in diverse edizioni del nostro Premio OTTO MILIONI).

La poesia premiata è stata:

Bruno Mancini

Uomo dolce e gentile,
navighi sulla tua barca lontana
dalla riva del mare
per dimenticare gli affanni
e riaccendere la speranza
dell’Amore che vibra
nei cuori umani stanchi
di orrori e tragedie
che la storia tramanda ai posteri
come la storia dell’orca assassina
affamata di sangue,
ma educata ai valori profondi
che solo l’uomo vigoroso
sa rispettare e donare
a chi odia senza ragione e pietà.

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Nel biglietto d’invito alla premiazione, con lo stemma del Comune di Milano – Area P MILANO INCONTRA LA POESIA – Strade di Poesia a cura di Luigi Ruggeri, troviamo scritto:

«Scopo dell’iniziativa “Strade di Poesia” giunta quest’anno alla 10^ Edizione è quello di promuovere il valore della poesia come strumento di comprensione della realtà oltre che di condivisione sociale.

L’edizione di quest’anno vedrà la presentazione di alcune plaquette poetiche facenti parte della Collana “Amici di Gibran” dedicate al grande poeta, pittore e aforista libanese

del quale quest’anno ricorre il 140° anniversario della nascita.

Le poesie dei poeti partecipanti al Tour poetico itinerante saranno, come sempre, veri e propri fiori poetici, vessilliferi di sapienza e verità, che affermano il valore della poesia e l’arte come voce di illuminazione, libertà e liberazione spirituale oltre che civile.

Si tratta di voci che non fatichiamo a considerare sapienziali perché scaturenti ad un’energia poetica che, a nostro avviso, deve essere esaltata e soprattutto diffusa.

Grazie a questa polifonia di voci ci è stato possibile mettere in connessione l’essenza della poesia contemporanea con gli stili e le poetiche di ognuno degli autori, per cui è possibile ad ogni scrittore, che vede il mondo con i propri occhi, creare la “sua poesia”, che a sua volta ci presenta il profilo intimo e profondo dell’autore che l’ha scritta.

Ognuno di loro è artefice della bellezza della vita avvolta dai profumi che ciascuna stagione porta con sé.

Ognuno di loro è spettatore del nascere e del morire del giorno, dell’abbraccio di un bambino, del sorriso, del pianto. Ognuno di loro è “passato”, “presente”, “futuro”, incedere delle stagioni nel tempo, di modo che le espressioni artistiche di questo Volume Antologico possano avvicinare la poesia a un pubblico differenziato; con una ricchezza di temi e di spunti, quali: il dolore, la morte, l’amore, la fede, che rendono “vive”, in chi legge, le stesse emozioni.

Grazie a loro possiamo offrire un contributo alla formazione spirituale e morale della Nazione, sicuri di poter carpire e far nostra la bellezza della varietà dell’Universo e comprendere il loro parlare fantastico, nel viaggio verso l’”Isola” dei “valori” che rappresenta la letteratura dell’anima di questi splendidi poeti del terzo millennio.

Da quest’anno Strade di Poesia ha cercato di sviluppare il connubio con la Narrativa sia essa come Romanzo o indagine sociologica, che come testimonianza storica.

Quest’anno è prevista la presenza della scrittrice Rita Coruzzi e del giornalista Giammarco Menga che si intratterranno brevemente con noi per parlare dei due libri editi: “La Giudicessa. Storia di Eleonora di Arborea” e “Un gioco da ragazzi” per testimoniare il rapporto forte con la poesia.

Due realtà: la storia che per Aristotele dalla poesia può trarre alimento filosofico e il gioco del calcio che per Pasolini, era addirittura “l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo”.»

Palazzo Marino (el Marin in dialetto milanese), costruito tra il 1557 ed il 1563 su progetto dell’architetto perugino  Galeazzo Alessi, è un palazzo nobiliare di Milano.

Molti scultori della Fabbrica del Duomo parteciparono attivamente alla realizzazione degli intagli del palazzo.

Venne acquistato dallo Stato nel 1781, divenendo, all’indomani dell’Unità d’Italia, la sede centrale del Comune di Milano.

L’acquisto del palazzo da parte del comune coincise con la demolizione dell’isolato posto tra il palazzo e la Scala e l’apertura della nuova Piazza della Scala.

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Il Dispari 20230918

Il Dispari 20230918 – Redazione culturale DILA APS
Il Dispari 20230918 – Redazione culturale DILA APS

VASCO E MEDEA

Parte seconda

Capitolo G

[… ]

Lasciargli sul corpo e nella mente i segni squassanti di una passione artificiale, artatamente impudica e violenta, tenera e vendicativa, ponendo in un solo amplesso tutti i registri delle sue esperienze, tutta la prorompente eccessiva sfacciata bellezza del suo corpo di donna non

più bambina, i giochi estremi di mani esperte di labbra avvampate di pelle di luna, tenerezze ossessioni, morbidezze stupori, in una altalena di grida e di sussurri che per anni la sua mente aveva elaborato, posizionato, montato come in un film con arte e per vendetta modulato come lo sguardo di una tigre.

Se invece fosti femmina
anima
aliena
the stardust melody show
inno
pacchiano
al mio ottuso incarnato destino

Un colpo di tamburo di Max Roach.

Capitolo H

Il segreto dei sapori non riduce il piacere di un gustoso manicaretto.

Una donna, presente con discrezione negli anni passati della mia vita, guarniva gli arrosti bruciati con un trito di capperi ulive nere e bacche di mirto affondate in brandy di pessima qualità.

Bistecca stupenda.

Il massimo al lume di candela.

Anzi il massimo del massimo guardando Adriano Celentano in un suo spettacolo televisivo.

Lo dico con molta ignoranza e senza allegria.

Se il segreto dei sapori non riduce il piacere di un gustoso manicaretto…

… (Se)…

… il dubbio di una azione non condiziona l’emotività di una partecipazione attiva.

Un’altra donna, più giovane, che mi pestava i piedi per farsi baciare gli occhi, scopriva di notte, forse dormendo, forse, le tonde colline di sabbia del Sahara a sbalzo sul fondo della sua schiena.

Ancora più bello quando il lume acceso vi abbozzava chiari scuri in movimento.

Stupendo ogni volta che Cicciolina compariva nella storiella del film notturno sul canale 9870000.

Se il dubbio di una azione non condiziona l’emotività di una partecipazione attiva…

… (Se)…

… il segreto della verità è l’inganno della forza.

Vasco non disse mai la verità.

Medea non seppe mentire.

Il segreto della verità nasce dentro noi, a chi di più a chi meno, come i peli sul corpo.

In età diverse…

… di varia intensità…

… discontinui per sesso e per radici.

I peli sul corpo, barba, baffi, capelli, ciglia, sopracciglia, ascelle, pube, torso, petto, dita, culo, cosce, gambe, nuca, naso, orecchie, forse dimentico, sì dimentico cuore, stomaco, ed allora aggiungo anima e cervello.

Qualcuno li toglie, altri li ignorano.

La prima donna che, spavalda, tentò di vivere nella mia casa, li gratificava di affettuose attenzioni.

Vasco non sapeva mentire.

Medea amava i forti.

La mia prima donna, spavalda, aveva bellissimi capelli.

«Due coyote contemporaneamente Uhhh Uhhh per due minuti quasi senza prendere fiato. Incredibile.

Più lungo dell’ululato del coyote nel film “Oltre le ombre rosse”, quando Ellor Queen esce dal coma procurato dall’agguato per rapina che ha visto morire la sua amata Annì (Mary Vorter), e si sente pronto ad iniziare la caccia ai delinquenti criminali. Dura un minuto.

Non mi sbaglio.

Un minuto secco.

In nessun film ne avevo mai sentito uno simile al loro.

Quasi due minuti.

Insieme.

Se devo dare credito alla mia esperienza quel doppio Uhhhh…

… Uhhhhh mugolato da entrambi contemporaneamente poteva solo significare la fine di una verginità, e vista la posizione… dicono a pecora, a pecora e caprone, a cagna e cane, a cavallona… dicono i giornali: sesso contro natura, innaturale io dico, allora, allora io faccio il vigile notturno, di queste cose ne capisco.

Poi il silenzio, il mio silenzio, uno dei miei silenzi… fino a quando giunse Benna Nera.»

«Forse udendomi arrivare, lo sapete faccio molto rumore, si erano nascosti aspettando che passassi.

Forse esausti da quel doppio Uhhhh Uhhhh che dice Manson Red si erano appisolati, che ne so, certo non li ho visti in mezzo a tutte quelle schifezze, voglio dire non si distinguevano tra quelle masserizie.
Luce niente, nemmeno un lampione per cento metri, finestre aperte nessuna, figuriamoci, sono anni che il vecchio palazzo è disabitato, c’è solo il vecchio, non mi ricordo come si chiama, il custode…»

«Attilio?»

«Sì Attilio proprio lui. Le luci non le accende nemmeno a Natale, e non è perché dorme!
No, di notte va avanti e indietro lungo il viale, conosce tutte le pietre, i fossi, le radici, le tane dei topi, e va avanti e indietro per ore al buio, dal pollaio al cancello, dal cancello al muro rotto, e così e così e così.
Come se aspettasse.
Mai capito chi.
Mai arrivato nessuno.
Cioè non c’era nessuna luce di nessun tipo, nemmeno la luna, controllate, quella notte non era una notte di luna, allora come potevo vederli con quelle due lucette ai lati del mezzo, non servano a niente, solo a segnalarne la sagoma, io vado perché conosco le strade, allora come potevo vederli e come potevo pensare che stavano nell’immondizia silenziosi e fermi?
Così è successo.
Con la benna.
La benna, sì la parte sporgente del mio mezzo, quella specie di cucchiaio gigante posto avanti alla pala meccanica, una coppiglia, volendo posso farne un disegno.
Lo sapete serve a rimuovere i rifiuti, l’immondizia, calcinacci, tronchi d’albero, macigni, è tremenda non si ferma davanti a nessun ostacolo, basta un colpo e bang come un timbro gigantesco schiaccia tutto.
Ad agosto c’era una carretta di auto abbandonata, ci credete con un colpo la ho schiacciata di mezzo metro, con il secondo era poco più alta di una lavatrice, e con il terzo pronta ad essere caricata sul camion.
Poteva capitare a tutti, a me come a lui o come a loro.
Così è successo.
Con la benna.
Ho messo la prima ho accelerato al massimo ho alzato la benna per scamazzare l’immondizia e poi l’ho abbassata di colpo, con forza e la benna li ha…»

«Signori è l’ora del flambè».

Il Dispari 20230918 – Redazione culturale DILA APS
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Capitolo I

Posso affermare che avevano entrambi trovato ciò che veramente cercavano.

Al di là dei feticci ossessivi e dei ritorni al passato.

Per una volta, l’ultima, oltre le disperate solitudini.

La radio, il disco, gli uomini con la camicia rossa, i russi in Ungheria, il cancello con volute di ferro battuto, i loro nomi, Vasco, Medea: altari di false devozioni, patiboli di sacrifici insensati.

Mentre Benna Nera muoveva la pala meccanica, per Vasco rifioriva la sua donna abbandonata, piena di seduzione, dal passato misterioso, sua, donna, intrigante, fascinosa, e lei si aggrappava al suo amore totale, dedicato unico inossidabile, si appagava con una trasgressione voluta, voluta con tutte le forze, in uno stupefacente protagonismo sfacciato.

Stupire.

Medea e Vasco due individui semplici nelle azioni, due tipi particolari superando le apparenze.

La dama senza età seduta al mio fianco, né bella né brutta, né dolce né bassa, né alta e neppure cattiva, Aurora, chiamata da tutti “SIGNORA” guarda le mie mani colme di carte, di fotografie e di nastri registrati.

«Confondi» mi dice «sapere e sentire.
Misceli tutto perdendo, in un amalgama da sabbie mobili, il senso del vero e del falso, finzione e realtà.
Così è la vita, non te ne faccio colpa, da sempre arruffona, di comica indulgenza e di sfrenate accuse.
Vasco e Medea.
Tu la vali.
Io no.
Finzione e realtà come Aurora e Signora, nel regno del mio pensiero trovano luoghi diversi per rendersi eterni.
Mi dispiace.»

 

Mi concede il tempo di baciarli sulla fronte, e spariscono in una nuvola. Buf.

Fine?

Il Dispari 20230918 – Redazione culturale DILA APS
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Capitolo dopo fine

A  Medea

1

Il piccolo bagliore nel cesto
di lumache
vinceva avvinghiato da
bolle
vischiose
profondi mongoli sonni.

2

Così Medea scoprì il suo
sesso
innaturale
fendendo sfregiando fra
panche
d’intimoriti
silenzi maciullati in urla.

3

Se invece fosti femmina
anima
aliena
the stardust melody show
inno
pacchiano
al mio ottuso incarnato destino.

A Vasco

1

A cavallo dell’orso
scimmiotta
la folla disseminata
nel prato di uno stadio
Ah Vasco!
tra fumo stellare
il verso del lupo nella steppa
Uhh Uhh Uhh.

2

Ritorna assassino
nell’ombra ballerina dei vincenti
il fallo abbandonato
nella doccia
Ah Vasco!
per uomini incerti
in teneri sguardi alla luna
Uhh Uhh Uhh.

3

Quando
un giorno avrai uno specchio
avrai due occhi
per ascoltare una canzone
in solitudine
Ah! Vasco
dimmi quel posto.
Io vengo.
Uhh Uhh Uhh

A VASCO E MEDEA

Ancora non si placa
l’eco
maledetta
del suo urlo
tra le braccia
rosse
bastardo.

Ancora non è fermo
il disco
uhh uhh uhh
la notte non è più
sicura
bambina.

Ancora non è sopita l’eco
indecente volteggio
sul letto acciottolato di Medea.

Scorrono nelle case
i volti
falsate riprese
sul palco rosso
del tiranno.
Oh Vasco!
Potessi credervi
sapessi illudervi!

Una volta in più Medea riconquista la sua verginità e Vasco il suo dominio.
Anche in questa occasione, invece, il mio lettore barbaramente assediato sconfitto distrutto, ridotto in catene, comprende che

Vivere insieme a me
hai ragione hai ragione te
non è mica semplice,
non lo è stato mai per me.” (Vasco Rossi)

Alla prossima.

“… e smettila di piangere…
siamo soli.” (Vasco Rossi)

Fine.

Un racconto di Bruno Mancini

ISBN 9781471081149, pagine 93, copertina morbida, A5 (148 x 210 mm), 14.00 €, acquistabile all’url:

 https://www.lulu.com/it/shop/bruno-mancini/per-aurora-volume-primo/paperback/product-29772m.html

Il Dispari 20230918 – Redazione culturale DILA APS

Il Dispari 20230911

Il Dispari 20230911 – Redazione culturale DILA APS
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TINA BRUNO |UNA PAGINA RITROVATA

seconda parte

La prima parte è stata pubblicata il 16 gennaio.

Lina dotata di un carisma eccezionale si rese conto che qualcosa non andava, non sapeva che cosa pensare, che cosa fosse accaduto al suo Edoardo o Edo come osava chiamarlo, sin dall’adolescenza.

La mamma assorta nelle pulizie della casa non prestò attenzione a quella brutta interruzione musicale, mentre Lina, con spirito combattivo fece di tutto per farle capire che qualcosa, senz’altro, era accaduto a Edoardo.

Cosa!

Dopo quindici minuti la mamma udì bussare alla porta, si avviò ad aprirla e con grande sorpresa si trovò davanti Edo.

La donna, meravigliata e felice, cercò in tutti i modi di contenere il suo entusiasmo, mentre il ragazzo stanco e ansimante per la corsa, prima di spiegare il motivo per cu si trovava lì, chiese di sedersi e di avere, per favore, un bicchiere d’acqua.

Riacquistate le forze andò a fare compagnia a Lina che nel vederlo si agitò tanto.

«Allora come stai? Era da molto tempo che volevo venire a trovarti, ma mi mancava il coraggio, inoltre, pensavo che tu non volessi vedermi.

Io non ho trascorso un giorno senza pensarti, senza rivederti nei miei sogni, e mi lasciavo andare senza combattere o per lo meno venirti a trovare, non più come fidanzato, ma come amico, cosa che non accettavo.

Non mi sono mai rassegnato a perderti e custodivo questo segreto soltanto in cuor mio. ogni tanto prendevo l’album delle nostre foto e lo sfogliavo, non volevo starti lontano, anche se le tue scelte, diverse dalle mie, non m’impedivano di amarti.

Io ti amo più di prima e non riesco a innamorarmi di nessun’altra donna.

Adesso, però, basta parlare dei miei sentimenti e andiamo a spiegare il motivo per cuoi sono qui da te.

Oggi, verso le 13.00, ero seduto nel mio panda giallo, e qui apro una parentesi: (nonostante i km abbiano superato il programma di corsa, non l’ho sostituito. La ricordi?), e, per giunta, ero parcheggiato in doppia fila.

Il parcheggio vicino a casa tua era tutto occupato da auto in sosta, sembrava un grande tappeto multicolore.

Oggi, poco m’importava che i vigili stilassero la multa di fronte al coraggio di dimostrarti il mio amore.

Ho interrotto bruscamente la melodia perché mio padre tornando a casa dall’ospedale presso il quale presta servizio passandomi accanto con la sua auto, mi dice “Ti ho portato la rivista scientifica nella quale è descritta la grande scoperta del momento, leggila e, poi, dimmi che cosa ne pensi.”  Aggiunge “Fai bene a suonare per la tua cara Lina. La musica, a volte, aiuta anche i malati in stato comatoso a risvegliarsi.”

Ci salutiamo, do una letta alla rivista e corro da te.

Come ben sai, la ricerca dopo aver affermato che i sintomi della SLA possono essere simili a quelli di una larga varietà di altre malattie o disordini più trattabili, e che vanno eseguiti test appropriati per escludere altre malattie, ha utilizzato l’elettromiografia come tecnica di registrazione particolare che rileva l’attività elettrica provocata o spontanea nei muscoli, identificando tre proteine che si trovano nel liquor cefalorachidiano a concentrazioni significativamente inferiori nei pazienti affetti da SLA rispetto a quelle che si trovano nelle persone sane.

Un indice accurato al 95% per la diagnosi di SLA

Questi sono i primi marcatori biologici disponibili per la diagnosi di questa malattia e potrebbero essere strumenti per confermare o negare la diagnosi di SLA, quindi, mentre per le procedure diagnostiche attuali, il tempo medio che trascorre dall’insorgenza dei sintomi alla diagnosi è di circa dodici mesi, la ricerca di cui si parla, indicando marcatori diagnostici specifici, aiuta i sanitari a emettere diagnosi precoci capaci di migliorare attraverso le cure farmacologiche e le terapie fisiche il loro stato.

Questo è quanto riporta la rivista.

Come vedi la ricerca va avanti, quindi, possiamo ben sperare.»

Il Dispari 20230911 – Redazione culturale DILA APS
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Dalla raccolta “La sagra del peccato” di Bruno Mancini

Il Dispari 20230911 – Redazione culturale DILA APS
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Una poesia dedicata alle vittime della strage dell’11 settembre 2001

Dalla raccolta “La sagra del peccato” di Bruno Mancini

Le ombre, per vivere

1

Le luci della
lelu  cide  lla fe  sta
nessuno vuole questo
Due isole
due  is  ole
è un gioco stupido
Tu e Capri
tue  ca  pri
esperienze estreme
Sconosciute
scono  sciu  te
due ombre ingarbugliate.

2

L’entrata alla valle
dei sogni
il vezzo adulto di
ricordare
l’allegra sinfonia
priva di note
il boa era anche
un guanciale
sapessi quante rondini
non tornano
squarciava il mare
un elicottero
nemmeno un giorno
ti ho pensata
io mostro il primo
livido

3

Quando sarà l’11 settembre
non venite a dormire nel mio letto..
Sorpresi Giulia che volava
a braccia aperte
a gambe aperte
a bocca aperta
e se gridava gridava fumo
e se piangeva
e se pregava
e se pensava

e se moriva mancava poco.
(Poesia tratta da “La sagra del peccato” – Bruno Mancini)

La poesia “Le ombre, per vivere” dedicata alle vittime della strage dell11 settembre 2001 nella traduzione della poetessa pittrice italo americana Pamela Allegretto Franz

Le ombre, per vivere

The shadows, live on

1

The party lights
thepa rtyli gh ts
no one wants
Two islands
two isl ands
it’s a foolish game
You and Capri
youand ca pri
extreme encounters
Strangers
stra ng er s
Two bewildered shadows.

2

The entrance to the valley
of dreams
the mature habit to
remember
spirited symphony
deprived of notes
the buoy was also
a pillow
it knew how many swallows
don’t return
a helicopter sliced open
the sea
not even one day
did I think of you.
I reveal the first
bruise.

3

When September 11th arrives
don’t come to sleep in my bed.
I surprised Giulia, who flew
with arms open
legs apart
mouth agape
and if she was screaming, she screamed smoke
and if she was crying
and if she was praying
and if she was thinking

And if she was dying little was lost.

 

LE OMBRE, PER VIVERE
Tradotta in lettone da Liga Sarah Lapinska
ĒNAS, LAI DZĪVOTU

1
Gaismas
svēt ku gais mas
neviens to nav gribējis.
Divas salas
divas sa las.

Tu un Kapri
tuun Ka pri
sevišķas pieredzes
nepazīstamas
nepa zīstamas
divas ēnas, apmulsušas.

°———°———°———

2

Iekļūstot sapņu tālēs
Kāds glāsts,ko atminēt
Stauja simfonija
bez notīm.

Boa bija arī spilvens
ja tu zinātu,cik daudz bezdelīgu
neatgriežas
jūrā trāpījis helikopters
nevienu dienu
tu neiedomāji
es rādu tev pirmo zilumu.

°———°———°———

3

Kad būs 11.septembris
nenāciet gulēt manā gultā.
Toreiz Džūlija lidoja
atplestām rokām
atplestām kājām
atplestu muti
un kliedza,kliedza,kliedza
un,ja raudāja
un,ja lūdza
un,ja nu domāja

I link ad alcuni video realizzati con letture della poesia “Le ombre, per vivere” dedicata da Bruno Mancini alle vittime della strage dell11 settembre 2001

Legge Antonio Mencarini con Opere pittoriche di Francesco Ottobre

https://youtu.be/zPdhVRAebA8

Legge Lucia D’Ambra 

https://youtu.be/JqAJe4AaNIg

Legge Antonio Mencarini

https://youtu.be/D9N5YsXqtCY

Bruno Mancini poesie: “Ta ta tata” Nicola Pantalone – “Le ombre” “E sento” “Sono quella” Lucia D’Ambra

https://youtu.be/gkAFvdaGDGs

Le ombre per vivere – Poesia di Bruno Mancini da “La Sagra del peccato”- Legge Lucia D’ambra

https://youtu.be/NrqYT0z0Tok

Il Dispari 20230911 – Redazione culturale DILA APS
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https://www.emmegiischia.com/wordpress/traduzioni-poesie/

Poesia di Bruno Mancini “Le ombre per vivere”

Legge Antonio Mencarini con Opere pittoriche di Francesco Ottobre

Legge Lucia D’Ambra 

Legge Antonio Mencarini

Bruno Mancini poesie: “Ta ta tata” Nicola Pantalone – “Le ombre” “E sento” “Sono quella” Lucia D’Ambra

Le ombre per vivere – Poesia di Bruno Mancini da “La Sagra del peccato”- Legge Lucia D’ambra

Il Dispari 20230904

Il Dispari 20230904 – Redazione culturale DILA APS
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VASCO E MEDEA
PARTE SECONDA

Capitolo F

«Ha mai portato via qualcosa?»
«Solo una volta. Una busta. Pareva un biglietto d’auguri.
E non mi sbaglio.»

Spostare tutto quanto gli impedisce di prenderlo, toccarlo, impossessarsene.
Azione non agevole, sia per il buio quasi totale, sia per l’intrigo dei rami secchi e graffianti.
È questa la perversione che Manson sta descrivendo e che rapisce Vasco, il tiranno della sua mente, la mania, la forza che lo opprime, il buio della sua coscienza, il nettare di giorni, notti, ore, minuti, di ogni respiro e per tutti i suoi pensieri.
Risalire, attraverso gli oggetti ritrovati nelle scorribande notturne, alla vita intima dei proprietari così da impadronirsene.
La sedia poltrona trono con alto schienale di bambù intrecciato è la fatica dei tagliatori indiani, le dita spezzate dal machete e le ossa gonfie di artrite; è il fumo denso ed umido necessario a curvare i rami per crearne la struttura respirato dalle donne seminude e dai bambini scalzi; è l’ammirazione invidia della commessa del negozio di mobili, di ritorno a sera nel monolocale diviso con la figlia del facchino; è la nonna tra due cuscini accanto al camino, sola, nella casa piena di ninnoli; è la vita di loro tutti che fluisce docile nella sua mente, rifocillandola.
Fare suo l’anima e il cervello di gente sconosciuta ed ignara.
Lo specchio: cornice di legno intarsiato con quattro forme sporgenti agli angoli prive di apparenti significati.
Grande quanto una finestra.
Una donna, solo per una donna.
Magnifica, eclatante, luminosa.
La regina Brunilde delle case popolari.
Poggiato con delicatezza, senza un graffio, adagiato ad un cumulo di scatole di cartone colme di indumenti una volta sgargianti, modellati per attrarre, indurre in tentazione.
Per Vasco un lungo sogno ad occhi aperti.
Brunilde sconfitta da Biancaneve.
Francesca contro Daniela.
Chi può sapere a quali limiti di follia immaginativa sia giunto il suo includersi, incunearsi, permeare quelle creature sconosciute, quelle fonti di miraggi feticisti?
Una notte di capodanno, mentre i leoni gli ballavano in testa ed il vino e lo spumante gliela facevano girare, si era affacciato al davanzale della finestra sommersa in un turbinio di fuochi artificiali da sbarco in Normandia.
Cinesi, coreani, napoletani veraci, i botti partivano e giungevano da ogni direzione, ed intendo non solo da destra e da sinistra ma anche dal basso e dall’alto.
Finanche una specie di pallone aerostatico chi sa come ancorato e con quale sistema attivato, produceva luccicanti interferenze sugli incendi artificiali e sui fumogeni pastosi ed ammantanti che venivano schizzati da strumenti di folclore tra i più strani e bizzarri.
Vasco, non sapeva neanche più il suo nome.
Volgeva lo sguardo verso la curva in cui la strada piegava ad angolo retto e sotto i bagliori dei fuochi artificiali, accanto ai due bidoni dell’immondizia stazionati pochi metri prima della curva, credeva di vedere un oggetto conosciuto.
L’orologio a pendolo.
Vasco guardava una cassetta di legno piena di residui di frutta e foglie di verdure, assalito dai leoni la fissava fino ad attendere il nuovo scoppio di un lampo, e gli appariva come l’orologio della vecchia villa con la apertura sportello incardinata con il miccione di bronzo lavorato a mano, il vetro in parte opacizzato decorato da disegni di uccelli in volo, il centro rotondo trasparente per le due lancette.
Ed esse erano davvero a forma di sottili alabarde.
Dlondlon.
I leoni, il vino, lo spumante, la penna, anche la birra.
Scese ad abbracciarla.
La cassetta con le bucce di banana, i fondi di ananas, i torsoli di cavolfiore.
Medea non capiva.
Medea non leggeva i pensieri.
Indecente?
Innocuo?
Certo con il pudore di una solitudine silenziosa.
Trasferire vite altrui nella propria esistenza tramite la spazzatura!
Ma questa notte è speciale.
Questa notte, sa bene di mettere in gioco anche la propria esistenza.
Con la rottura definitiva di ciò che ha di più caro.
Medea.
L’amore.
Ma questa è la notte.
Questa notte è tornato per salvare.
Salvarsi.
Impedire che l’icona della sua gioventù sia distrutta, tritata, maciullata, incenerita, insieme a cumuli di immondizia anonima.
Sul muro di cinta limitrofo ad uno dei cassonetti non è poggiato una radio giradischi degli anni cinquanta.
Non per Vasco.
È la radio del 4 Novembre 1956, e poggiato sul piatto, impolverato, graffiato, c’è il suo primo disco a 45 giri.
Un disco che la puntina di marca Medea aveva solcato e solcato fino a conoscerne ogni abrasione, tutte le rughe, quasi da sempre.
Sul muro giace abbandonata la sua giovinezza.
Dalla catena di eventi immaginari prodotta dalla sua veterana esperienza, dalla visione che gli appare sospinta dai suoi ricordi, dalla coincidenza del nome del cantante e della marca della puntina, dal parallelismo di intenti dei due personaggi visti nella sua ottica dello “Stupore”, dall’ormai quasi certo fallimento del rapporto sentimentale per questa ulteriore fuga notturna, come una Medea…
più di una Medea…
si sente sconfitto, sconvolto, profanato, e come ogni Medea…
più di ogni Medea…
vuole distruggere il suo passato attraverso la sopraffazione del frutto del suo amore, profanandosi.
La mia birra è diventata calda, il gelato di fragola e limone della donna al mio fianco, Aurora, si è sciolto.
La donna guascona, come per aprire una porta, effettua un breve spostamento della mano destra verso l’esterno del suo corpo e come in seguito ad un ordine od una magia le luci si spengono, al posto del pianoforte suona un contrabbasso pizzicato nel tipico accompagnamento jazzistico, sul fondo della sala al di qua dello specchio, immobile davanti al cancello di ferro battuto con volute arabesche, appare Medea.

1
Il piccolo bagliore nel cesto
di lumache
vinceva avvinghiato da
bolle
vischiose
profondi mongoli sonni.

Il Dispari 20230904 – Redazione culturale DILA APS
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Parte seconda
Capitolo G

Medea, nascosta, guarda…
«Eppure è sempre favolosa.
Un incanto.
Una favola.
Sembrava una regina tanto era bella e profumata, pareva la ragazza copertina di Play Boy tanto era scollacciata e provocante.
Il suo profumo mi è rimasto addosso per due giorni, è quasi passato un anno ed ancora non ho dimenticato un neo, uno, della sua pelle.
Eppure non è durato che un’ora…»
…anche lei ha deciso di stracciare le ultime titubanze per riprendere la bellezza della sfida recandosi dove lo aveva visto durante la passeggiata…
«… eppure ne cucino di patatine fritte di Hamburger e crauti e cipolle.
Eppure dopo due giorni l’avevo ancora nel naso.
Non so da dove veniva.
Se fumavo, la sigaretta era profumata di lei.
Il gilet rosso che solitamente adopero come abbigliamento di servizio (è il colore migliore per nascondere le macchie di ketchup e gli schizzi dei salsicciotti che preparo di notte nel mio camper hot dog), il gilet ed il grembiule erano inutilizzabili, tanto e tanto profumati e…»
…Quanti uomini con la camicia rossa aveva avvicinato mostrando l’esca di un seno appena velato, e sempre accantonati dopo un’ora e…
«… fu lei, poggiando la mano sul piano di lavoro per sostenere l’impatto delle mie sbattute vorticose, a venire in contatto con il wurstel pronto ad essere cucinato, lo pose nella mia mano destra ed accompagnò, con chiari cenni di voluttà, il movimento dell’introduzione tra i peli ormai scompigliati della sua parte intima. Eppure la melanzana la bottiglia di birra, tutto quanto era possibile, lei prese tutto, proprio…»
Quante volte aveva ripetuto il gesto di stringerli fino al dolore!
Il sussurro del primo inganno. Nessuno…
«…TUTTO.
Due colpi, e via per terra schiacciati come serpenti.
Un casino.
Una grande casinata.
Un odore bellissimo, eppure un odore di femmina bruciata, ma poco adatto a fare da contorno ai cibi grezzi e popolari della mia cucina.
Un panino alla violetta? Ciclamino?»
… nel suo segreto.
Nessuno nella violenza del suo ricordo.

Il Dispari 20230904 – Redazione culturale DILA APS
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Prosegue lunedì prossimo
ISBN 9781471081149, pagine 93, copertina morbida, A5 (148 x 210 mm), 14.00 €, acquistabile all’url:
https://www.lulu.com/it/shop/bruno-mancini/per-aurora-volume-primo/paperback/product-29772m.html

Il Dispari 20230904 – Redazione culturale DILA APS
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DILA

NUSIV

 

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Il Dispari 20230918

Il Dispari 20230918 – Redazione culturale DILA APS
Il Dispari 20230918 – Redazione culturale DILA APS

VASCO E MEDEA

Parte seconda

Capitolo G

[… ]

Lasciargli sul corpo e nella mente i segni squassanti di una passione artificiale, artatamente impudica e violenta, tenera e vendicativa, ponendo in un solo amplesso tutti i registri delle sue esperienze, tutta la prorompente eccessiva sfacciata bellezza del suo corpo di donna non

più bambina, i giochi estremi di mani esperte di labbra avvampate di pelle di luna, tenerezze ossessioni, morbidezze stupori, in una altalena di grida e di sussurri che per anni la sua mente aveva elaborato, posizionato, montato come in un film con arte e per vendetta modulato come lo sguardo di una tigre.

Se invece fosti femmina
anima
aliena
the stardust melody show
inno
pacchiano
al mio ottuso incarnato destino

Un colpo di tamburo di Max Roach.

Capitolo H

Il segreto dei sapori non riduce il piacere di un gustoso manicaretto.

Una donna, presente con discrezione negli anni passati della mia vita, guarniva gli arrosti bruciati con un trito di capperi ulive nere e bacche di mirto affondate in brandy di pessima qualità.

Bistecca stupenda.

Il massimo al lume di candela.

Anzi il massimo del massimo guardando Adriano Celentano in un suo spettacolo televisivo.

Lo dico con molta ignoranza e senza allegria.

Se il segreto dei sapori non riduce il piacere di un gustoso manicaretto…

… (Se)…

… il dubbio di una azione non condiziona l’emotività di una partecipazione attiva.

Un’altra donna, più giovane, che mi pestava i piedi per farsi baciare gli occhi, scopriva di notte, forse dormendo, forse, le tonde colline di sabbia del Sahara a sbalzo sul fondo della sua schiena.

Ancora più bello quando il lume acceso vi abbozzava chiari scuri in movimento.

Stupendo ogni volta che Cicciolina compariva nella storiella del film notturno sul canale 9870000.

Se il dubbio di una azione non condiziona l’emotività di una partecipazione attiva…

… (Se)…

… il segreto della verità è l’inganno della forza.

Vasco non disse mai la verità.

Medea non seppe mentire.

Il segreto della verità nasce dentro noi, a chi di più a chi meno, come i peli sul corpo.

In età diverse…

… di varia intensità…

… discontinui per sesso e per radici.

I peli sul corpo, barba, baffi, capelli, ciglia, sopracciglia, ascelle, pube, torso, petto, dita, culo, cosce, gambe, nuca, naso, orecchie, forse dimentico, sì dimentico cuore, stomaco, ed allora aggiungo anima e cervello.

Qualcuno li toglie, altri li ignorano.

La prima donna che, spavalda, tentò di vivere nella mia casa, li gratificava di affettuose attenzioni.

Vasco non sapeva mentire.

Medea amava i forti.

La mia prima donna, spavalda, aveva bellissimi capelli.

«Due coyote contemporaneamente Uhhh Uhhh per due minuti quasi senza prendere fiato. Incredibile.

Più lungo dell’ululato del coyote nel film “Oltre le ombre rosse”, quando Ellor Queen esce dal coma procurato dall’agguato per rapina che ha visto morire la sua amata Annì (Mary Vorter), e si sente pronto ad iniziare la caccia ai delinquenti criminali. Dura un minuto.

Non mi sbaglio.

Un minuto secco.

In nessun film ne avevo mai sentito uno simile al loro.

Quasi due minuti.

Insieme.

Se devo dare credito alla mia esperienza quel doppio Uhhhh…

… Uhhhhh mugolato da entrambi contemporaneamente poteva solo significare la fine di una verginità, e vista la posizione… dicono a pecora, a pecora e caprone, a cagna e cane, a cavallona… dicono i giornali: sesso contro natura, innaturale io dico, allora, allora io faccio il vigile notturno, di queste cose ne capisco.

Poi il silenzio, il mio silenzio, uno dei miei silenzi… fino a quando giunse Benna Nera.»

«Forse udendomi arrivare, lo sapete faccio molto rumore, si erano nascosti aspettando che passassi.

Forse esausti da quel doppio Uhhhh Uhhhh che dice Manson Red si erano appisolati, che ne so, certo non li ho visti in mezzo a tutte quelle schifezze, voglio dire non si distinguevano tra quelle masserizie.
Luce niente, nemmeno un lampione per cento metri, finestre aperte nessuna, figuriamoci, sono anni che il vecchio palazzo è disabitato, c’è solo il vecchio, non mi ricordo come si chiama, il custode…»

«Attilio?»

«Sì Attilio proprio lui. Le luci non le accende nemmeno a Natale, e non è perché dorme!
No, di notte va avanti e indietro lungo il viale, conosce tutte le pietre, i fossi, le radici, le tane dei topi, e va avanti e indietro per ore al buio, dal pollaio al cancello, dal cancello al muro rotto, e così e così e così.
Come se aspettasse.
Mai capito chi.
Mai arrivato nessuno.
Cioè non c’era nessuna luce di nessun tipo, nemmeno la luna, controllate, quella notte non era una notte di luna, allora come potevo vederli con quelle due lucette ai lati del mezzo, non servano a niente, solo a segnalarne la sagoma, io vado perché conosco le strade, allora come potevo vederli e come potevo pensare che stavano nell’immondizia silenziosi e fermi?
Così è successo.
Con la benna.
La benna, sì la parte sporgente del mio mezzo, quella specie di cucchiaio gigante posto avanti alla pala meccanica, una coppiglia, volendo posso farne un disegno.
Lo sapete serve a rimuovere i rifiuti, l’immondizia, calcinacci, tronchi d’albero, macigni, è tremenda non si ferma davanti a nessun ostacolo, basta un colpo e bang come un timbro gigantesco schiaccia tutto.
Ad agosto c’era una carretta di auto abbandonata, ci credete con un colpo la ho schiacciata di mezzo metro, con il secondo era poco più alta di una lavatrice, e con il terzo pronta ad essere caricata sul camion.
Poteva capitare a tutti, a me come a lui o come a loro.
Così è successo.
Con la benna.
Ho messo la prima ho accelerato al massimo ho alzato la benna per scamazzare l’immondizia e poi l’ho abbassata di colpo, con forza e la benna li ha…»

«Signori è l’ora del flambè».

Il Dispari 20230918 – Redazione culturale DILA APS
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Capitolo I

Posso affermare che avevano entrambi trovato ciò che veramente cercavano.

Al di là dei feticci ossessivi e dei ritorni al passato.

Per una volta, l’ultima, oltre le disperate solitudini.

La radio, il disco, gli uomini con la camicia rossa, i russi in Ungheria, il cancello con volute di ferro battuto, i loro nomi, Vasco, Medea: altari di false devozioni, patiboli di sacrifici insensati.

Mentre Benna Nera muoveva la pala meccanica, per Vasco rifioriva la sua donna abbandonata, piena di seduzione, dal passato misterioso, sua, donna, intrigante, fascinosa, e lei si aggrappava al suo amore totale, dedicato unico inossidabile, si appagava con una trasgressione voluta, voluta con tutte le forze, in uno stupefacente protagonismo sfacciato.

Stupire.

Medea e Vasco due individui semplici nelle azioni, due tipi particolari superando le apparenze.

La dama senza età seduta al mio fianco, né bella né brutta, né dolce né bassa, né alta e neppure cattiva, Aurora, chiamata da tutti “SIGNORA” guarda le mie mani colme di carte, di fotografie e di nastri registrati.

«Confondi» mi dice «sapere e sentire.
Misceli tutto perdendo, in un amalgama da sabbie mobili, il senso del vero e del falso, finzione e realtà.
Così è la vita, non te ne faccio colpa, da sempre arruffona, di comica indulgenza e di sfrenate accuse.
Vasco e Medea.
Tu la vali.
Io no.
Finzione e realtà come Aurora e Signora, nel regno del mio pensiero trovano luoghi diversi per rendersi eterni.
Mi dispiace.»

 

Mi concede il tempo di baciarli sulla fronte, e spariscono in una nuvola. Buf.

Fine?

Il Dispari 20230918 – Redazione culturale DILA APS
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Capitolo dopo fine

A  Medea

1

Il piccolo bagliore nel cesto
di lumache
vinceva avvinghiato da
bolle
vischiose
profondi mongoli sonni.

2

Così Medea scoprì il suo
sesso
innaturale
fendendo sfregiando fra
panche
d’intimoriti
silenzi maciullati in urla.

3

Se invece fosti femmina
anima
aliena
the stardust melody show
inno
pacchiano
al mio ottuso incarnato destino.

A Vasco

1

A cavallo dell’orso
scimmiotta
la folla disseminata
nel prato di uno stadio
Ah Vasco!
tra fumo stellare
il verso del lupo nella steppa
Uhh Uhh Uhh.

2

Ritorna assassino
nell’ombra ballerina dei vincenti
il fallo abbandonato
nella doccia
Ah Vasco!
per uomini incerti
in teneri sguardi alla luna
Uhh Uhh Uhh.

3

Quando
un giorno avrai uno specchio
avrai due occhi
per ascoltare una canzone
in solitudine
Ah! Vasco
dimmi quel posto.
Io vengo.
Uhh Uhh Uhh

A VASCO E MEDEA

Ancora non si placa
l’eco
maledetta
del suo urlo
tra le braccia
rosse
bastardo.

Ancora non è fermo
il disco
uhh uhh uhh
la notte non è più
sicura
bambina.

Ancora non è sopita l’eco
indecente volteggio
sul letto acciottolato di Medea.

Scorrono nelle case
i volti
falsate riprese
sul palco rosso
del tiranno.
Oh Vasco!
Potessi credervi
sapessi illudervi!

Una volta in più Medea riconquista la sua verginità e Vasco il suo dominio.
Anche in questa occasione, invece, il mio lettore barbaramente assediato sconfitto distrutto, ridotto in catene, comprende che

Vivere insieme a me
hai ragione hai ragione te
non è mica semplice,
non lo è stato mai per me.” (Vasco Rossi)

Alla prossima.

“… e smettila di piangere…
siamo soli.” (Vasco Rossi)

Fine.

Un racconto di Bruno Mancini

ISBN 9781471081149, pagine 93, copertina morbida, A5 (148 x 210 mm), 14.00 €, acquistabile all’url:

 https://www.lulu.com/it/shop/bruno-mancini/per-aurora-volume-primo/paperback/product-29772m.html

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Il Dispari 20230911

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TINA BRUNO |UNA PAGINA RITROVATA

seconda parte

La prima parte è stata pubblicata il 16 gennaio.

Lina dotata di un carisma eccezionale si rese conto che qualcosa non andava, non sapeva che cosa pensare, che cosa fosse accaduto al suo Edoardo o Edo come osava chiamarlo, sin dall’adolescenza.

La mamma assorta nelle pulizie della casa non prestò attenzione a quella brutta interruzione musicale, mentre Lina, con spirito combattivo fece di tutto per farle capire che qualcosa, senz’altro, era accaduto a Edoardo.

Cosa!

Dopo quindici minuti la mamma udì bussare alla porta, si avviò ad aprirla e con grande sorpresa si trovò davanti Edo.

La donna, meravigliata e felice, cercò in tutti i modi di contenere il suo entusiasmo, mentre il ragazzo stanco e ansimante per la corsa, prima di spiegare il motivo per cu si trovava lì, chiese di sedersi e di avere, per favore, un bicchiere d’acqua.

Riacquistate le forze andò a fare compagnia a Lina che nel vederlo si agitò tanto.

«Allora come stai? Era da molto tempo che volevo venire a trovarti, ma mi mancava il coraggio, inoltre, pensavo che tu non volessi vedermi.

Io non ho trascorso un giorno senza pensarti, senza rivederti nei miei sogni, e mi lasciavo andare senza combattere o per lo meno venirti a trovare, non più come fidanzato, ma come amico, cosa che non accettavo.

Non mi sono mai rassegnato a perderti e custodivo questo segreto soltanto in cuor mio. ogni tanto prendevo l’album delle nostre foto e lo sfogliavo, non volevo starti lontano, anche se le tue scelte, diverse dalle mie, non m’impedivano di amarti.

Io ti amo più di prima e non riesco a innamorarmi di nessun’altra donna.

Adesso, però, basta parlare dei miei sentimenti e andiamo a spiegare il motivo per cuoi sono qui da te.

Oggi, verso le 13.00, ero seduto nel mio panda giallo, e qui apro una parentesi: (nonostante i km abbiano superato il programma di corsa, non l’ho sostituito. La ricordi?), e, per giunta, ero parcheggiato in doppia fila.

Il parcheggio vicino a casa tua era tutto occupato da auto in sosta, sembrava un grande tappeto multicolore.

Oggi, poco m’importava che i vigili stilassero la multa di fronte al coraggio di dimostrarti il mio amore.

Ho interrotto bruscamente la melodia perché mio padre tornando a casa dall’ospedale presso il quale presta servizio passandomi accanto con la sua auto, mi dice “Ti ho portato la rivista scientifica nella quale è descritta la grande scoperta del momento, leggila e, poi, dimmi che cosa ne pensi.”  Aggiunge “Fai bene a suonare per la tua cara Lina. La musica, a volte, aiuta anche i malati in stato comatoso a risvegliarsi.”

Ci salutiamo, do una letta alla rivista e corro da te.

Come ben sai, la ricerca dopo aver affermato che i sintomi della SLA possono essere simili a quelli di una larga varietà di altre malattie o disordini più trattabili, e che vanno eseguiti test appropriati per escludere altre malattie, ha utilizzato l’elettromiografia come tecnica di registrazione particolare che rileva l’attività elettrica provocata o spontanea nei muscoli, identificando tre proteine che si trovano nel liquor cefalorachidiano a concentrazioni significativamente inferiori nei pazienti affetti da SLA rispetto a quelle che si trovano nelle persone sane.

Un indice accurato al 95% per la diagnosi di SLA

Questi sono i primi marcatori biologici disponibili per la diagnosi di questa malattia e potrebbero essere strumenti per confermare o negare la diagnosi di SLA, quindi, mentre per le procedure diagnostiche attuali, il tempo medio che trascorre dall’insorgenza dei sintomi alla diagnosi è di circa dodici mesi, la ricerca di cui si parla, indicando marcatori diagnostici specifici, aiuta i sanitari a emettere diagnosi precoci capaci di migliorare attraverso le cure farmacologiche e le terapie fisiche il loro stato.

Questo è quanto riporta la rivista.

Come vedi la ricerca va avanti, quindi, possiamo ben sperare.»

Il Dispari 20230911 – Redazione culturale DILA APS
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Dalla raccolta “La sagra del peccato” di Bruno Mancini

Il Dispari 20230911 – Redazione culturale DILA APS
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Una poesia dedicata alle vittime della strage dell’11 settembre 2001

Dalla raccolta “La sagra del peccato” di Bruno Mancini

Le ombre, per vivere

1

Le luci della
lelu  cide  lla fe  sta
nessuno vuole questo
Due isole
due  is  ole
è un gioco stupido
Tu e Capri
tue  ca  pri
esperienze estreme
Sconosciute
scono  sciu  te
due ombre ingarbugliate.

2

L’entrata alla valle
dei sogni
il vezzo adulto di
ricordare
l’allegra sinfonia
priva di note
il boa era anche
un guanciale
sapessi quante rondini
non tornano
squarciava il mare
un elicottero
nemmeno un giorno
ti ho pensata
io mostro il primo
livido

3

Quando sarà l’11 settembre
non venite a dormire nel mio letto..
Sorpresi Giulia che volava
a braccia aperte
a gambe aperte
a bocca aperta
e se gridava gridava fumo
e se piangeva
e se pregava
e se pensava

e se moriva mancava poco.
(Poesia tratta da “La sagra del peccato” – Bruno Mancini)

La poesia “Le ombre, per vivere” dedicata alle vittime della strage dell11 settembre 2001 nella traduzione della poetessa pittrice italo americana Pamela Allegretto Franz

Le ombre, per vivere

The shadows, live on

1

The party lights
thepa rtyli gh ts
no one wants
Two islands
two isl ands
it’s a foolish game
You and Capri
youand ca pri
extreme encounters
Strangers
stra ng er s
Two bewildered shadows.

2

The entrance to the valley
of dreams
the mature habit to
remember
spirited symphony
deprived of notes
the buoy was also
a pillow
it knew how many swallows
don’t return
a helicopter sliced open
the sea
not even one day
did I think of you.
I reveal the first
bruise.

3

When September 11th arrives
don’t come to sleep in my bed.
I surprised Giulia, who flew
with arms open
legs apart
mouth agape
and if she was screaming, she screamed smoke
and if she was crying
and if she was praying
and if she was thinking

And if she was dying little was lost.

 

LE OMBRE, PER VIVERE
Tradotta in lettone da Liga Sarah Lapinska
ĒNAS, LAI DZĪVOTU

1
Gaismas
svēt ku gais mas
neviens to nav gribējis.
Divas salas
divas sa las.

Tu un Kapri
tuun Ka pri
sevišķas pieredzes
nepazīstamas
nepa zīstamas
divas ēnas, apmulsušas.

°———°———°———

2

Iekļūstot sapņu tālēs
Kāds glāsts,ko atminēt
Stauja simfonija
bez notīm.

Boa bija arī spilvens
ja tu zinātu,cik daudz bezdelīgu
neatgriežas
jūrā trāpījis helikopters
nevienu dienu
tu neiedomāji
es rādu tev pirmo zilumu.

°———°———°———

3

Kad būs 11.septembris
nenāciet gulēt manā gultā.
Toreiz Džūlija lidoja
atplestām rokām
atplestām kājām
atplestu muti
un kliedza,kliedza,kliedza
un,ja raudāja
un,ja lūdza
un,ja nu domāja

I link ad alcuni video realizzati con letture della poesia “Le ombre, per vivere” dedicata da Bruno Mancini alle vittime della strage dell11 settembre 2001

Legge Antonio Mencarini con Opere pittoriche di Francesco Ottobre

https://youtu.be/zPdhVRAebA8

Legge Lucia D’Ambra 

https://youtu.be/JqAJe4AaNIg

Legge Antonio Mencarini

https://youtu.be/D9N5YsXqtCY

Bruno Mancini poesie: “Ta ta tata” Nicola Pantalone – “Le ombre” “E sento” “Sono quella” Lucia D’Ambra

https://youtu.be/gkAFvdaGDGs

Le ombre per vivere – Poesia di Bruno Mancini da “La Sagra del peccato”- Legge Lucia D’ambra

https://youtu.be/NrqYT0z0Tok

Il Dispari 20230911 – Redazione culturale DILA APS
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https://www.emmegiischia.com/wordpress/traduzioni-poesie/

Poesia di Bruno Mancini “Le ombre per vivere”

Legge Antonio Mencarini con Opere pittoriche di Francesco Ottobre

Legge Lucia D’Ambra 

Legge Antonio Mencarini

Bruno Mancini poesie: “Ta ta tata” Nicola Pantalone – “Le ombre” “E sento” “Sono quella” Lucia D’Ambra

Le ombre per vivere – Poesia di Bruno Mancini da “La Sagra del peccato”- Legge Lucia D’ambra

Il Dispari 20230904

Il Dispari 20230904 – Redazione culturale DILA APS
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VASCO E MEDEA
PARTE SECONDA

Capitolo F

«Ha mai portato via qualcosa?»
«Solo una volta. Una busta. Pareva un biglietto d’auguri.
E non mi sbaglio.»

Spostare tutto quanto gli impedisce di prenderlo, toccarlo, impossessarsene.
Azione non agevole, sia per il buio quasi totale, sia per l’intrigo dei rami secchi e graffianti.
È questa la perversione che Manson sta descrivendo e che rapisce Vasco, il tiranno della sua mente, la mania, la forza che lo opprime, il buio della sua coscienza, il nettare di giorni, notti, ore, minuti, di ogni respiro e per tutti i suoi pensieri.
Risalire, attraverso gli oggetti ritrovati nelle scorribande notturne, alla vita intima dei proprietari così da impadronirsene.
La sedia poltrona trono con alto schienale di bambù intrecciato è la fatica dei tagliatori indiani, le dita spezzate dal machete e le ossa gonfie di artrite; è il fumo denso ed umido necessario a curvare i rami per crearne la struttura respirato dalle donne seminude e dai bambini scalzi; è l’ammirazione invidia della commessa del negozio di mobili, di ritorno a sera nel monolocale diviso con la figlia del facchino; è la nonna tra due cuscini accanto al camino, sola, nella casa piena di ninnoli; è la vita di loro tutti che fluisce docile nella sua mente, rifocillandola.
Fare suo l’anima e il cervello di gente sconosciuta ed ignara.
Lo specchio: cornice di legno intarsiato con quattro forme sporgenti agli angoli prive di apparenti significati.
Grande quanto una finestra.
Una donna, solo per una donna.
Magnifica, eclatante, luminosa.
La regina Brunilde delle case popolari.
Poggiato con delicatezza, senza un graffio, adagiato ad un cumulo di scatole di cartone colme di indumenti una volta sgargianti, modellati per attrarre, indurre in tentazione.
Per Vasco un lungo sogno ad occhi aperti.
Brunilde sconfitta da Biancaneve.
Francesca contro Daniela.
Chi può sapere a quali limiti di follia immaginativa sia giunto il suo includersi, incunearsi, permeare quelle creature sconosciute, quelle fonti di miraggi feticisti?
Una notte di capodanno, mentre i leoni gli ballavano in testa ed il vino e lo spumante gliela facevano girare, si era affacciato al davanzale della finestra sommersa in un turbinio di fuochi artificiali da sbarco in Normandia.
Cinesi, coreani, napoletani veraci, i botti partivano e giungevano da ogni direzione, ed intendo non solo da destra e da sinistra ma anche dal basso e dall’alto.
Finanche una specie di pallone aerostatico chi sa come ancorato e con quale sistema attivato, produceva luccicanti interferenze sugli incendi artificiali e sui fumogeni pastosi ed ammantanti che venivano schizzati da strumenti di folclore tra i più strani e bizzarri.
Vasco, non sapeva neanche più il suo nome.
Volgeva lo sguardo verso la curva in cui la strada piegava ad angolo retto e sotto i bagliori dei fuochi artificiali, accanto ai due bidoni dell’immondizia stazionati pochi metri prima della curva, credeva di vedere un oggetto conosciuto.
L’orologio a pendolo.
Vasco guardava una cassetta di legno piena di residui di frutta e foglie di verdure, assalito dai leoni la fissava fino ad attendere il nuovo scoppio di un lampo, e gli appariva come l’orologio della vecchia villa con la apertura sportello incardinata con il miccione di bronzo lavorato a mano, il vetro in parte opacizzato decorato da disegni di uccelli in volo, il centro rotondo trasparente per le due lancette.
Ed esse erano davvero a forma di sottili alabarde.
Dlondlon.
I leoni, il vino, lo spumante, la penna, anche la birra.
Scese ad abbracciarla.
La cassetta con le bucce di banana, i fondi di ananas, i torsoli di cavolfiore.
Medea non capiva.
Medea non leggeva i pensieri.
Indecente?
Innocuo?
Certo con il pudore di una solitudine silenziosa.
Trasferire vite altrui nella propria esistenza tramite la spazzatura!
Ma questa notte è speciale.
Questa notte, sa bene di mettere in gioco anche la propria esistenza.
Con la rottura definitiva di ciò che ha di più caro.
Medea.
L’amore.
Ma questa è la notte.
Questa notte è tornato per salvare.
Salvarsi.
Impedire che l’icona della sua gioventù sia distrutta, tritata, maciullata, incenerita, insieme a cumuli di immondizia anonima.
Sul muro di cinta limitrofo ad uno dei cassonetti non è poggiato una radio giradischi degli anni cinquanta.
Non per Vasco.
È la radio del 4 Novembre 1956, e poggiato sul piatto, impolverato, graffiato, c’è il suo primo disco a 45 giri.
Un disco che la puntina di marca Medea aveva solcato e solcato fino a conoscerne ogni abrasione, tutte le rughe, quasi da sempre.
Sul muro giace abbandonata la sua giovinezza.
Dalla catena di eventi immaginari prodotta dalla sua veterana esperienza, dalla visione che gli appare sospinta dai suoi ricordi, dalla coincidenza del nome del cantante e della marca della puntina, dal parallelismo di intenti dei due personaggi visti nella sua ottica dello “Stupore”, dall’ormai quasi certo fallimento del rapporto sentimentale per questa ulteriore fuga notturna, come una Medea…
più di una Medea…
si sente sconfitto, sconvolto, profanato, e come ogni Medea…
più di ogni Medea…
vuole distruggere il suo passato attraverso la sopraffazione del frutto del suo amore, profanandosi.
La mia birra è diventata calda, il gelato di fragola e limone della donna al mio fianco, Aurora, si è sciolto.
La donna guascona, come per aprire una porta, effettua un breve spostamento della mano destra verso l’esterno del suo corpo e come in seguito ad un ordine od una magia le luci si spengono, al posto del pianoforte suona un contrabbasso pizzicato nel tipico accompagnamento jazzistico, sul fondo della sala al di qua dello specchio, immobile davanti al cancello di ferro battuto con volute arabesche, appare Medea.

1
Il piccolo bagliore nel cesto
di lumache
vinceva avvinghiato da
bolle
vischiose
profondi mongoli sonni.

Il Dispari 20230904 – Redazione culturale DILA APS
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Parte seconda
Capitolo G

Medea, nascosta, guarda…
«Eppure è sempre favolosa.
Un incanto.
Una favola.
Sembrava una regina tanto era bella e profumata, pareva la ragazza copertina di Play Boy tanto era scollacciata e provocante.
Il suo profumo mi è rimasto addosso per due giorni, è quasi passato un anno ed ancora non ho dimenticato un neo, uno, della sua pelle.
Eppure non è durato che un’ora…»
…anche lei ha deciso di stracciare le ultime titubanze per riprendere la bellezza della sfida recandosi dove lo aveva visto durante la passeggiata…
«… eppure ne cucino di patatine fritte di Hamburger e crauti e cipolle.
Eppure dopo due giorni l’avevo ancora nel naso.
Non so da dove veniva.
Se fumavo, la sigaretta era profumata di lei.
Il gilet rosso che solitamente adopero come abbigliamento di servizio (è il colore migliore per nascondere le macchie di ketchup e gli schizzi dei salsicciotti che preparo di notte nel mio camper hot dog), il gilet ed il grembiule erano inutilizzabili, tanto e tanto profumati e…»
…Quanti uomini con la camicia rossa aveva avvicinato mostrando l’esca di un seno appena velato, e sempre accantonati dopo un’ora e…
«… fu lei, poggiando la mano sul piano di lavoro per sostenere l’impatto delle mie sbattute vorticose, a venire in contatto con il wurstel pronto ad essere cucinato, lo pose nella mia mano destra ed accompagnò, con chiari cenni di voluttà, il movimento dell’introduzione tra i peli ormai scompigliati della sua parte intima. Eppure la melanzana la bottiglia di birra, tutto quanto era possibile, lei prese tutto, proprio…»
Quante volte aveva ripetuto il gesto di stringerli fino al dolore!
Il sussurro del primo inganno. Nessuno…
«…TUTTO.
Due colpi, e via per terra schiacciati come serpenti.
Un casino.
Una grande casinata.
Un odore bellissimo, eppure un odore di femmina bruciata, ma poco adatto a fare da contorno ai cibi grezzi e popolari della mia cucina.
Un panino alla violetta? Ciclamino?»
… nel suo segreto.
Nessuno nella violenza del suo ricordo.

Il Dispari 20230904 – Redazione culturale DILA APS
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Prosegue lunedì prossimo
ISBN 9781471081149, pagine 93, copertina morbida, A5 (148 x 210 mm), 14.00 €, acquistabile all’url:
https://www.lulu.com/it/shop/bruno-mancini/per-aurora-volume-primo/paperback/product-29772m.html

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DILA

NUSIV

 

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Dalla raccolta “La sagra del peccato” di Bruno Mancini

Le ombre, per vivere

1

Le luci della
lelu  cide  lla fe  sta
nessuno vuole questo
Due isole
due  is  ole
è un gioco stupido
Tu e Capri
tue  ca  pri
esperienze estreme
Sconosciute
scono  sciu  te
due ombre ingarbugliate.

2

L’entrata alla valle
dei sogni
il vezzo adulto di
ricordare
l’allegra sinfonia
priva di note
il boa era anche
un guanciale
sapessi quante rondini
non tornano
squarciava il mare
un elicottero
nemmeno un giorno
ti ho pensata
io mostro il primo
livido

3

Quando sarà l’11 settembre
non venite a dormire nel mio letto..
Sorpresi Giulia che volava
a braccia aperte
a gambe aperte
a bocca aperta
e se gridava gridava fumo
e se piangeva
e se pregava
e se pensava

e se moriva mancava poco.
(Poesia tratta da “La sagra del peccato” – Bruno Mancini)

(Bruno Mancini “Le ombre per vivere”, traduzione di Pamela Allegretto Franz)

Le ombre, per vivere

The shadows, live on

1

The party lights
thepa rtyli gh ts
no one wants
Two islands
two isl ands
it’s a foolish game
You and Capri
youand ca pri
extreme encounters
Strangers
stra ng er s
Two bewildered shadows.

2

The entrance to the valley
of dreams
the mature habit to
remember
spirited symphony
deprived of notes
the buoy was also
a pillow
it knew how many swallows
don’t return
a helicopter sliced open
the sea
not even one day
did I think of you.
I reveal the first
bruise.

3

When September 11th arrives
don’t come to sleep in my bed.
I surprised Giulia, who flew
with arms open
legs apart
mouth agape
and if she was screaming, she screamed smoke
and if she was crying
and if she was praying
and if she was thinking

And if she was dying little was lost.

 

LE OMBRE, PER VIVERE
Tradotta in lettone da Liga Sarah Lapinska
ĒNAS, LAI DZĪVOTU

1
Gaismas
svēt ku gais mas
neviens to nav gribējis.
Divas salas
divas sa las.

Tu un Kapri
tuun Ka pri
sevišķas pieredzes
nepazīstamas
nepa zīstamas
divas ēnas, apmulsušas.

°———°———°———

2

Iekļūstot sapņu tālēs
Kāds glāsts,ko atminēt
Stauja simfonija
bez notīm.

Boa bija arī spilvens
ja tu zinātu,cik daudz bezdelīgu
neatgriežas
jūrā trāpījis helikopters
nevienu dienu
tu neiedomāji
es rādu tev pirmo zilumu.

°———°———°———

3

Kad būs 11.septembris
nenāciet gulēt manā gultā.
Toreiz Džūlija lidoja
atplestām rokām
atplestām kājām
atplestu muti
un kliedza,kliedza,kliedza
un,ja raudāja
un,ja lūdza
un,ja nu domāja

I link ad alcuni video realizzati con letture della poesia “Le ombre, per vivere” dedicata da Bruno Mancini alle vittime della strage dell11 settembre 2001

Legge Antonio Mencarini con Opere pittoriche di Francesco Ottobre

https://youtu.be/zPdhVRAebA8

Legge Lucia D’Ambra 

https://youtu.be/JqAJe4AaNIg

Legge Antonio Mencarini

https://youtu.be/D9N5YsXqtCY

Bruno Mancini poesie: “Ta ta tata” Nicola Pantalone – “Le ombre” “E sento” “Sono quella” Lucia D’Ambra

https://youtu.be/gkAFvdaGDGs

Le ombre per vivere – Poesia di Bruno Mancini da “La Sagra del peccato”- Legge Lucia D’ambra

https://youtu.be/NrqYT0z0Tok

 

Traduzioni poesie di Bruno Mancini

Poesia di Bruno Mancini “Le ombre per vivere”

Legge Antonio Mencarini con Opere pittoriche di Francesco Ottobre

Legge Lucia D’Ambra 

Legge Antonio Mencarini

Bruno Mancini poesie: “Ta ta tata” Nicola Pantalone – “Le ombre” “E sento” “Sono quella” Lucia D’Ambra

Le ombre per vivere – Poesia di Bruno Mancini da “La Sagra del peccato”- Legge Lucia D’ambra

Il Dispari 20230904

Il Dispari 20230904 – Redazione culturale DILA APS
Il Dispari 20230904 – Redazione culturale DILA APS

VASCO E MEDEA
PARTE SECONDA

Capitolo F

«Ha mai portato via qualcosa?»
«Solo una volta. Una busta. Pareva un biglietto d’auguri.
E non mi sbaglio.»

Spostare tutto quanto gli impedisce di prenderlo, toccarlo, impossessarsene.
Azione non agevole, sia per il buio quasi totale, sia per l’intrigo dei rami secchi e graffianti.
È questa la perversione che Manson sta descrivendo e che rapisce Vasco, il tiranno della sua mente, la mania, la forza che lo opprime, il buio della sua coscienza, il nettare di giorni, notti, ore, minuti, di ogni respiro e per tutti i suoi pensieri.
Risalire, attraverso gli oggetti ritrovati nelle scorribande notturne, alla vita intima dei proprietari così da impadronirsene.
La sedia poltrona trono con alto schienale di bambù intrecciato è la fatica dei tagliatori indiani, le dita spezzate dal machete e le ossa gonfie di artrite; è il fumo denso ed umido necessario a curvare i rami per crearne la struttura respirato dalle donne seminude e dai bambini scalzi; è l’ammirazione invidia della commessa del negozio di mobili, di ritorno a sera nel monolocale diviso con la figlia del facchino; è la nonna tra due cuscini accanto al camino, sola, nella casa piena di ninnoli; è la vita di loro tutti che fluisce docile nella sua mente, rifocillandola.
Fare suo l’anima e il cervello di gente sconosciuta ed ignara.
Lo specchio: cornice di legno intarsiato con quattro forme sporgenti agli angoli prive di apparenti significati.
Grande quanto una finestra.
Una donna, solo per una donna.
Magnifica, eclatante, luminosa.
La regina Brunilde delle case popolari.
Poggiato con delicatezza, senza un graffio, adagiato ad un cumulo di scatole di cartone colme di indumenti una volta sgargianti, modellati per attrarre, indurre in tentazione.
Per Vasco un lungo sogno ad occhi aperti.
Brunilde sconfitta da Biancaneve.
Francesca contro Daniela.
Chi può sapere a quali limiti di follia immaginativa sia giunto il suo includersi, incunearsi, permeare quelle creature sconosciute, quelle fonti di miraggi feticisti?
Una notte di capodanno, mentre i leoni gli ballavano in testa ed il vino e lo spumante gliela facevano girare, si era affacciato al davanzale della finestra sommersa in un turbinio di fuochi artificiali da sbarco in Normandia.
Cinesi, coreani, napoletani veraci, i botti partivano e giungevano da ogni direzione, ed intendo non solo da destra e da sinistra ma anche dal basso e dall’alto.
Finanche una specie di pallone aerostatico chi sa come ancorato e con quale sistema attivato, produceva luccicanti interferenze sugli incendi artificiali e sui fumogeni pastosi ed ammantanti che venivano schizzati da strumenti di folclore tra i più strani e bizzarri.
Vasco, non sapeva neanche più il suo nome.
Volgeva lo sguardo verso la curva in cui la strada piegava ad angolo retto e sotto i bagliori dei fuochi artificiali, accanto ai due bidoni dell’immondizia stazionati pochi metri prima della curva, credeva di vedere un oggetto conosciuto.
L’orologio a pendolo.
Vasco guardava una cassetta di legno piena di residui di frutta e foglie di verdure, assalito dai leoni la fissava fino ad attendere il nuovo scoppio di un lampo, e gli appariva come l’orologio della vecchia villa con la apertura sportello incardinata con il miccione di bronzo lavorato a mano, il vetro in parte opacizzato decorato da disegni di uccelli in volo, il centro rotondo trasparente per le due lancette.
Ed esse erano davvero a forma di sottili alabarde.
Dlondlon.
I leoni, il vino, lo spumante, la penna, anche la birra.
Scese ad abbracciarla.
La cassetta con le bucce di banana, i fondi di ananas, i torsoli di cavolfiore.
Medea non capiva.
Medea non leggeva i pensieri.
Indecente?
Innocuo?
Certo con il pudore di una solitudine silenziosa.
Trasferire vite altrui nella propria esistenza tramite la spazzatura!
Ma questa notte è speciale.
Questa notte, sa bene di mettere in gioco anche la propria esistenza.
Con la rottura definitiva di ciò che ha di più caro.
Medea.
L’amore.
Ma questa è la notte.
Questa notte è tornato per salvare.
Salvarsi.
Impedire che l’icona della sua gioventù sia distrutta, tritata, maciullata, incenerita, insieme a cumuli di immondizia anonima.
Sul muro di cinta limitrofo ad uno dei cassonetti non è poggiato una radio giradischi degli anni cinquanta.
Non per Vasco.
È la radio del 4 Novembre 1956, e poggiato sul piatto, impolverato, graffiato, c’è il suo primo disco a 45 giri.
Un disco che la puntina di marca Medea aveva solcato e solcato fino a conoscerne ogni abrasione, tutte le rughe, quasi da sempre.
Sul muro giace abbandonata la sua giovinezza.
Dalla catena di eventi immaginari prodotta dalla sua veterana esperienza, dalla visione che gli appare sospinta dai suoi ricordi, dalla coincidenza del nome del cantante e della marca della puntina, dal parallelismo di intenti dei due personaggi visti nella sua ottica dello “Stupore”, dall’ormai quasi certo fallimento del rapporto sentimentale per questa ulteriore fuga notturna, come una Medea…
più di una Medea…
si sente sconfitto, sconvolto, profanato, e come ogni Medea…
più di ogni Medea…
vuole distruggere il suo passato attraverso la sopraffazione del frutto del suo amore, profanandosi.
La mia birra è diventata calda, il gelato di fragola e limone della donna al mio fianco, Aurora, si è sciolto.
La donna guascona, come per aprire una porta, effettua un breve spostamento della mano destra verso l’esterno del suo corpo e come in seguito ad un ordine od una magia le luci si spengono, al posto del pianoforte suona un contrabbasso pizzicato nel tipico accompagnamento jazzistico, sul fondo della sala al di qua dello specchio, immobile davanti al cancello di ferro battuto con volute arabesche, appare Medea.

1
Il piccolo bagliore nel cesto
di lumache
vinceva avvinghiato da
bolle
vischiose
profondi mongoli sonni.

Il Dispari 20230904 – Redazione culturale DILA APS
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Parte seconda
Capitolo G

Medea, nascosta, guarda…
«Eppure è sempre favolosa.
Un incanto.
Una favola.
Sembrava una regina tanto era bella e profumata, pareva la ragazza copertina di Play Boy tanto era scollacciata e provocante.
Il suo profumo mi è rimasto addosso per due giorni, è quasi passato un anno ed ancora non ho dimenticato un neo, uno, della sua pelle.
Eppure non è durato che un’ora…»
…anche lei ha deciso di stracciare le ultime titubanze per riprendere la bellezza della sfida recandosi dove lo aveva visto durante la passeggiata…
«… eppure ne cucino di patatine fritte di Hamburger e crauti e cipolle.
Eppure dopo due giorni l’avevo ancora nel naso.
Non so da dove veniva.
Se fumavo, la sigaretta era profumata di lei.
Il gilet rosso che solitamente adopero come abbigliamento di servizio (è il colore migliore per nascondere le macchie di ketchup e gli schizzi dei salsicciotti che preparo di notte nel mio camper hot dog), il gilet ed il grembiule erano inutilizzabili, tanto e tanto profumati e…»
…Quanti uomini con la camicia rossa aveva avvicinato mostrando l’esca di un seno appena velato, e sempre accantonati dopo un’ora e…
«… fu lei, poggiando la mano sul piano di lavoro per sostenere l’impatto delle mie sbattute vorticose, a venire in contatto con il wurstel pronto ad essere cucinato, lo pose nella mia mano destra ed accompagnò, con chiari cenni di voluttà, il movimento dell’introduzione tra i peli ormai scompigliati della sua parte intima. Eppure la melanzana la bottiglia di birra, tutto quanto era possibile, lei prese tutto, proprio…»
Quante volte aveva ripetuto il gesto di stringerli fino al dolore!
Il sussurro del primo inganno. Nessuno…
«…TUTTO.
Due colpi, e via per terra schiacciati come serpenti.
Un casino.
Una grande casinata.
Un odore bellissimo, eppure un odore di femmina bruciata, ma poco adatto a fare da contorno ai cibi grezzi e popolari della mia cucina.
Un panino alla violetta? Ciclamino?»
… nel suo segreto.
Nessuno nella violenza del suo ricordo.

Il Dispari 20230904 – Redazione culturale DILA APS
Il Dispari 20230904 – Redazione culturale DILA APS

Prosegue lunedì prossimo
ISBN 9781471081149, pagine 93, copertina morbida, A5 (148 x 210 mm), 14.00 €, acquistabile all’url:
https://www.lulu.com/it/shop/bruno-mancini/per-aurora-volume-primo/paperback/product-29772m.html

Il Dispari 20230904 – Redazione culturale DILA APS
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Il Dispari 20230828

Il Dispari 20230828 – Redazione culturale DILA APS

VASCO E MEDEA

PARTE SECONDA

Capitolo C

[…]

Quando
un giorno avrai uno specchio
 avrai due occhi
per ascoltare una canzone
in solitudine
Ah! Vasco
dimmi quel posto.
Io vengo.
Uhh Uhh Uhh.

Capitolo D

«Il mio mestiere di responsabile di un ufficio di vigilanza mi concede molte libertà, in special modo quando devo controllare l’operato delle guardie, e per me rende prive di segreti le persone e gli ambienti e tutti gli aspetti della vita notturna.
Mi dà inoltre spesso la possibilità di viaggiare, conoscere bella gente, località famose, modi di vita diversi: a volte patriarcali in altri casi finanche eccentrici.
Così è stato in questa occasione.
Effettuo un servizio di vigilanza a bordo della ammiraglia di tutta la flotta turistica italiana!
Su e giù per il mediterraneo carichi di milionari, petrolieri, avventurieri, signore vere, e signore false, signorine di grandi speranze, e signorine per modo di dire, tutta bella gente.
Li riconosco bene.
In più ho il senso dell’investigatore per deformazione professionale, la curiosità di controllare ogni azione, persona, oggetto, non perfettamente riconducibile a determinate abitudini.»
«Per ciò ti chiamano Manson?»
«Esatto.»
«Perché Red?»
«La camicia.»
«Rossa?»
«Esatto.»
«Sempre?»
«In questa occasione posso rivelare un grande segreto.
Per me grande.
Mai detto.
Mai detto prima.
Ne indossavo una uguale durante la repressione dell’Ungheria, nel periodo in cui facevo il giardiniere in una villa con un grande cancello di ferro battuto, un viale ed un pollaio e… »
«Va bene, va bene.»
«L’ho conosciuto come dirigente ufficio fidi di una banca di media grandezza che è nostra cliente per il trasporto valori.
Faccio anche questo.
Aveva optato per un profilo sociale e professionale decisamente anonimo, allo scopo di non dover subire pressioni o influenze da parte di nessuno.
Credo.
Finanche con i dipendenti non ha stabilito alcun rapporto, e, lui per loro, è quasi uno sconosciuto.
Così dicono.
Escludendo due segretarie e due contabili, tutte donne di mezza età che oltre l’ufficio sono solo casa e famiglia.
Conosco tutti.
Originario di un paesetto di cultura marinara, nello scegliere la sede definitiva del suo lavoro aveva privilegiato la cittadina rivierasca, né grande né piccola, per non privarsi della vicinanza con il mare.
L’ho visto spesso con la donna.
Neppure i giornali, neppure la benzina o le sigarette si possono considerare azioni del suo quotidiano.»

Il Dispari 20230828 – Redazione culturale DILA APS

Capitolo E

Interrompo il vigilante Manson Red, mentre ci sta presentando un ritratto conciso delle particolari abitudini di Vasco, perché non voglio continuare a nascondere di essere stato turbato, e ve ne sarete certamente accorti, dalla opportunità di sedere accanto ad una donna, Aurora, tanto misteriosa quanto guascona.

Il particolare stato emotivo caratteristico di ogni prima volta ha confuso non poco la lucidità delle analisi che ho voluto proporre, e ciò, se non ha impedito che mi addentrassi nei cunicoli delle personalità di Vasco e Medea con una obiettività assolutamente predominante nei confronti di qualsiasi valutazione, ha di certo limitata la scorrevolezza dell’inserimento di pieghe comportamentali meno evidenti e comunque ugualmente rappresentative.

Durante questa prima parte della conversazione con Manson Red, e che il giustiziere rosso continuerà a proporci, quella mancanza è risultata per me evidente e dolorosa, proprio in virtù della precisione con la quale, lui, ha invece evidenziato e dato valore a minimi dettagli.

Ora che l’emozione dei primi momenti è parzialmente superata ripenso al difficile percorso, impervio per il fisico e tormentato per la mente, con cui mi sono fin qui confrontato e, per un verso mi ammanto di orgoglio, per un altro mi pungolo a non sciupare tutto.

Devo continuare tenendo ben presente la necessità di essere più incisivo nel tentativo di catturare la vostra completa attenzione anche verso i particolari apparentemente insignificanti.

Perché possiate valutare, ascoltando confidenze, superando buchi e approssimazioni, assegnando forme ad intuizioni, ricalcando contorni sbiaditi, volteggiando ancora con la fantasia, mimando pensieri, immedesimandovi, ecco, ora lo posso dire, per capire profanandovi, se questa che vi sto proponendo sia veramente una nuova bella storia d’amore.

Aurora, per alcuni è un nome che poco si addice al ruolo che ricopre.

Profanandosi.

Sono seduto accanto alla donna, guascona, Aurora, che tutti chiamano “La Signora».”

Profanandomi.

Il Dispari 20230828 – Redazione culturale DILA APS

Capitolo F

L’uomo vestito di bianco con un anello di rubino al dito, dalla pedana del piano bar inizia a suonare “Never let me go”, un lento motivo di struggente malinconia, nel preciso momento in cui, sulla parete di fronte formata da uno specchio opaco di dimensione eccezionale, si materializzano, come fantasmi, come in un film, scene di vita di incredibile nitidezza srotolate con la stessa inquietante tristezza delle note semplicemente accennate.

La sua compagna con un ventaglio di seta giapponese a colori sgargianti e stecche di bambù che ondeggia in docili semicerchi, voltandosi e rivoltando il busto eretto infisso nelle lame del vestito, gli porge una birra, gli accende una sigaretta, gli accarezza i capelli.

L’uomo vestito tutto di bianco con un bocciolo di ginestra (ginestra, fiore amato dalla mia donna) all’occhiello del bavero non guarda.
Non vuole guardare.
Sa già tutto.
Nessuna meraviglia, neppure un briciolo di stupore.
Una vita ad ascoltare i pianti e le sciocchezze di gente che non gli ha mai chiesto “Ma tu?
Ora suona ad intuito, senza bisogno di conoscere, e non vuole sapere, non guarda, batte i tasti, e ti immerge in una delle sue risposte: “Anche io”.
Ti confonde con un suono, è sua la tua emozione, angoscia, allegria.
Forse alza gli occhi, forse stringe il bicchiere, dondola la testa, sembra tanto vicino alla tastiera, rivolge un tenero sorriso alla compagna dalla pelle ambrata, insieme a lei anima e cervello, le mani quasi toccano il bocciolo di ginestra, non guarda e sa già tutto.

Ecco Vasco: è notte, ritorna al vecchio palazzo.

Vasco, che stringe una grossa coperta rossa arrotolata sotto un braccio, si avvicina con molte cautele al cumulo di rifiuti verso il punto preciso in cui poche ore prima l’aveva visto.
Lo scorge al di sotto di un mucchio di rami di ginestra (ginestra, fiore amato dalla mia donna) e glicini… libera le braccia poggiando la coperta sulle spalle ed inizia a…

«In ogni luogo il silenzio notturno appartiene ad una speciale categoria di sensazioni: quelle che si evidenziano attraverso una grande attenzione.
è una mia idea.
Non è come l’acqua fredda sul corpo nudo, il silenzio di un luogo è una miriade di vitalità miscelate in apparenti assenze.
Mi spiego?
In combinazioni differenti per ciascun angolo, piazza, terrazza, casa, albergo, barca, bosco, montagna, ed esso cambia, ma non tutti se ne accorgono… »
«Come una toccata di Bach? Quattro note per ventidue variazioni?»
«… non capisco ma se lo dice Lei!
Ammanta il territorio nella sua specificità, evidenzia gli oltraggi, si insedia, si intrufola, possiede la tua tranquillità senza che tu ne sia consapevole.
Non è il mio caso.
Mai.
Io l’ho studiato, li ho studiati, con costanza ed attenzione, con affetto, usando sensibilità fisiche e percettive custodite e difese con la maggiore cura e tenute separate da applicazioni volgari e banali.
è tutto vero.
Se un pullman passa in lontananza so chi lo guida, da dove viene e, forse, anche quante persone sta trasportando!
Esagero, solo fino ad un certo punto.
Certo è che conosco tutti i silenzi di tutte le ore di tutti i luoghi che ho frequentato.
Di tutta la mia isola.
Lui fu una specie di frammento che improvvisamente si spezza.
Entrava nel raggio di azione della mia particella notturna con cautela ed imperizia, movimenti d’aria, respiri, passetti rapidi, per avvicinarsi ai luoghi prescelti; e poi un lento spostare oggetti disarticolati, gracchianti, sconnessi, per riporli, infine, in vicine sporgenze, e di nuovo in auto con il motore a basso regime e luci fisse sugli anabbaglianti.
Non ho mai udito la sua invasione in una notte di pioggia.»
«Ha mai portato via qualcosa?»
«Solo una volta.
Una busta. Pareva un biglietto d’auguri.
E non mi sbaglio.»

Prosegue lunedì prossimo

ISBN 9781471081149, pagine 93, copertina morbida, A5 (148 x 210 mm), 14.00 €, acquistabile all’url:

 https://www.lulu.com/it/shop/bruno-mancini/per-aurora-volume-primo/paperback/product-29772m.html

Il Dispari 20230828 – Redazione culturale DILA APS

Il Dispari 20230828 – Redazione culturale DILA APS

Il Dispari 20230824

A SARA BRESSY

(24/08/1917 – 27/01/1999)

Aurea amica
di spettacoli vivi,
perle d’affetto
per la famiglia.
Donna di umorismo
e ricchezze morali.
Tuo fu il SOLE
nel vivido giorno.
Tuoi gli incantesimi
per la famiglia.
Tu, un mondo
di vivacità
nel sentimento.
Tuo il dolore
sotto chiave.
Ritorno fanciullo
negli arcobaleni
della tua giostra.
Omaggio la tua memoria
nel giardino Sacro
e si accende
ogni AMARCORD
del tuo cuore!
A presto, Sara!

Biagio Di Meglio – scrittore poeta

Il Dispari 20230824
Sara Bressy e Antonio Mancini

Il Dispari 20230824

Il Dispari 20230821

Il Dispari 20230821 – Redazione culturale DILA APS

BRUNO MANCINI – VASCO E MEDEA

Terza puntata

Questo racconto “Vasco e Medea”, che stiamo pubblicando a cadenza settimanale, fa parte del primo volume della serie “Per Aurora” che ho scritto a partire dagli anni ’80 e che continuo a scrivere seppure con molte lunghe pause.

Terza edizione 22 agosto 2022, ISBN 9781471081149, pagine 93, rilegatura copertina morbida, dimensioni A5, 14.00 €, acquistabile all’url:

 https://www.lulu.com/it/shop/bruno-mancini/per-aurora-volume-primo/paperback/product-29772m.html

Scrivendo un commento a questo articolo (di almeno 1000 battute), e inviandolo in formato word entro il prossimo 25 agosto a [email protected]  (completo di nome, cognome e indirizzo postale) l’Associazione “Da Ischia L’Arte – DILA APS” regalerà una copia del libro ai primi 10 autori dei commenti ricevuti.

Buona lettura

Il Dispari 20230821 – Redazione culturale DILA APS

VASCO E MEDEA

PARTE PRIMA

Capitolo decimo

Per tutto il percorso di ritorno, ed ancora sulla nave, Vasco cammina distante da lei, è agitato, irrequieto, è chiuso in un mutismo provocante, fremente, beve, fuma, l’avresti potuto scambiare per un condottiero prima della battaglia, il produttore dietro le quinte, un condannato a morte, l’aquila che vola sul coniglio… distratto da pensieri…
La tentazione di dirle tutto, aprirsi, togliere il velo ormai tenue che copriva i suoi anni di assenze notturne, gli tentava il centro, il motore dell’inconscio, mentre una forza diversa opponeva la vergogna della rappresentazione completa delle sue azioni.
Vergogna o pudore?
Spesso dipendono più che altro dal momento in cui viene attivata la domanda.
Il suo Vasco, l’idolo, non provava certo vergogna cantando “tu sola nella tua stanza” oppure “quanti anni hai bambina”, ma sappiamo poco, forse niente, certamente per pudore, dei suoi veri momenti, della realtà dei suoi approcci, dei suoi amplessi. A volte è il contrario.
Non sempre il contrario è l’opposto.
L’opposto del contrario?
Cos’è?
Se è opposto non è contrario e se non è opposto non è contrario
You are my melody.
A raffiche gli giungevano i simbolismi recuperati nelle notti più fortunate, obbligandolo a sorreggere il peso dei segreti di cui erano ammantati, scrigni di inganni e seduzioni, di dubbi e follie, di sogni e speranze, di offese e regali, di vita di morte di occasioni banali di viaggi di
incontri di sciocche manie di furti di attese, grandi, minuti,  di  grandi  minuti,  dipinti,  squarciati,  dipinti squarciati… basta!

Basta basta. Basta.

Il Dispari 20230821 – Redazione culturale DILA APS

Capitolo undicesimo

Medea vedendolo nuovamente a disagio, raggiunge il convincimento che lui si stia preparando ad affrontare l’argomento delle avventure notturne.
Pronta è pronta.
Decisa è decisa.
Non solo ad ascoltare.
A giustificare.
Ma per ferirlo a sua volta rivelandogli la mancanza di inibizione delle notti che l’avevano vista protagonista.
Dopo il ritrovamento del biglietto ed i successivi allontanamenti sospetti di Vasco, aveva, infatti, iniziato a cercarlo, dapprima con molte cautele poi… visitando locali notturni, luoghi per soli uomini, bische ecc.
Tanto più frequentemente lui usciva, tanto più freneticamente lei lo cercava, ed a poco a poco il cercarlo era diventato solo la facciata moralistica che usava per soddisfare con maggiore audacia il profondo esibizionismo che la eccitava.
Gonne sempre più corte.
Trucco evidente.
Sguardi accecanti.
Frasi equivoche.
La sua passione: stupire.

Basta. Basta. Basta.

Capitolo dodicesimo

«Sono il padrone della notte e delle donne.
Sono mie le donne di notte.
Le femmine sguainate luccicanti sui marciapiedi e nei locali di prima grandezza.
Provare a togliermi il controllo, è un guaio.
Un guaio grosso.
Grossissimo.
Quasi come cercare di togliermi il fazzoletto rosso che porto da sempre intorno al collo.
Un guaio grossissimo che pochi hanno tentato ed ora sono pieni di sfregi.
Una volta la vidi passare indifferentemente in macchina davanti ai nostri posti di lavoro.
A Napoli è difficile lavorare.
Qui no. Qui se fai il bravo nessuno ti caca.
A Napoli ti squadrano subito.
Appena scendi di sera in una piazza, non dico in una strada, non dico in un vicolo, sei già pappone o puttana.
Ma Napoli è bella.
C’è il sole, la luna e Marechiaro.
La gente non si fa i fatti suoi.
Quella signora dopo i primi passi, come si dice… timidi, noi diciamo cazzimmosi, si ripresenta alle due di notte nel Club Italia con la gonna gialla sotto la patana, qui voi dite sopra le ginocchia.
Guarda tutti quanti, e pure me.
Me di più.
Pareva mi conosceva.
E ci ho dovuto provare per forza.
Stava a casa mia, nel mio territorio, con le cosce da fuori e mi guardava come se mi conosceva.
A me, Salvatore il puttaniere!»

Capitolo tredicesimo

Lasciargli sul corpo e nella mente i segni squassanti di una passione artificiale, artatamente impudica e violenta, tenera e vendicativa, ponendo in un solo amplesso tutti i registri delle sue esperienze, tutta la prorompente eccessiva sfacciata bellezza del suo corpo di donna non più bambina, i giochi estremi di mani esperte di labbra avvampate di pelle di luna, tenerezze ossessioni, morbidezze stupori, in una altalena di grida e di sussurri che per anni la sua mente aveva elaborato, posizionato, montato come in un film…

… con arte e per vendetta.

VASCO E MEDEA

PARTE SECONDA

Capitolo A

Ora che molti elementi strutturali sono definiti la trama è delineata i personaggi sono caratterizzati gli ambienti percepiti, non mi resta altro da fare che presentare la storia.
Solo perché conto nell’infinito carisma che ha la mia gloria su voi milioni di ascoltatori, tenterò questa nuova impresa.
Consapevole di andare contro le più elementari leggi (regole) narrative, mi lascio sedurre dall’unica sfida veramente globale, indefinibile, e nella quale anche i valori di merito sono in continua osmosi e si auto modellano scevri da apparenti turbative esterne, la sfida che ignora blasoni e teoremi, rifiuta dottrine madrine padrini fratellini la sfida…
«La sfida?»

  • priva di forza:

STUPIRE

 1

A cavallo dell’orso
scimmiotta
la folla disseminata
nel prato di uno stadio
Ah Vasco!
tra fumo stellare
il verso del lupo nella steppa
Uhh Uhh Uhh.
 

Capitolo B

So bene che il primo requisito che devo dimostrare di avere, è la mancanza assoluta di immaginazione. Niente può essere più chiaro di ciò che è.
Il passaggio forzoso attraverso strumenti esplicativi, amplificanti, ed anche solo riproduttivi, la mia testa fa anche tutto questo, viola, se non snatura addirittura, il “diritto d’autore” di qualsiasi… vi lascio pensare e decidere da soli a cosa alludo.
Tuttavia in questo caso se non applicassi un quantum di collante, Vasco e Medea apparirebbero, distaccati andare per strade diverse, uniti in apparenza da abitudini e condizionamenti.
Loro no.
Loro sono due forme della stessa natura, lo sono stato e lo saranno, loro sono anima e cervello, sono idee.
STUPIRE: anche se stessi.
PROFANARE: anche se stessi.
Fino ad essere accattoni anche di proprie sensazioni.
Simboli stupendi di persone particolari.
Mi manca il fiato, ho pensato troppo in fretta, ho perso il filo, ho tessuto troppo in fretta.
2

Ritorna assassino
nell’ombra ballerina dei vincenti
il fallo abbandonato nella doccia
Ah Vasco!
per uomini incerti
in teneri sguardi alla luna
Uhh Uhh Uhh.

 

Capitolo C

Il termine profanare è sempre stato inteso con riferimenti di sacralità.
Religiosa, umana, storica, una chiesa, un monumento, una ingenuità, una genuinità, il mio ricordo, il tuo sentimento, <Profanare il secchio dell’immondizia è possibile.>
Il nostro ideale, la loro stima, la banca, la banca no, la banca si svaligia.
E la valigia?
La banca è una valigia e la valigia non si svaligia, si profana. Avete seguito il pensiero?
<Breve preambolo per capire se il verbo profanare può essere riflessivo.>
<Se è lecito dire “Voleva profanarsi”.>
Lecito è lecito, coerente non so.
Comunque non è la coerenza che mi intriga.
Profanare se stessi è profanare?
Mi mangio un panino.
No!
Mangio un panino.
Mi mangio una mano.
ANCORA DI PIù NO!
Mangio una mano.
Anche se la mano è la mia?
Mangio una mia mano.
Mi profano.
No!
Profano la mia…
… il mio…
Profanare senza invadere, introdurre, inserire dall’esterno non ha senso.
Allora come faccio a profanarmi?
Introdurre, invadere, inserire dall’esterno, per esempio, qualcosa nella mia bocca potrebbe essere una profanazione.
Se l’azione la compio io in qualche modo, è lecito (lecito?) considerarla una profanazione?
Dovrei essere estraneo nel senso di entità diversa da me stesso.
Mi mordo la coda.
Mi chiudo in un angolo cieco (vicolo cieco) per non lasciare le parole al loro significato plausibile accettato corrente indiscusso, le parole si ribellano mi aggrediscono mi chiudono in un angolo e non mi lasciano dire che Medea voleva profanarsi.
Oltre la vendetta.
Senza dolcezza e senza violenza.
Come svuotare un secchio di immondizia.
Quando
un giorno avrai uno specchio
 avrai due occhi
per ascoltare una canzone
in solitudine
Ah! Vasco
dimmi quel posto.
Io vengo.
Uhh Uhh Uhh.
 

CONTINUA lunedì prossimo.

Il Dispari 20230821 – Redazione culturale DILA APS

 

DILA

NUSIV

 

Il Dispari 20230904 – Redazione culturale DILA APS

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Il Dispari 20230904

Il Dispari 20230904 – Redazione culturale DILA APS
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VASCO E MEDEA
PARTE SECONDA

Capitolo F

«Ha mai portato via qualcosa?»
«Solo una volta. Una busta. Pareva un biglietto d’auguri.
E non mi sbaglio.»

Spostare tutto quanto gli impedisce di prenderlo, toccarlo, impossessarsene.
Azione non agevole, sia per il buio quasi totale, sia per l’intrigo dei rami secchi e graffianti.
È questa la perversione che Manson sta descrivendo e che rapisce Vasco, il tiranno della sua mente, la mania, la forza che lo opprime, il buio della sua coscienza, il nettare di giorni, notti, ore, minuti, di ogni respiro e per tutti i suoi pensieri.
Risalire, attraverso gli oggetti ritrovati nelle scorribande notturne, alla vita intima dei proprietari così da impadronirsene.
La sedia poltrona trono con alto schienale di bambù intrecciato è la fatica dei tagliatori indiani, le dita spezzate dal machete e le ossa gonfie di artrite; è il fumo denso ed umido necessario a curvare i rami per crearne la struttura respirato dalle donne seminude e dai bambini scalzi; è l’ammirazione invidia della commessa del negozio di mobili, di ritorno a sera nel monolocale diviso con la figlia del facchino; è la nonna tra due cuscini accanto al camino, sola, nella casa piena di ninnoli; è la vita di loro tutti che fluisce docile nella sua mente, rifocillandola.
Fare suo l’anima e il cervello di gente sconosciuta ed ignara.
Lo specchio: cornice di legno intarsiato con quattro forme sporgenti agli angoli prive di apparenti significati.
Grande quanto una finestra.
Una donna, solo per una donna.
Magnifica, eclatante, luminosa.
La regina Brunilde delle case popolari.
Poggiato con delicatezza, senza un graffio, adagiato ad un cumulo di scatole di cartone colme di indumenti una volta sgargianti, modellati per attrarre, indurre in tentazione.
Per Vasco un lungo sogno ad occhi aperti.
Brunilde sconfitta da Biancaneve.
Francesca contro Daniela.
Chi può sapere a quali limiti di follia immaginativa sia giunto il suo includersi, incunearsi, permeare quelle creature sconosciute, quelle fonti di miraggi feticisti?
Una notte di capodanno, mentre i leoni gli ballavano in testa ed il vino e lo spumante gliela facevano girare, si era affacciato al davanzale della finestra sommersa in un turbinio di fuochi artificiali da sbarco in Normandia.
Cinesi, coreani, napoletani veraci, i botti partivano e giungevano da ogni direzione, ed intendo non solo da destra e da sinistra ma anche dal basso e dall’alto.
Finanche una specie di pallone aerostatico chi sa come ancorato e con quale sistema attivato, produceva luccicanti interferenze sugli incendi artificiali e sui fumogeni pastosi ed ammantanti che venivano schizzati da strumenti di folclore tra i più strani e bizzarri.
Vasco, non sapeva neanche più il suo nome.
Volgeva lo sguardo verso la curva in cui la strada piegava ad angolo retto e sotto i bagliori dei fuochi artificiali, accanto ai due bidoni dell’immondizia stazionati pochi metri prima della curva, credeva di vedere un oggetto conosciuto.
L’orologio a pendolo.
Vasco guardava una cassetta di legno piena di residui di frutta e foglie di verdure, assalito dai leoni la fissava fino ad attendere il nuovo scoppio di un lampo, e gli appariva come l’orologio della vecchia villa con la apertura sportello incardinata con il miccione di bronzo lavorato a mano, il vetro in parte opacizzato decorato da disegni di uccelli in volo, il centro rotondo trasparente per le due lancette.
Ed esse erano davvero a forma di sottili alabarde.
Dlondlon.
I leoni, il vino, lo spumante, la penna, anche la birra.
Scese ad abbracciarla.
La cassetta con le bucce di banana, i fondi di ananas, i torsoli di cavolfiore.
Medea non capiva.
Medea non leggeva i pensieri.
Indecente?
Innocuo?
Certo con il pudore di una solitudine silenziosa.
Trasferire vite altrui nella propria esistenza tramite la spazzatura!
Ma questa notte è speciale.
Questa notte, sa bene di mettere in gioco anche la propria esistenza.
Con la rottura definitiva di ciò che ha di più caro.
Medea.
L’amore.
Ma questa è la notte.
Questa notte è tornato per salvare.
Salvarsi.
Impedire che l’icona della sua gioventù sia distrutta, tritata, maciullata, incenerita, insieme a cumuli di immondizia anonima.
Sul muro di cinta limitrofo ad uno dei cassonetti non è poggiato una radio giradischi degli anni cinquanta.
Non per Vasco.
È la radio del 4 Novembre 1956, e poggiato sul piatto, impolverato, graffiato, c’è il suo primo disco a 45 giri.
Un disco che la puntina di marca Medea aveva solcato e solcato fino a conoscerne ogni abrasione, tutte le rughe, quasi da sempre.
Sul muro giace abbandonata la sua giovinezza.
Dalla catena di eventi immaginari prodotta dalla sua veterana esperienza, dalla visione che gli appare sospinta dai suoi ricordi, dalla coincidenza del nome del cantante e della marca della puntina, dal parallelismo di intenti dei due personaggi visti nella sua ottica dello “Stupore”, dall’ormai quasi certo fallimento del rapporto sentimentale per questa ulteriore fuga notturna, come una Medea…
più di una Medea…
si sente sconfitto, sconvolto, profanato, e come ogni Medea…
più di ogni Medea…
vuole distruggere il suo passato attraverso la sopraffazione del frutto del suo amore, profanandosi.
La mia birra è diventata calda, il gelato di fragola e limone della donna al mio fianco, Aurora, si è sciolto.
La donna guascona, come per aprire una porta, effettua un breve spostamento della mano destra verso l’esterno del suo corpo e come in seguito ad un ordine od una magia le luci si spengono, al posto del pianoforte suona un contrabbasso pizzicato nel tipico accompagnamento jazzistico, sul fondo della sala al di qua dello specchio, immobile davanti al cancello di ferro battuto con volute arabesche, appare Medea.

1
Il piccolo bagliore nel cesto
di lumache
vinceva avvinghiato da
bolle
vischiose
profondi mongoli sonni.

Il Dispari 20230904 – Redazione culturale DILA APS
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Parte seconda
Capitolo G

Medea, nascosta, guarda…
«Eppure è sempre favolosa.
Un incanto.
Una favola.
Sembrava una regina tanto era bella e profumata, pareva la ragazza copertina di Play Boy tanto era scollacciata e provocante.
Il suo profumo mi è rimasto addosso per due giorni, è quasi passato un anno ed ancora non ho dimenticato un neo, uno, della sua pelle.
Eppure non è durato che un’ora…»
…anche lei ha deciso di stracciare le ultime titubanze per riprendere la bellezza della sfida recandosi dove lo aveva visto durante la passeggiata…
«… eppure ne cucino di patatine fritte di Hamburger e crauti e cipolle.
Eppure dopo due giorni l’avevo ancora nel naso.
Non so da dove veniva.
Se fumavo, la sigaretta era profumata di lei.
Il gilet rosso che solitamente adopero come abbigliamento di servizio (è il colore migliore per nascondere le macchie di ketchup e gli schizzi dei salsicciotti che preparo di notte nel mio camper hot dog), il gilet ed il grembiule erano inutilizzabili, tanto e tanto profumati e…»
…Quanti uomini con la camicia rossa aveva avvicinato mostrando l’esca di un seno appena velato, e sempre accantonati dopo un’ora e…
«… fu lei, poggiando la mano sul piano di lavoro per sostenere l’impatto delle mie sbattute vorticose, a venire in contatto con il wurstel pronto ad essere cucinato, lo pose nella mia mano destra ed accompagnò, con chiari cenni di voluttà, il movimento dell’introduzione tra i peli ormai scompigliati della sua parte intima. Eppure la melanzana la bottiglia di birra, tutto quanto era possibile, lei prese tutto, proprio…»
Quante volte aveva ripetuto il gesto di stringerli fino al dolore!
Il sussurro del primo inganno. Nessuno…
«…TUTTO.
Due colpi, e via per terra schiacciati come serpenti.
Un casino.
Una grande casinata.
Un odore bellissimo, eppure un odore di femmina bruciata, ma poco adatto a fare da contorno ai cibi grezzi e popolari della mia cucina.
Un panino alla violetta? Ciclamino?»
… nel suo segreto.
Nessuno nella violenza del suo ricordo.

Il Dispari 20230904 – Redazione culturale DILA APS
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Prosegue lunedì prossimo
ISBN 9781471081149, pagine 93, copertina morbida, A5 (148 x 210 mm), 14.00 €, acquistabile all’url:
https://www.lulu.com/it/shop/bruno-mancini/per-aurora-volume-primo/paperback/product-29772m.html

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Il Dispari 20230828

Il Dispari 20230828 – Redazione culturale DILA APS

VASCO E MEDEA

PARTE SECONDA

Capitolo C

[…]

Quando
un giorno avrai uno specchio
 avrai due occhi
per ascoltare una canzone
in solitudine
Ah! Vasco
dimmi quel posto.
Io vengo.
Uhh Uhh Uhh.

Capitolo D

«Il mio mestiere di responsabile di un ufficio di vigilanza mi concede molte libertà, in special modo quando devo controllare l’operato delle guardie, e per me rende prive di segreti le persone e gli ambienti e tutti gli aspetti della vita notturna.
Mi dà inoltre spesso la possibilità di viaggiare, conoscere bella gente, località famose, modi di vita diversi: a volte patriarcali in altri casi finanche eccentrici.
Così è stato in questa occasione.
Effettuo un servizio di vigilanza a bordo della ammiraglia di tutta la flotta turistica italiana!
Su e giù per il mediterraneo carichi di milionari, petrolieri, avventurieri, signore vere, e signore false, signorine di grandi speranze, e signorine per modo di dire, tutta bella gente.
Li riconosco bene.
In più ho il senso dell’investigatore per deformazione professionale, la curiosità di controllare ogni azione, persona, oggetto, non perfettamente riconducibile a determinate abitudini.»
«Per ciò ti chiamano Manson?»
«Esatto.»
«Perché Red?»
«La camicia.»
«Rossa?»
«Esatto.»
«Sempre?»
«In questa occasione posso rivelare un grande segreto.
Per me grande.
Mai detto.
Mai detto prima.
Ne indossavo una uguale durante la repressione dell’Ungheria, nel periodo in cui facevo il giardiniere in una villa con un grande cancello di ferro battuto, un viale ed un pollaio e… »
«Va bene, va bene.»
«L’ho conosciuto come dirigente ufficio fidi di una banca di media grandezza che è nostra cliente per il trasporto valori.
Faccio anche questo.
Aveva optato per un profilo sociale e professionale decisamente anonimo, allo scopo di non dover subire pressioni o influenze da parte di nessuno.
Credo.
Finanche con i dipendenti non ha stabilito alcun rapporto, e, lui per loro, è quasi uno sconosciuto.
Così dicono.
Escludendo due segretarie e due contabili, tutte donne di mezza età che oltre l’ufficio sono solo casa e famiglia.
Conosco tutti.
Originario di un paesetto di cultura marinara, nello scegliere la sede definitiva del suo lavoro aveva privilegiato la cittadina rivierasca, né grande né piccola, per non privarsi della vicinanza con il mare.
L’ho visto spesso con la donna.
Neppure i giornali, neppure la benzina o le sigarette si possono considerare azioni del suo quotidiano.»

Il Dispari 20230828 – Redazione culturale DILA APS

Capitolo E

Interrompo il vigilante Manson Red, mentre ci sta presentando un ritratto conciso delle particolari abitudini di Vasco, perché non voglio continuare a nascondere di essere stato turbato, e ve ne sarete certamente accorti, dalla opportunità di sedere accanto ad una donna, Aurora, tanto misteriosa quanto guascona.

Il particolare stato emotivo caratteristico di ogni prima volta ha confuso non poco la lucidità delle analisi che ho voluto proporre, e ciò, se non ha impedito che mi addentrassi nei cunicoli delle personalità di Vasco e Medea con una obiettività assolutamente predominante nei confronti di qualsiasi valutazione, ha di certo limitata la scorrevolezza dell’inserimento di pieghe comportamentali meno evidenti e comunque ugualmente rappresentative.

Durante questa prima parte della conversazione con Manson Red, e che il giustiziere rosso continuerà a proporci, quella mancanza è risultata per me evidente e dolorosa, proprio in virtù della precisione con la quale, lui, ha invece evidenziato e dato valore a minimi dettagli.

Ora che l’emozione dei primi momenti è parzialmente superata ripenso al difficile percorso, impervio per il fisico e tormentato per la mente, con cui mi sono fin qui confrontato e, per un verso mi ammanto di orgoglio, per un altro mi pungolo a non sciupare tutto.

Devo continuare tenendo ben presente la necessità di essere più incisivo nel tentativo di catturare la vostra completa attenzione anche verso i particolari apparentemente insignificanti.

Perché possiate valutare, ascoltando confidenze, superando buchi e approssimazioni, assegnando forme ad intuizioni, ricalcando contorni sbiaditi, volteggiando ancora con la fantasia, mimando pensieri, immedesimandovi, ecco, ora lo posso dire, per capire profanandovi, se questa che vi sto proponendo sia veramente una nuova bella storia d’amore.

Aurora, per alcuni è un nome che poco si addice al ruolo che ricopre.

Profanandosi.

Sono seduto accanto alla donna, guascona, Aurora, che tutti chiamano “La Signora».”

Profanandomi.

Il Dispari 20230828 – Redazione culturale DILA APS

Capitolo F

L’uomo vestito di bianco con un anello di rubino al dito, dalla pedana del piano bar inizia a suonare “Never let me go”, un lento motivo di struggente malinconia, nel preciso momento in cui, sulla parete di fronte formata da uno specchio opaco di dimensione eccezionale, si materializzano, come fantasmi, come in un film, scene di vita di incredibile nitidezza srotolate con la stessa inquietante tristezza delle note semplicemente accennate.

La sua compagna con un ventaglio di seta giapponese a colori sgargianti e stecche di bambù che ondeggia in docili semicerchi, voltandosi e rivoltando il busto eretto infisso nelle lame del vestito, gli porge una birra, gli accende una sigaretta, gli accarezza i capelli.

L’uomo vestito tutto di bianco con un bocciolo di ginestra (ginestra, fiore amato dalla mia donna) all’occhiello del bavero non guarda.
Non vuole guardare.
Sa già tutto.
Nessuna meraviglia, neppure un briciolo di stupore.
Una vita ad ascoltare i pianti e le sciocchezze di gente che non gli ha mai chiesto “Ma tu?
Ora suona ad intuito, senza bisogno di conoscere, e non vuole sapere, non guarda, batte i tasti, e ti immerge in una delle sue risposte: “Anche io”.
Ti confonde con un suono, è sua la tua emozione, angoscia, allegria.
Forse alza gli occhi, forse stringe il bicchiere, dondola la testa, sembra tanto vicino alla tastiera, rivolge un tenero sorriso alla compagna dalla pelle ambrata, insieme a lei anima e cervello, le mani quasi toccano il bocciolo di ginestra, non guarda e sa già tutto.

Ecco Vasco: è notte, ritorna al vecchio palazzo.

Vasco, che stringe una grossa coperta rossa arrotolata sotto un braccio, si avvicina con molte cautele al cumulo di rifiuti verso il punto preciso in cui poche ore prima l’aveva visto.
Lo scorge al di sotto di un mucchio di rami di ginestra (ginestra, fiore amato dalla mia donna) e glicini… libera le braccia poggiando la coperta sulle spalle ed inizia a…

«In ogni luogo il silenzio notturno appartiene ad una speciale categoria di sensazioni: quelle che si evidenziano attraverso una grande attenzione.
è una mia idea.
Non è come l’acqua fredda sul corpo nudo, il silenzio di un luogo è una miriade di vitalità miscelate in apparenti assenze.
Mi spiego?
In combinazioni differenti per ciascun angolo, piazza, terrazza, casa, albergo, barca, bosco, montagna, ed esso cambia, ma non tutti se ne accorgono… »
«Come una toccata di Bach? Quattro note per ventidue variazioni?»
«… non capisco ma se lo dice Lei!
Ammanta il territorio nella sua specificità, evidenzia gli oltraggi, si insedia, si intrufola, possiede la tua tranquillità senza che tu ne sia consapevole.
Non è il mio caso.
Mai.
Io l’ho studiato, li ho studiati, con costanza ed attenzione, con affetto, usando sensibilità fisiche e percettive custodite e difese con la maggiore cura e tenute separate da applicazioni volgari e banali.
è tutto vero.
Se un pullman passa in lontananza so chi lo guida, da dove viene e, forse, anche quante persone sta trasportando!
Esagero, solo fino ad un certo punto.
Certo è che conosco tutti i silenzi di tutte le ore di tutti i luoghi che ho frequentato.
Di tutta la mia isola.
Lui fu una specie di frammento che improvvisamente si spezza.
Entrava nel raggio di azione della mia particella notturna con cautela ed imperizia, movimenti d’aria, respiri, passetti rapidi, per avvicinarsi ai luoghi prescelti; e poi un lento spostare oggetti disarticolati, gracchianti, sconnessi, per riporli, infine, in vicine sporgenze, e di nuovo in auto con il motore a basso regime e luci fisse sugli anabbaglianti.
Non ho mai udito la sua invasione in una notte di pioggia.»
«Ha mai portato via qualcosa?»
«Solo una volta.
Una busta. Pareva un biglietto d’auguri.
E non mi sbaglio.»

Prosegue lunedì prossimo

ISBN 9781471081149, pagine 93, copertina morbida, A5 (148 x 210 mm), 14.00 €, acquistabile all’url:

 https://www.lulu.com/it/shop/bruno-mancini/per-aurora-volume-primo/paperback/product-29772m.html

Il Dispari 20230828 – Redazione culturale DILA APS

Il Dispari 20230828 – Redazione culturale DILA APS

Il Dispari 20230824

A SARA BRESSY

(24/08/1917 – 27/01/1999)

Aurea amica
di spettacoli vivi,
perle d’affetto
per la famiglia.
Donna di umorismo
e ricchezze morali.
Tuo fu il SOLE
nel vivido giorno.
Tuoi gli incantesimi
per la famiglia.
Tu, un mondo
di vivacità
nel sentimento.
Tuo il dolore
sotto chiave.
Ritorno fanciullo
negli arcobaleni
della tua giostra.
Omaggio la tua memoria
nel giardino Sacro
e si accende
ogni AMARCORD
del tuo cuore!
A presto, Sara!

Biagio Di Meglio – scrittore poeta

Il Dispari 20230824
Sara Bressy e Antonio Mancini

Il Dispari 20230824

Il Dispari 20230821

Il Dispari 20230821 – Redazione culturale DILA APS

BRUNO MANCINI – VASCO E MEDEA

Terza puntata

Questo racconto “Vasco e Medea”, che stiamo pubblicando a cadenza settimanale, fa parte del primo volume della serie “Per Aurora” che ho scritto a partire dagli anni ’80 e che continuo a scrivere seppure con molte lunghe pause.

Terza edizione 22 agosto 2022, ISBN 9781471081149, pagine 93, rilegatura copertina morbida, dimensioni A5, 14.00 €, acquistabile all’url:

 https://www.lulu.com/it/shop/bruno-mancini/per-aurora-volume-primo/paperback/product-29772m.html

Scrivendo un commento a questo articolo (di almeno 1000 battute), e inviandolo in formato word entro il prossimo 25 agosto a [email protected]  (completo di nome, cognome e indirizzo postale) l’Associazione “Da Ischia L’Arte – DILA APS” regalerà una copia del libro ai primi 10 autori dei commenti ricevuti.

Buona lettura

Il Dispari 20230821 – Redazione culturale DILA APS

VASCO E MEDEA

PARTE PRIMA

Capitolo decimo

Per tutto il percorso di ritorno, ed ancora sulla nave, Vasco cammina distante da lei, è agitato, irrequieto, è chiuso in un mutismo provocante, fremente, beve, fuma, l’avresti potuto scambiare per un condottiero prima della battaglia, il produttore dietro le quinte, un condannato a morte, l’aquila che vola sul coniglio… distratto da pensieri…
La tentazione di dirle tutto, aprirsi, togliere il velo ormai tenue che copriva i suoi anni di assenze notturne, gli tentava il centro, il motore dell’inconscio, mentre una forza diversa opponeva la vergogna della rappresentazione completa delle sue azioni.
Vergogna o pudore?
Spesso dipendono più che altro dal momento in cui viene attivata la domanda.
Il suo Vasco, l’idolo, non provava certo vergogna cantando “tu sola nella tua stanza” oppure “quanti anni hai bambina”, ma sappiamo poco, forse niente, certamente per pudore, dei suoi veri momenti, della realtà dei suoi approcci, dei suoi amplessi. A volte è il contrario.
Non sempre il contrario è l’opposto.
L’opposto del contrario?
Cos’è?
Se è opposto non è contrario e se non è opposto non è contrario
You are my melody.
A raffiche gli giungevano i simbolismi recuperati nelle notti più fortunate, obbligandolo a sorreggere il peso dei segreti di cui erano ammantati, scrigni di inganni e seduzioni, di dubbi e follie, di sogni e speranze, di offese e regali, di vita di morte di occasioni banali di viaggi di
incontri di sciocche manie di furti di attese, grandi, minuti,  di  grandi  minuti,  dipinti,  squarciati,  dipinti squarciati… basta!

Basta basta. Basta.

Il Dispari 20230821 – Redazione culturale DILA APS

Capitolo undicesimo

Medea vedendolo nuovamente a disagio, raggiunge il convincimento che lui si stia preparando ad affrontare l’argomento delle avventure notturne.
Pronta è pronta.
Decisa è decisa.
Non solo ad ascoltare.
A giustificare.
Ma per ferirlo a sua volta rivelandogli la mancanza di inibizione delle notti che l’avevano vista protagonista.
Dopo il ritrovamento del biglietto ed i successivi allontanamenti sospetti di Vasco, aveva, infatti, iniziato a cercarlo, dapprima con molte cautele poi… visitando locali notturni, luoghi per soli uomini, bische ecc.
Tanto più frequentemente lui usciva, tanto più freneticamente lei lo cercava, ed a poco a poco il cercarlo era diventato solo la facciata moralistica che usava per soddisfare con maggiore audacia il profondo esibizionismo che la eccitava.
Gonne sempre più corte.
Trucco evidente.
Sguardi accecanti.
Frasi equivoche.
La sua passione: stupire.

Basta. Basta. Basta.

Capitolo dodicesimo

«Sono il padrone della notte e delle donne.
Sono mie le donne di notte.
Le femmine sguainate luccicanti sui marciapiedi e nei locali di prima grandezza.
Provare a togliermi il controllo, è un guaio.
Un guaio grosso.
Grossissimo.
Quasi come cercare di togliermi il fazzoletto rosso che porto da sempre intorno al collo.
Un guaio grossissimo che pochi hanno tentato ed ora sono pieni di sfregi.
Una volta la vidi passare indifferentemente in macchina davanti ai nostri posti di lavoro.
A Napoli è difficile lavorare.
Qui no. Qui se fai il bravo nessuno ti caca.
A Napoli ti squadrano subito.
Appena scendi di sera in una piazza, non dico in una strada, non dico in un vicolo, sei già pappone o puttana.
Ma Napoli è bella.
C’è il sole, la luna e Marechiaro.
La gente non si fa i fatti suoi.
Quella signora dopo i primi passi, come si dice… timidi, noi diciamo cazzimmosi, si ripresenta alle due di notte nel Club Italia con la gonna gialla sotto la patana, qui voi dite sopra le ginocchia.
Guarda tutti quanti, e pure me.
Me di più.
Pareva mi conosceva.
E ci ho dovuto provare per forza.
Stava a casa mia, nel mio territorio, con le cosce da fuori e mi guardava come se mi conosceva.
A me, Salvatore il puttaniere!»

Capitolo tredicesimo

Lasciargli sul corpo e nella mente i segni squassanti di una passione artificiale, artatamente impudica e violenta, tenera e vendicativa, ponendo in un solo amplesso tutti i registri delle sue esperienze, tutta la prorompente eccessiva sfacciata bellezza del suo corpo di donna non più bambina, i giochi estremi di mani esperte di labbra avvampate di pelle di luna, tenerezze ossessioni, morbidezze stupori, in una altalena di grida e di sussurri che per anni la sua mente aveva elaborato, posizionato, montato come in un film…

… con arte e per vendetta.

VASCO E MEDEA

PARTE SECONDA

Capitolo A

Ora che molti elementi strutturali sono definiti la trama è delineata i personaggi sono caratterizzati gli ambienti percepiti, non mi resta altro da fare che presentare la storia.
Solo perché conto nell’infinito carisma che ha la mia gloria su voi milioni di ascoltatori, tenterò questa nuova impresa.
Consapevole di andare contro le più elementari leggi (regole) narrative, mi lascio sedurre dall’unica sfida veramente globale, indefinibile, e nella quale anche i valori di merito sono in continua osmosi e si auto modellano scevri da apparenti turbative esterne, la sfida che ignora blasoni e teoremi, rifiuta dottrine madrine padrini fratellini la sfida…
«La sfida?»

  • priva di forza:

STUPIRE

 1

A cavallo dell’orso
scimmiotta
la folla disseminata
nel prato di uno stadio
Ah Vasco!
tra fumo stellare
il verso del lupo nella steppa
Uhh Uhh Uhh.
 

Capitolo B

So bene che il primo requisito che devo dimostrare di avere, è la mancanza assoluta di immaginazione. Niente può essere più chiaro di ciò che è.
Il passaggio forzoso attraverso strumenti esplicativi, amplificanti, ed anche solo riproduttivi, la mia testa fa anche tutto questo, viola, se non snatura addirittura, il “diritto d’autore” di qualsiasi… vi lascio pensare e decidere da soli a cosa alludo.
Tuttavia in questo caso se non applicassi un quantum di collante, Vasco e Medea apparirebbero, distaccati andare per strade diverse, uniti in apparenza da abitudini e condizionamenti.
Loro no.
Loro sono due forme della stessa natura, lo sono stato e lo saranno, loro sono anima e cervello, sono idee.
STUPIRE: anche se stessi.
PROFANARE: anche se stessi.
Fino ad essere accattoni anche di proprie sensazioni.
Simboli stupendi di persone particolari.
Mi manca il fiato, ho pensato troppo in fretta, ho perso il filo, ho tessuto troppo in fretta.
2

Ritorna assassino
nell’ombra ballerina dei vincenti
il fallo abbandonato nella doccia
Ah Vasco!
per uomini incerti
in teneri sguardi alla luna
Uhh Uhh Uhh.

 

Capitolo C

Il termine profanare è sempre stato inteso con riferimenti di sacralità.
Religiosa, umana, storica, una chiesa, un monumento, una ingenuità, una genuinità, il mio ricordo, il tuo sentimento, <Profanare il secchio dell’immondizia è possibile.>
Il nostro ideale, la loro stima, la banca, la banca no, la banca si svaligia.
E la valigia?
La banca è una valigia e la valigia non si svaligia, si profana. Avete seguito il pensiero?
<Breve preambolo per capire se il verbo profanare può essere riflessivo.>
<Se è lecito dire “Voleva profanarsi”.>
Lecito è lecito, coerente non so.
Comunque non è la coerenza che mi intriga.
Profanare se stessi è profanare?
Mi mangio un panino.
No!
Mangio un panino.
Mi mangio una mano.
ANCORA DI PIù NO!
Mangio una mano.
Anche se la mano è la mia?
Mangio una mia mano.
Mi profano.
No!
Profano la mia…
… il mio…
Profanare senza invadere, introdurre, inserire dall’esterno non ha senso.
Allora come faccio a profanarmi?
Introdurre, invadere, inserire dall’esterno, per esempio, qualcosa nella mia bocca potrebbe essere una profanazione.
Se l’azione la compio io in qualche modo, è lecito (lecito?) considerarla una profanazione?
Dovrei essere estraneo nel senso di entità diversa da me stesso.
Mi mordo la coda.
Mi chiudo in un angolo cieco (vicolo cieco) per non lasciare le parole al loro significato plausibile accettato corrente indiscusso, le parole si ribellano mi aggrediscono mi chiudono in un angolo e non mi lasciano dire che Medea voleva profanarsi.
Oltre la vendetta.
Senza dolcezza e senza violenza.
Come svuotare un secchio di immondizia.
Quando
un giorno avrai uno specchio
 avrai due occhi
per ascoltare una canzone
in solitudine
Ah! Vasco
dimmi quel posto.
Io vengo.
Uhh Uhh Uhh.
 

CONTINUA lunedì prossimo.

Il Dispari 20230821 – Redazione culturale DILA APS

 

DILA

NUSIV

 

Il Dispari 20230828 – Redazione culturale DILA APS

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Il Dispari 20230828

Il Dispari 20230828 – Redazione culturale DILA APS

VASCO E MEDEA

PARTE SECONDA

Capitolo C

[…]

Quando
un giorno avrai uno specchio
 avrai due occhi
per ascoltare una canzone
in solitudine
Ah! Vasco
dimmi quel posto.
Io vengo.
Uhh Uhh Uhh.

Capitolo D

«Il mio mestiere di responsabile di un ufficio di vigilanza mi concede molte libertà, in special modo quando devo controllare l’operato delle guardie, e per me rende prive di segreti le persone e gli ambienti e tutti gli aspetti della vita notturna.
Mi dà inoltre spesso la possibilità di viaggiare, conoscere bella gente, località famose, modi di vita diversi: a volte patriarcali in altri casi finanche eccentrici.
Così è stato in questa occasione.
Effettuo un servizio di vigilanza a bordo della ammiraglia di tutta la flotta turistica italiana!
Su e giù per il mediterraneo carichi di milionari, petrolieri, avventurieri, signore vere, e signore false, signorine di grandi speranze, e signorine per modo di dire, tutta bella gente.
Li riconosco bene.
In più ho il senso dell’investigatore per deformazione professionale, la curiosità di controllare ogni azione, persona, oggetto, non perfettamente riconducibile a determinate abitudini.»
«Per ciò ti chiamano Manson?»
«Esatto.»
«Perché Red?»
«La camicia.»
«Rossa?»
«Esatto.»
«Sempre?»
«In questa occasione posso rivelare un grande segreto.
Per me grande.
Mai detto.
Mai detto prima.
Ne indossavo una uguale durante la repressione dell’Ungheria, nel periodo in cui facevo il giardiniere in una villa con un grande cancello di ferro battuto, un viale ed un pollaio e… »
«Va bene, va bene.»
«L’ho conosciuto come dirigente ufficio fidi di una banca di media grandezza che è nostra cliente per il trasporto valori.
Faccio anche questo.
Aveva optato per un profilo sociale e professionale decisamente anonimo, allo scopo di non dover subire pressioni o influenze da parte di nessuno.
Credo.
Finanche con i dipendenti non ha stabilito alcun rapporto, e, lui per loro, è quasi uno sconosciuto.
Così dicono.
Escludendo due segretarie e due contabili, tutte donne di mezza età che oltre l’ufficio sono solo casa e famiglia.
Conosco tutti.
Originario di un paesetto di cultura marinara, nello scegliere la sede definitiva del suo lavoro aveva privilegiato la cittadina rivierasca, né grande né piccola, per non privarsi della vicinanza con il mare.
L’ho visto spesso con la donna.
Neppure i giornali, neppure la benzina o le sigarette si possono considerare azioni del suo quotidiano.»

Il Dispari 20230828 – Redazione culturale DILA APS

Capitolo E

Interrompo il vigilante Manson Red, mentre ci sta presentando un ritratto conciso delle particolari abitudini di Vasco, perché non voglio continuare a nascondere di essere stato turbato, e ve ne sarete certamente accorti, dalla opportunità di sedere accanto ad una donna, Aurora, tanto misteriosa quanto guascona.

Il particolare stato emotivo caratteristico di ogni prima volta ha confuso non poco la lucidità delle analisi che ho voluto proporre, e ciò, se non ha impedito che mi addentrassi nei cunicoli delle personalità di Vasco e Medea con una obiettività assolutamente predominante nei confronti di qualsiasi valutazione, ha di certo limitata la scorrevolezza dell’inserimento di pieghe comportamentali meno evidenti e comunque ugualmente rappresentative.

Durante questa prima parte della conversazione con Manson Red, e che il giustiziere rosso continuerà a proporci, quella mancanza è risultata per me evidente e dolorosa, proprio in virtù della precisione con la quale, lui, ha invece evidenziato e dato valore a minimi dettagli.

Ora che l’emozione dei primi momenti è parzialmente superata ripenso al difficile percorso, impervio per il fisico e tormentato per la mente, con cui mi sono fin qui confrontato e, per un verso mi ammanto di orgoglio, per un altro mi pungolo a non sciupare tutto.

Devo continuare tenendo ben presente la necessità di essere più incisivo nel tentativo di catturare la vostra completa attenzione anche verso i particolari apparentemente insignificanti.

Perché possiate valutare, ascoltando confidenze, superando buchi e approssimazioni, assegnando forme ad intuizioni, ricalcando contorni sbiaditi, volteggiando ancora con la fantasia, mimando pensieri, immedesimandovi, ecco, ora lo posso dire, per capire profanandovi, se questa che vi sto proponendo sia veramente una nuova bella storia d’amore.

Aurora, per alcuni è un nome che poco si addice al ruolo che ricopre.

Profanandosi.

Sono seduto accanto alla donna, guascona, Aurora, che tutti chiamano “La Signora».”

Profanandomi.

Il Dispari 20230828 – Redazione culturale DILA APS

Capitolo F

L’uomo vestito di bianco con un anello di rubino al dito, dalla pedana del piano bar inizia a suonare “Never let me go”, un lento motivo di struggente malinconia, nel preciso momento in cui, sulla parete di fronte formata da uno specchio opaco di dimensione eccezionale, si materializzano, come fantasmi, come in un film, scene di vita di incredibile nitidezza srotolate con la stessa inquietante tristezza delle note semplicemente accennate.

La sua compagna con un ventaglio di seta giapponese a colori sgargianti e stecche di bambù che ondeggia in docili semicerchi, voltandosi e rivoltando il busto eretto infisso nelle lame del vestito, gli porge una birra, gli accende una sigaretta, gli accarezza i capelli.

L’uomo vestito tutto di bianco con un bocciolo di ginestra (ginestra, fiore amato dalla mia donna) all’occhiello del bavero non guarda.
Non vuole guardare.
Sa già tutto.
Nessuna meraviglia, neppure un briciolo di stupore.
Una vita ad ascoltare i pianti e le sciocchezze di gente che non gli ha mai chiesto “Ma tu?
Ora suona ad intuito, senza bisogno di conoscere, e non vuole sapere, non guarda, batte i tasti, e ti immerge in una delle sue risposte: “Anche io”.
Ti confonde con un suono, è sua la tua emozione, angoscia, allegria.
Forse alza gli occhi, forse stringe il bicchiere, dondola la testa, sembra tanto vicino alla tastiera, rivolge un tenero sorriso alla compagna dalla pelle ambrata, insieme a lei anima e cervello, le mani quasi toccano il bocciolo di ginestra, non guarda e sa già tutto.

Ecco Vasco: è notte, ritorna al vecchio palazzo.

Vasco, che stringe una grossa coperta rossa arrotolata sotto un braccio, si avvicina con molte cautele al cumulo di rifiuti verso il punto preciso in cui poche ore prima l’aveva visto.
Lo scorge al di sotto di un mucchio di rami di ginestra (ginestra, fiore amato dalla mia donna) e glicini… libera le braccia poggiando la coperta sulle spalle ed inizia a…

«In ogni luogo il silenzio notturno appartiene ad una speciale categoria di sensazioni: quelle che si evidenziano attraverso una grande attenzione.
è una mia idea.
Non è come l’acqua fredda sul corpo nudo, il silenzio di un luogo è una miriade di vitalità miscelate in apparenti assenze.
Mi spiego?
In combinazioni differenti per ciascun angolo, piazza, terrazza, casa, albergo, barca, bosco, montagna, ed esso cambia, ma non tutti se ne accorgono… »
«Come una toccata di Bach? Quattro note per ventidue variazioni?»
«… non capisco ma se lo dice Lei!
Ammanta il territorio nella sua specificità, evidenzia gli oltraggi, si insedia, si intrufola, possiede la tua tranquillità senza che tu ne sia consapevole.
Non è il mio caso.
Mai.
Io l’ho studiato, li ho studiati, con costanza ed attenzione, con affetto, usando sensibilità fisiche e percettive custodite e difese con la maggiore cura e tenute separate da applicazioni volgari e banali.
è tutto vero.
Se un pullman passa in lontananza so chi lo guida, da dove viene e, forse, anche quante persone sta trasportando!
Esagero, solo fino ad un certo punto.
Certo è che conosco tutti i silenzi di tutte le ore di tutti i luoghi che ho frequentato.
Di tutta la mia isola.
Lui fu una specie di frammento che improvvisamente si spezza.
Entrava nel raggio di azione della mia particella notturna con cautela ed imperizia, movimenti d’aria, respiri, passetti rapidi, per avvicinarsi ai luoghi prescelti; e poi un lento spostare oggetti disarticolati, gracchianti, sconnessi, per riporli, infine, in vicine sporgenze, e di nuovo in auto con il motore a basso regime e luci fisse sugli anabbaglianti.
Non ho mai udito la sua invasione in una notte di pioggia.»
«Ha mai portato via qualcosa?»
«Solo una volta.
Una busta. Pareva un biglietto d’auguri.
E non mi sbaglio.»

Prosegue lunedì prossimo

ISBN 9781471081149, pagine 93, copertina morbida, A5 (148 x 210 mm), 14.00 €, acquistabile all’url:

 https://www.lulu.com/it/shop/bruno-mancini/per-aurora-volume-primo/paperback/product-29772m.html

Il Dispari 20230828 – Redazione culturale DILA APS

Il Dispari 20230828 – Redazione culturale DILA APS

Il Dispari 20230824

A SARA BRESSY

(24/08/1917 – 27/01/1999)

Aurea amica
di spettacoli vivi,
perle d’affetto
per la famiglia.
Donna di umorismo
e ricchezze morali.
Tuo fu il SOLE
nel vivido giorno.
Tuoi gli incantesimi
per la famiglia.
Tu, un mondo
di vivacità
nel sentimento.
Tuo il dolore
sotto chiave.
Ritorno fanciullo
negli arcobaleni
della tua giostra.
Omaggio la tua memoria
nel giardino Sacro
e si accende
ogni AMARCORD
del tuo cuore!
A presto, Sara!

Biagio Di Meglio – scrittore poeta

Il Dispari 20230824
Sara Bressy e Antonio Mancini

Il Dispari 20230824

Il Dispari 20230821

Il Dispari 20230821 – Redazione culturale DILA APS

BRUNO MANCINI – VASCO E MEDEA

Terza puntata

Questo racconto “Vasco e Medea”, che stiamo pubblicando a cadenza settimanale, fa parte del primo volume della serie “Per Aurora” che ho scritto a partire dagli anni ’80 e che continuo a scrivere seppure con molte lunghe pause.

Terza edizione 22 agosto 2022, ISBN 9781471081149, pagine 93, rilegatura copertina morbida, dimensioni A5, 14.00 €, acquistabile all’url:

 https://www.lulu.com/it/shop/bruno-mancini/per-aurora-volume-primo/paperback/product-29772m.html

Scrivendo un commento a questo articolo (di almeno 1000 battute), e inviandolo in formato word entro il prossimo 25 agosto a [email protected]  (completo di nome, cognome e indirizzo postale) l’Associazione “Da Ischia L’Arte – DILA APS” regalerà una copia del libro ai primi 10 autori dei commenti ricevuti.

Buona lettura

Il Dispari 20230821 – Redazione culturale DILA APS

VASCO E MEDEA

PARTE PRIMA

Capitolo decimo

Per tutto il percorso di ritorno, ed ancora sulla nave, Vasco cammina distante da lei, è agitato, irrequieto, è chiuso in un mutismo provocante, fremente, beve, fuma, l’avresti potuto scambiare per un condottiero prima della battaglia, il produttore dietro le quinte, un condannato a morte, l’aquila che vola sul coniglio… distratto da pensieri…
La tentazione di dirle tutto, aprirsi, togliere il velo ormai tenue che copriva i suoi anni di assenze notturne, gli tentava il centro, il motore dell’inconscio, mentre una forza diversa opponeva la vergogna della rappresentazione completa delle sue azioni.
Vergogna o pudore?
Spesso dipendono più che altro dal momento in cui viene attivata la domanda.
Il suo Vasco, l’idolo, non provava certo vergogna cantando “tu sola nella tua stanza” oppure “quanti anni hai bambina”, ma sappiamo poco, forse niente, certamente per pudore, dei suoi veri momenti, della realtà dei suoi approcci, dei suoi amplessi. A volte è il contrario.
Non sempre il contrario è l’opposto.
L’opposto del contrario?
Cos’è?
Se è opposto non è contrario e se non è opposto non è contrario
You are my melody.
A raffiche gli giungevano i simbolismi recuperati nelle notti più fortunate, obbligandolo a sorreggere il peso dei segreti di cui erano ammantati, scrigni di inganni e seduzioni, di dubbi e follie, di sogni e speranze, di offese e regali, di vita di morte di occasioni banali di viaggi di
incontri di sciocche manie di furti di attese, grandi, minuti,  di  grandi  minuti,  dipinti,  squarciati,  dipinti squarciati… basta!

Basta basta. Basta.

Il Dispari 20230821 – Redazione culturale DILA APS

Capitolo undicesimo

Medea vedendolo nuovamente a disagio, raggiunge il convincimento che lui si stia preparando ad affrontare l’argomento delle avventure notturne.
Pronta è pronta.
Decisa è decisa.
Non solo ad ascoltare.
A giustificare.
Ma per ferirlo a sua volta rivelandogli la mancanza di inibizione delle notti che l’avevano vista protagonista.
Dopo il ritrovamento del biglietto ed i successivi allontanamenti sospetti di Vasco, aveva, infatti, iniziato a cercarlo, dapprima con molte cautele poi… visitando locali notturni, luoghi per soli uomini, bische ecc.
Tanto più frequentemente lui usciva, tanto più freneticamente lei lo cercava, ed a poco a poco il cercarlo era diventato solo la facciata moralistica che usava per soddisfare con maggiore audacia il profondo esibizionismo che la eccitava.
Gonne sempre più corte.
Trucco evidente.
Sguardi accecanti.
Frasi equivoche.
La sua passione: stupire.

Basta. Basta. Basta.

Capitolo dodicesimo

«Sono il padrone della notte e delle donne.
Sono mie le donne di notte.
Le femmine sguainate luccicanti sui marciapiedi e nei locali di prima grandezza.
Provare a togliermi il controllo, è un guaio.
Un guaio grosso.
Grossissimo.
Quasi come cercare di togliermi il fazzoletto rosso che porto da sempre intorno al collo.
Un guaio grossissimo che pochi hanno tentato ed ora sono pieni di sfregi.
Una volta la vidi passare indifferentemente in macchina davanti ai nostri posti di lavoro.
A Napoli è difficile lavorare.
Qui no. Qui se fai il bravo nessuno ti caca.
A Napoli ti squadrano subito.
Appena scendi di sera in una piazza, non dico in una strada, non dico in un vicolo, sei già pappone o puttana.
Ma Napoli è bella.
C’è il sole, la luna e Marechiaro.
La gente non si fa i fatti suoi.
Quella signora dopo i primi passi, come si dice… timidi, noi diciamo cazzimmosi, si ripresenta alle due di notte nel Club Italia con la gonna gialla sotto la patana, qui voi dite sopra le ginocchia.
Guarda tutti quanti, e pure me.
Me di più.
Pareva mi conosceva.
E ci ho dovuto provare per forza.
Stava a casa mia, nel mio territorio, con le cosce da fuori e mi guardava come se mi conosceva.
A me, Salvatore il puttaniere!»

Capitolo tredicesimo

Lasciargli sul corpo e nella mente i segni squassanti di una passione artificiale, artatamente impudica e violenta, tenera e vendicativa, ponendo in un solo amplesso tutti i registri delle sue esperienze, tutta la prorompente eccessiva sfacciata bellezza del suo corpo di donna non più bambina, i giochi estremi di mani esperte di labbra avvampate di pelle di luna, tenerezze ossessioni, morbidezze stupori, in una altalena di grida e di sussurri che per anni la sua mente aveva elaborato, posizionato, montato come in un film…

… con arte e per vendetta.

VASCO E MEDEA

PARTE SECONDA

Capitolo A

Ora che molti elementi strutturali sono definiti la trama è delineata i personaggi sono caratterizzati gli ambienti percepiti, non mi resta altro da fare che presentare la storia.
Solo perché conto nell’infinito carisma che ha la mia gloria su voi milioni di ascoltatori, tenterò questa nuova impresa.
Consapevole di andare contro le più elementari leggi (regole) narrative, mi lascio sedurre dall’unica sfida veramente globale, indefinibile, e nella quale anche i valori di merito sono in continua osmosi e si auto modellano scevri da apparenti turbative esterne, la sfida che ignora blasoni e teoremi, rifiuta dottrine madrine padrini fratellini la sfida…
«La sfida?»

  • priva di forza:

STUPIRE

 1

A cavallo dell’orso
scimmiotta
la folla disseminata
nel prato di uno stadio
Ah Vasco!
tra fumo stellare
il verso del lupo nella steppa
Uhh Uhh Uhh.
 

Capitolo B

So bene che il primo requisito che devo dimostrare di avere, è la mancanza assoluta di immaginazione. Niente può essere più chiaro di ciò che è.
Il passaggio forzoso attraverso strumenti esplicativi, amplificanti, ed anche solo riproduttivi, la mia testa fa anche tutto questo, viola, se non snatura addirittura, il “diritto d’autore” di qualsiasi… vi lascio pensare e decidere da soli a cosa alludo.
Tuttavia in questo caso se non applicassi un quantum di collante, Vasco e Medea apparirebbero, distaccati andare per strade diverse, uniti in apparenza da abitudini e condizionamenti.
Loro no.
Loro sono due forme della stessa natura, lo sono stato e lo saranno, loro sono anima e cervello, sono idee.
STUPIRE: anche se stessi.
PROFANARE: anche se stessi.
Fino ad essere accattoni anche di proprie sensazioni.
Simboli stupendi di persone particolari.
Mi manca il fiato, ho pensato troppo in fretta, ho perso il filo, ho tessuto troppo in fretta.
2

Ritorna assassino
nell’ombra ballerina dei vincenti
il fallo abbandonato nella doccia
Ah Vasco!
per uomini incerti
in teneri sguardi alla luna
Uhh Uhh Uhh.

 

Capitolo C

Il termine profanare è sempre stato inteso con riferimenti di sacralità.
Religiosa, umana, storica, una chiesa, un monumento, una ingenuità, una genuinità, il mio ricordo, il tuo sentimento, <Profanare il secchio dell’immondizia è possibile.>
Il nostro ideale, la loro stima, la banca, la banca no, la banca si svaligia.
E la valigia?
La banca è una valigia e la valigia non si svaligia, si profana. Avete seguito il pensiero?
<Breve preambolo per capire se il verbo profanare può essere riflessivo.>
<Se è lecito dire “Voleva profanarsi”.>
Lecito è lecito, coerente non so.
Comunque non è la coerenza che mi intriga.
Profanare se stessi è profanare?
Mi mangio un panino.
No!
Mangio un panino.
Mi mangio una mano.
ANCORA DI PIù NO!
Mangio una mano.
Anche se la mano è la mia?
Mangio una mia mano.
Mi profano.
No!
Profano la mia…
… il mio…
Profanare senza invadere, introdurre, inserire dall’esterno non ha senso.
Allora come faccio a profanarmi?
Introdurre, invadere, inserire dall’esterno, per esempio, qualcosa nella mia bocca potrebbe essere una profanazione.
Se l’azione la compio io in qualche modo, è lecito (lecito?) considerarla una profanazione?
Dovrei essere estraneo nel senso di entità diversa da me stesso.
Mi mordo la coda.
Mi chiudo in un angolo cieco (vicolo cieco) per non lasciare le parole al loro significato plausibile accettato corrente indiscusso, le parole si ribellano mi aggrediscono mi chiudono in un angolo e non mi lasciano dire che Medea voleva profanarsi.
Oltre la vendetta.
Senza dolcezza e senza violenza.
Come svuotare un secchio di immondizia.
Quando
un giorno avrai uno specchio
 avrai due occhi
per ascoltare una canzone
in solitudine
Ah! Vasco
dimmi quel posto.
Io vengo.
Uhh Uhh Uhh.
 

CONTINUA lunedì prossimo.

Il Dispari 20230821 – Redazione culturale DILA APS

Il Dispari 20230814

Il Dispari 20230814 – Redazione culturale DILA APS

BRUNO MANCINI – VASCO E MEDEA

Seconda puntata

Questo racconto “Vasco e Medea”, che abbiamo iniziato a pubblicare lo scorso lunedì 7 agosto e che continueremo a pubblicare con cadenza settimanale nei prossimi lunedì, fa parte del primo volume della serie “Per Aurora” che ho scritto a partire dagli anni ’80 e che continuo a scrivere seppure con molte lunghe pause.
Dettagli: data di pubblicazione della terza edizione 22 agosto 2022, ISBN 9781471081149, pagine 93, rilegatura copertina morbida, dimensioni A5 (148 x 210 mm), prezzo 14.00 €, acquistabile all’url:

 https://www.lulu.com/it/shop/bruno-mancini/per-aurora-volume-primo/paperback/product-29772m.html

Scrivendo un commento a questo articolo (di almeno 1000 battute), e inviandolo in formato word entro il prossimo 18 agosto a [email protected] (completo di nome, cognome e indirizzo postale) l’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte DILA APS” regalerà una copia del libro ai primi dieci autori dei commenti ricevuti.
Buona lettura

Il Dispari 20230814 – Redazione culturale DILA APS

VASCO E MEDEA

PARTE PRIMA

Capitolo settimo

 
«[…] Ho pianto molto in quei giorni.
La crisi.
Vasco spesso di notte usciva da casa per farvi ritorno quasi all’alba.
Assenze sempre più frequenti.
Tornava a volte macchiato, con strani odori sul corpo e sui vestiti.
Neppure attento a non farsene accorgere.
Non usava precauzioni, non nascondeva, ma non diceva. Almeno la curiosità di verificare se Medea lo stesse aspettando… se fosse ancora in casa, niente neanche questo. Un automa.
Un muto.
Un automa muto.
E certo lei soffriva.
Lina aiutami. Che devo fare?” diceva le prime volte.
Dopo qualche giorno smise di piangere.
Al mio paese dicevano “Prima della luna nuova”.
Prima della luna nuova ho visto che usciva anche lei.»

Udite le accorate parole di Lina (Carmela, la ragazza di casa), che presentano senza fronzoli le fasi iniziali di questa vicenda, mi accingo ad effettuare la ricostruzione di un momento successivo, mettendo insieme diverse fonti tra cui le confidenze dei marinai imbarcati sulla nave crociera che la nostra coppia aveva scelto per tentare di superare il periodo travagliato provocato dal ritrovamento del biglietto.
è molto verosimile, quasi perfetta.
 
Capitolo ottavo

Il tavolo era ricoperto da una tovaglia orlata da arabeschi di un giallo molto simile ai fili di paglia che usavano, una volta l’anno, in primavera, porre ai margini della gabbia, per consentire alla coppia di canarini la formazione del nido su cui deporre le uova.
Cip e Ciop erano di un giallo molto intenso tanto che, specialmente la femmina, si potrebbe definire colore dell’oro vecchio.
Medea: «Speriamo che Carmela non dimentichi di cambiare l’acqua nella vaschetta. Domani, quando ci fermiamo, le telefono, ti pare? Vieni anche tu così la saluti.»
«Credi sia il caso?»
« Perché no.»
«Sai penso che in questi ultimi tempi non sia stata neutrale, cioè… »
«No guarda lei non è in causa, se tu qualche volta mi avessi avvisato che uscivi… »
«Uscivo, uscivo… »
«… dove andavi… »
«Così, andavo, ora lo sai, che cambia?»
«… perché… »
«Guarda, dammi una spiegazione, una risposta, mi trovi cambiato?
Vuoi ancora del vino?
A volte preferirei una bettola per non sentire il rumore di tante posate contemporaneamente.
In cosa sono diverso?
Uguale.
Dillo che sono uguale anche se sai qualcosa di nuovo.
Nella taverna si urla, qui il brusio è più invadente, avviluppante, è bello avviluppante, rende l’idea, l’idea che ho della gente ma… »
«La notte preferisci le taverne.»
«La notte, che c’entra la notte, parlo di locali per pranzare, cenare, trascorrere un’ora in compagnia di una bella donna come te, mi sembra che… »
«Che voglio sapere, sapere!
Niente più di quanto non vuoi dirmi, è giusto anche per me, anche per me, è giusto, non sei cambiato, una persona non deve essere considerata… »
«Una persona?
Io sono una persona?
Credevo qualcosa di più!»
«Sì certo, non volevo banalizzare… la persona amata non deve essere vista in maniera diversa se si viene a conoscenza di una parte della sua vita prima ignorata, non devo farlo con te, è così, bravo, anche per me… sì voglio ancora del vino, e un dolce di mandorle.»

-«Signore e Signori, buona sera, è il Capitano che vi parla.
Tra circa quattro ore getteremo l’ancora in una stupenda baia dell’isola d’Ischia.
Famosa in tutto il mondo.
Meglio conosciuta come, “L’isola della eterna giovinezza” per le sue miracolose acque minerali, ed anche “L’isola verde” per la rigogliosità della sua vegetazione.
Avrete l’opportunità di visitare questo splendido gioiello del Mediterraneo per circa due giorni.
Infatti, come sapete, salperemo dopodomani alle ore 10 per il prosieguo della nostra crociera.
Un  ufficiale di  turno è a Vostra disposizione per organizzare escursioni, visite guidate, ingressi a tutti i tipi di locali, by night, piscine, teatri ed altro, e… se vorrete… anche romantici pernottamenti… »

«Andiamo, prendiamo il dolce sul ponte.» Medea si alzò, poggiò il tovagliolo, guardò in direzione dell’altoparlante e disse «Non si fa così, non si fa.»

Il Dispari 20230814 – Redazione culturale DILA APS

Capitolo nono

Quantunque la traversata fosse stata allietata da un mare piatto a perdita d’occhio, neanche una casa, un promontorio, un albero,
Un albero a mare!
e, tra sole e luna una brezza venticello, in parte fenomeno naturale in parte dovuta al movimento del bianco natante, avesse appiattito anche la temperatura dell’angolo tra le scialuppe ove erano soliti appartarsi, al primo impatto con i lastroni di lava vulcanica che pavimentavano il bordo terminale della banchina di ormeggio, entrambi barcollarono come due birilli con il fondo appesantito per un giocattolo infantile.
Medea «Oh!»
Vasco «Appoggiati!»
Medea «Fermiamoci un attimo.»
Vasco «Gira anche a te?»
«Mi manca la terra.»
«Proprio ora che sei atterrata.»
«Atterrata?»
«Posata sulla terra.»
«Oh!»
«Ancora?»
«Di nuovo.»
«Sta bene, appoggiati.»
«Fai tutto prima di me!»

I grossi lastroni di lava grigia levigati dai passi di migliaia di persone, contornavano un tratto minimo dello spiazzo destinato alle manovre di attracco; subito accanto, una macchia bruttura di asfalto sconnesso adduceva a diverse stradine, queste sì, già dal primo impatto, coreografiche, quasi personalizzate dagli abitanti e dalle attività annesse.
Scelsero, per me era facile intuirne il motivo, il viottolo a tratti in leggera pendenza incassato tra pareti di tufo verde chiazzate da prepotenti arbusti di gialle ginestre (ginestra, fiore amato dalla mia donna).
Su in cima, oltre filari di limoni ed oleandri carichi di frutti e di fiori, giunsero ad un gruppo di vecchie costruzioni tinteggiate con impasti di calce dai colori pastello, chiari, luminosi; prive di un ordine apparente e senza segni esterni identificativi che non fossero gerani rosso fuoco ai balconi, glicini appiccicati alle pareti.
Due pini e due palme tutti ultra centenari, quasi cingevano come baluardi il più vecchio palazzo, al cui ingresso un alto cancello di ferro battuto adornato da volute arabesche, mostrava in fondo ad un viale polveroso, tratti sconnessi di un muro di cinta in parte crollato, formato da pietre grigie semplicemente sovrapposte, che ostruiva, spezzava, limitava, la fitta boscaglia e le piante di alto fusto subito accanto predominanti.
Una strada di recente costruzione, sgradevole, sgraziata, stonata, si immetteva in quella minima piazzola dal lato opposto rispetto alla direzione del loro arrivo, a sinistra del cancello, completando il suo percorso in una specie di slargo appositamente adibito a deposito di rifiuti.
Assurdo.
Criminali.
La vecchia villa sfregiata.
Pazzi.
Stronzi.
L’incanto accecato.

Rimasero confusi tra ginestre (ginestra, fiore amato dalla mia donna) e pattume, entrambi fissi, con i sentimenti oltraggiati, tentando di capire se profanare è una vendetta o una maledizione, se il male sopravvive a se stesso per debolezza del suo antagonista oppure per sciocchi abbagli di clemenza.
Mai un silenzio li aveva visti così uniti, insieme indifesi, cruenti, aggressivi.
«Maledetti.
Siate maledetti.»
Da Vasco e Medea lo stesso grido.

Fu lì che lo rividero.

Un barbuto (custode?) con la camicia rossa, uscendo dal cancello, si diresse ad aggiungere, spingendolo su una carriola da muratore, un vecchio apparecchio radiofonico ai rifiuti del cumulo di immondizia.

Il Dispari 20230814 – Redazione culturale DILA APS

DILA

NUSIV

 

Il Dispari 20230824 – Redazione culturale DILA APS

Il Dispari 20230824– Redazione culturale DILA APS

Il Dispari 20230824

A SARA BRESSY

(24/08/1917 – 27/01/1999)

Aurea amica
di spettacoli vivi,
perle d’affetto
per la famiglia.
Donna di umorismo
e ricchezze morali.
Tuo fu il SOLE
nel vivido giorno.
Tuoi gli incantesimi
per la famiglia.
Tu, un mondo
di vivacità
nel sentimento.
Tuo il dolore
sotto chiave.
Ritorno fanciullo
negli arcobaleni
della tua giostra.
Omaggio la tua memoria
nel giardino Sacro
e si accende
ogni AMARCORD
del tuo cuore!
A presto, Sara!

Biagio Di Meglio – scrittore poeta

Il Dispari 20230824
Sara Bressy e Antonio Mancini

Il Dispari 20230824

Il Dispari 20230821

Il Dispari 20230821 – Redazione culturale DILA APS

BRUNO MANCINI – VASCO E MEDEA

Terza puntata

Questo racconto “Vasco e Medea”, che stiamo pubblicando a cadenza settimanale, fa parte del primo volume della serie “Per Aurora” che ho scritto a partire dagli anni ’80 e che continuo a scrivere seppure con molte lunghe pause.

Terza edizione 22 agosto 2022, ISBN 9781471081149, pagine 93, rilegatura copertina morbida, dimensioni A5, 14.00 €, acquistabile all’url:

 https://www.lulu.com/it/shop/bruno-mancini/per-aurora-volume-primo/paperback/product-29772m.html

Scrivendo un commento a questo articolo (di almeno 1000 battute), e inviandolo in formato word entro il prossimo 25 agosto a [email protected]  (completo di nome, cognome e indirizzo postale) l’Associazione “Da Ischia L’Arte – DILA APS” regalerà una copia del libro ai primi 10 autori dei commenti ricevuti.

Buona lettura

Il Dispari 20230821 – Redazione culturale DILA APS

VASCO E MEDEA

PARTE PRIMA

Capitolo decimo

Per tutto il percorso di ritorno, ed ancora sulla nave, Vasco cammina distante da lei, è agitato, irrequieto, è chiuso in un mutismo provocante, fremente, beve, fuma, l’avresti potuto scambiare per un condottiero prima della battaglia, il produttore dietro le quinte, un condannato a morte, l’aquila che vola sul coniglio… distratto da pensieri…
La tentazione di dirle tutto, aprirsi, togliere il velo ormai tenue che copriva i suoi anni di assenze notturne, gli tentava il centro, il motore dell’inconscio, mentre una forza diversa opponeva la vergogna della rappresentazione completa delle sue azioni.
Vergogna o pudore?
Spesso dipendono più che altro dal momento in cui viene attivata la domanda.
Il suo Vasco, l’idolo, non provava certo vergogna cantando “tu sola nella tua stanza” oppure “quanti anni hai bambina”, ma sappiamo poco, forse niente, certamente per pudore, dei suoi veri momenti, della realtà dei suoi approcci, dei suoi amplessi. A volte è il contrario.
Non sempre il contrario è l’opposto.
L’opposto del contrario?
Cos’è?
Se è opposto non è contrario e se non è opposto non è contrario
You are my melody.
A raffiche gli giungevano i simbolismi recuperati nelle notti più fortunate, obbligandolo a sorreggere il peso dei segreti di cui erano ammantati, scrigni di inganni e seduzioni, di dubbi e follie, di sogni e speranze, di offese e regali, di vita di morte di occasioni banali di viaggi di
incontri di sciocche manie di furti di attese, grandi, minuti,  di  grandi  minuti,  dipinti,  squarciati,  dipinti squarciati… basta!

Basta basta. Basta.

Il Dispari 20230821 – Redazione culturale DILA APS

Capitolo undicesimo

Medea vedendolo nuovamente a disagio, raggiunge il convincimento che lui si stia preparando ad affrontare l’argomento delle avventure notturne.
Pronta è pronta.
Decisa è decisa.
Non solo ad ascoltare.
A giustificare.
Ma per ferirlo a sua volta rivelandogli la mancanza di inibizione delle notti che l’avevano vista protagonista.
Dopo il ritrovamento del biglietto ed i successivi allontanamenti sospetti di Vasco, aveva, infatti, iniziato a cercarlo, dapprima con molte cautele poi… visitando locali notturni, luoghi per soli uomini, bische ecc.
Tanto più frequentemente lui usciva, tanto più freneticamente lei lo cercava, ed a poco a poco il cercarlo era diventato solo la facciata moralistica che usava per soddisfare con maggiore audacia il profondo esibizionismo che la eccitava.
Gonne sempre più corte.
Trucco evidente.
Sguardi accecanti.
Frasi equivoche.
La sua passione: stupire.

Basta. Basta. Basta.

Capitolo dodicesimo

«Sono il padrone della notte e delle donne.
Sono mie le donne di notte.
Le femmine sguainate luccicanti sui marciapiedi e nei locali di prima grandezza.
Provare a togliermi il controllo, è un guaio.
Un guaio grosso.
Grossissimo.
Quasi come cercare di togliermi il fazzoletto rosso che porto da sempre intorno al collo.
Un guaio grossissimo che pochi hanno tentato ed ora sono pieni di sfregi.
Una volta la vidi passare indifferentemente in macchina davanti ai nostri posti di lavoro.
A Napoli è difficile lavorare.
Qui no. Qui se fai il bravo nessuno ti caca.
A Napoli ti squadrano subito.
Appena scendi di sera in una piazza, non dico in una strada, non dico in un vicolo, sei già pappone o puttana.
Ma Napoli è bella.
C’è il sole, la luna e Marechiaro.
La gente non si fa i fatti suoi.
Quella signora dopo i primi passi, come si dice… timidi, noi diciamo cazzimmosi, si ripresenta alle due di notte nel Club Italia con la gonna gialla sotto la patana, qui voi dite sopra le ginocchia.
Guarda tutti quanti, e pure me.
Me di più.
Pareva mi conosceva.
E ci ho dovuto provare per forza.
Stava a casa mia, nel mio territorio, con le cosce da fuori e mi guardava come se mi conosceva.
A me, Salvatore il puttaniere!»

Capitolo tredicesimo

Lasciargli sul corpo e nella mente i segni squassanti di una passione artificiale, artatamente impudica e violenta, tenera e vendicativa, ponendo in un solo amplesso tutti i registri delle sue esperienze, tutta la prorompente eccessiva sfacciata bellezza del suo corpo di donna non più bambina, i giochi estremi di mani esperte di labbra avvampate di pelle di luna, tenerezze ossessioni, morbidezze stupori, in una altalena di grida e di sussurri che per anni la sua mente aveva elaborato, posizionato, montato come in un film…

… con arte e per vendetta.

VASCO E MEDEA

PARTE SECONDA

Capitolo A

Ora che molti elementi strutturali sono definiti la trama è delineata i personaggi sono caratterizzati gli ambienti percepiti, non mi resta altro da fare che presentare la storia.
Solo perché conto nell’infinito carisma che ha la mia gloria su voi milioni di ascoltatori, tenterò questa nuova impresa.
Consapevole di andare contro le più elementari leggi (regole) narrative, mi lascio sedurre dall’unica sfida veramente globale, indefinibile, e nella quale anche i valori di merito sono in continua osmosi e si auto modellano scevri da apparenti turbative esterne, la sfida che ignora blasoni e teoremi, rifiuta dottrine madrine padrini fratellini la sfida…
«La sfida?»

  • priva di forza:

STUPIRE

 1

A cavallo dell’orso
scimmiotta
la folla disseminata
nel prato di uno stadio
Ah Vasco!
tra fumo stellare
il verso del lupo nella steppa
Uhh Uhh Uhh.
 

Capitolo B

So bene che il primo requisito che devo dimostrare di avere, è la mancanza assoluta di immaginazione. Niente può essere più chiaro di ciò che è.
Il passaggio forzoso attraverso strumenti esplicativi, amplificanti, ed anche solo riproduttivi, la mia testa fa anche tutto questo, viola, se non snatura addirittura, il “diritto d’autore” di qualsiasi… vi lascio pensare e decidere da soli a cosa alludo.
Tuttavia in questo caso se non applicassi un quantum di collante, Vasco e Medea apparirebbero, distaccati andare per strade diverse, uniti in apparenza da abitudini e condizionamenti.
Loro no.
Loro sono due forme della stessa natura, lo sono stato e lo saranno, loro sono anima e cervello, sono idee.
STUPIRE: anche se stessi.
PROFANARE: anche se stessi.
Fino ad essere accattoni anche di proprie sensazioni.
Simboli stupendi di persone particolari.
Mi manca il fiato, ho pensato troppo in fretta, ho perso il filo, ho tessuto troppo in fretta.
2

Ritorna assassino
nell’ombra ballerina dei vincenti
il fallo abbandonato nella doccia
Ah Vasco!
per uomini incerti
in teneri sguardi alla luna
Uhh Uhh Uhh.

 

Capitolo C

Il termine profanare è sempre stato inteso con riferimenti di sacralità.
Religiosa, umana, storica, una chiesa, un monumento, una ingenuità, una genuinità, il mio ricordo, il tuo sentimento, <Profanare il secchio dell’immondizia è possibile.>
Il nostro ideale, la loro stima, la banca, la banca no, la banca si svaligia.
E la valigia?
La banca è una valigia e la valigia non si svaligia, si profana. Avete seguito il pensiero?
<Breve preambolo per capire se il verbo profanare può essere riflessivo.>
<Se è lecito dire “Voleva profanarsi”.>
Lecito è lecito, coerente non so.
Comunque non è la coerenza che mi intriga.
Profanare se stessi è profanare?
Mi mangio un panino.
No!
Mangio un panino.
Mi mangio una mano.
ANCORA DI PIù NO!
Mangio una mano.
Anche se la mano è la mia?
Mangio una mia mano.
Mi profano.
No!
Profano la mia…
… il mio…
Profanare senza invadere, introdurre, inserire dall’esterno non ha senso.
Allora come faccio a profanarmi?
Introdurre, invadere, inserire dall’esterno, per esempio, qualcosa nella mia bocca potrebbe essere una profanazione.
Se l’azione la compio io in qualche modo, è lecito (lecito?) considerarla una profanazione?
Dovrei essere estraneo nel senso di entità diversa da me stesso.
Mi mordo la coda.
Mi chiudo in un angolo cieco (vicolo cieco) per non lasciare le parole al loro significato plausibile accettato corrente indiscusso, le parole si ribellano mi aggrediscono mi chiudono in un angolo e non mi lasciano dire che Medea voleva profanarsi.
Oltre la vendetta.
Senza dolcezza e senza violenza.
Come svuotare un secchio di immondizia.
Quando
un giorno avrai uno specchio
 avrai due occhi
per ascoltare una canzone
in solitudine
Ah! Vasco
dimmi quel posto.
Io vengo.
Uhh Uhh Uhh.
 

CONTINUA lunedì prossimo.

Il Dispari 20230821 – Redazione culturale DILA APS

Il Dispari 20230814

Il Dispari 20230814 – Redazione culturale DILA APS

BRUNO MANCINI – VASCO E MEDEA

Seconda puntata

Questo racconto “Vasco e Medea”, che abbiamo iniziato a pubblicare lo scorso lunedì 7 agosto e che continueremo a pubblicare con cadenza settimanale nei prossimi lunedì, fa parte del primo volume della serie “Per Aurora” che ho scritto a partire dagli anni ’80 e che continuo a scrivere seppure con molte lunghe pause.
Dettagli: data di pubblicazione della terza edizione 22 agosto 2022, ISBN 9781471081149, pagine 93, rilegatura copertina morbida, dimensioni A5 (148 x 210 mm), prezzo 14.00 €, acquistabile all’url:

 https://www.lulu.com/it/shop/bruno-mancini/per-aurora-volume-primo/paperback/product-29772m.html

Scrivendo un commento a questo articolo (di almeno 1000 battute), e inviandolo in formato word entro il prossimo 18 agosto a [email protected] (completo di nome, cognome e indirizzo postale) l’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte DILA APS” regalerà una copia del libro ai primi dieci autori dei commenti ricevuti.
Buona lettura

Il Dispari 20230814 – Redazione culturale DILA APS

VASCO E MEDEA

PARTE PRIMA

Capitolo settimo

 
«[…] Ho pianto molto in quei giorni.
La crisi.
Vasco spesso di notte usciva da casa per farvi ritorno quasi all’alba.
Assenze sempre più frequenti.
Tornava a volte macchiato, con strani odori sul corpo e sui vestiti.
Neppure attento a non farsene accorgere.
Non usava precauzioni, non nascondeva, ma non diceva. Almeno la curiosità di verificare se Medea lo stesse aspettando… se fosse ancora in casa, niente neanche questo. Un automa.
Un muto.
Un automa muto.
E certo lei soffriva.
Lina aiutami. Che devo fare?” diceva le prime volte.
Dopo qualche giorno smise di piangere.
Al mio paese dicevano “Prima della luna nuova”.
Prima della luna nuova ho visto che usciva anche lei.»

Udite le accorate parole di Lina (Carmela, la ragazza di casa), che presentano senza fronzoli le fasi iniziali di questa vicenda, mi accingo ad effettuare la ricostruzione di un momento successivo, mettendo insieme diverse fonti tra cui le confidenze dei marinai imbarcati sulla nave crociera che la nostra coppia aveva scelto per tentare di superare il periodo travagliato provocato dal ritrovamento del biglietto.
è molto verosimile, quasi perfetta.
 
Capitolo ottavo

Il tavolo era ricoperto da una tovaglia orlata da arabeschi di un giallo molto simile ai fili di paglia che usavano, una volta l’anno, in primavera, porre ai margini della gabbia, per consentire alla coppia di canarini la formazione del nido su cui deporre le uova.
Cip e Ciop erano di un giallo molto intenso tanto che, specialmente la femmina, si potrebbe definire colore dell’oro vecchio.
Medea: «Speriamo che Carmela non dimentichi di cambiare l’acqua nella vaschetta. Domani, quando ci fermiamo, le telefono, ti pare? Vieni anche tu così la saluti.»
«Credi sia il caso?»
« Perché no.»
«Sai penso che in questi ultimi tempi non sia stata neutrale, cioè… »
«No guarda lei non è in causa, se tu qualche volta mi avessi avvisato che uscivi… »
«Uscivo, uscivo… »
«… dove andavi… »
«Così, andavo, ora lo sai, che cambia?»
«… perché… »
«Guarda, dammi una spiegazione, una risposta, mi trovi cambiato?
Vuoi ancora del vino?
A volte preferirei una bettola per non sentire il rumore di tante posate contemporaneamente.
In cosa sono diverso?
Uguale.
Dillo che sono uguale anche se sai qualcosa di nuovo.
Nella taverna si urla, qui il brusio è più invadente, avviluppante, è bello avviluppante, rende l’idea, l’idea che ho della gente ma… »
«La notte preferisci le taverne.»
«La notte, che c’entra la notte, parlo di locali per pranzare, cenare, trascorrere un’ora in compagnia di una bella donna come te, mi sembra che… »
«Che voglio sapere, sapere!
Niente più di quanto non vuoi dirmi, è giusto anche per me, anche per me, è giusto, non sei cambiato, una persona non deve essere considerata… »
«Una persona?
Io sono una persona?
Credevo qualcosa di più!»
«Sì certo, non volevo banalizzare… la persona amata non deve essere vista in maniera diversa se si viene a conoscenza di una parte della sua vita prima ignorata, non devo farlo con te, è così, bravo, anche per me… sì voglio ancora del vino, e un dolce di mandorle.»

-«Signore e Signori, buona sera, è il Capitano che vi parla.
Tra circa quattro ore getteremo l’ancora in una stupenda baia dell’isola d’Ischia.
Famosa in tutto il mondo.
Meglio conosciuta come, “L’isola della eterna giovinezza” per le sue miracolose acque minerali, ed anche “L’isola verde” per la rigogliosità della sua vegetazione.
Avrete l’opportunità di visitare questo splendido gioiello del Mediterraneo per circa due giorni.
Infatti, come sapete, salperemo dopodomani alle ore 10 per il prosieguo della nostra crociera.
Un  ufficiale di  turno è a Vostra disposizione per organizzare escursioni, visite guidate, ingressi a tutti i tipi di locali, by night, piscine, teatri ed altro, e… se vorrete… anche romantici pernottamenti… »

«Andiamo, prendiamo il dolce sul ponte.» Medea si alzò, poggiò il tovagliolo, guardò in direzione dell’altoparlante e disse «Non si fa così, non si fa.»

Il Dispari 20230814 – Redazione culturale DILA APS

Capitolo nono

Quantunque la traversata fosse stata allietata da un mare piatto a perdita d’occhio, neanche una casa, un promontorio, un albero,
Un albero a mare!
e, tra sole e luna una brezza venticello, in parte fenomeno naturale in parte dovuta al movimento del bianco natante, avesse appiattito anche la temperatura dell’angolo tra le scialuppe ove erano soliti appartarsi, al primo impatto con i lastroni di lava vulcanica che pavimentavano il bordo terminale della banchina di ormeggio, entrambi barcollarono come due birilli con il fondo appesantito per un giocattolo infantile.
Medea «Oh!»
Vasco «Appoggiati!»
Medea «Fermiamoci un attimo.»
Vasco «Gira anche a te?»
«Mi manca la terra.»
«Proprio ora che sei atterrata.»
«Atterrata?»
«Posata sulla terra.»
«Oh!»
«Ancora?»
«Di nuovo.»
«Sta bene, appoggiati.»
«Fai tutto prima di me!»

I grossi lastroni di lava grigia levigati dai passi di migliaia di persone, contornavano un tratto minimo dello spiazzo destinato alle manovre di attracco; subito accanto, una macchia bruttura di asfalto sconnesso adduceva a diverse stradine, queste sì, già dal primo impatto, coreografiche, quasi personalizzate dagli abitanti e dalle attività annesse.
Scelsero, per me era facile intuirne il motivo, il viottolo a tratti in leggera pendenza incassato tra pareti di tufo verde chiazzate da prepotenti arbusti di gialle ginestre (ginestra, fiore amato dalla mia donna).
Su in cima, oltre filari di limoni ed oleandri carichi di frutti e di fiori, giunsero ad un gruppo di vecchie costruzioni tinteggiate con impasti di calce dai colori pastello, chiari, luminosi; prive di un ordine apparente e senza segni esterni identificativi che non fossero gerani rosso fuoco ai balconi, glicini appiccicati alle pareti.
Due pini e due palme tutti ultra centenari, quasi cingevano come baluardi il più vecchio palazzo, al cui ingresso un alto cancello di ferro battuto adornato da volute arabesche, mostrava in fondo ad un viale polveroso, tratti sconnessi di un muro di cinta in parte crollato, formato da pietre grigie semplicemente sovrapposte, che ostruiva, spezzava, limitava, la fitta boscaglia e le piante di alto fusto subito accanto predominanti.
Una strada di recente costruzione, sgradevole, sgraziata, stonata, si immetteva in quella minima piazzola dal lato opposto rispetto alla direzione del loro arrivo, a sinistra del cancello, completando il suo percorso in una specie di slargo appositamente adibito a deposito di rifiuti.
Assurdo.
Criminali.
La vecchia villa sfregiata.
Pazzi.
Stronzi.
L’incanto accecato.

Rimasero confusi tra ginestre (ginestra, fiore amato dalla mia donna) e pattume, entrambi fissi, con i sentimenti oltraggiati, tentando di capire se profanare è una vendetta o una maledizione, se il male sopravvive a se stesso per debolezza del suo antagonista oppure per sciocchi abbagli di clemenza.
Mai un silenzio li aveva visti così uniti, insieme indifesi, cruenti, aggressivi.
«Maledetti.
Siate maledetti.»
Da Vasco e Medea lo stesso grido.

Fu lì che lo rividero.

Un barbuto (custode?) con la camicia rossa, uscendo dal cancello, si diresse ad aggiungere, spingendolo su una carriola da muratore, un vecchio apparecchio radiofonico ai rifiuti del cumulo di immondizia.

Il Dispari 20230814 – Redazione culturale DILA APS

DILA

NUSIV

 

Il Dispari 20230821 – Redazione culturale DILA APS

Il Dispari 20230821– Redazione culturale DILA APS

Il Dispari 20230821

BRUNO MANCINI – VASCO E MEDEA

Terza puntata

Questo racconto “Vasco e Medea”, che stiamo pubblicando a cadenza settimanale, fa parte del primo volume della serie “Per Aurora” che ho scritto a partire dagli anni ’80 e che continuo a scrivere seppure con molte lunghe pause.

Terza edizione 22 agosto 2022, ISBN 9781471081149, pagine 93, rilegatura copertina morbida, dimensioni A5, 14.00 €, acquistabile all’url:

 https://www.lulu.com/it/shop/bruno-mancini/per-aurora-volume-primo/paperback/product-29772m.html

Scrivendo un commento a questo articolo (di almeno 1000 battute), e inviandolo in formato word entro il prossimo 25 agosto a [email protected]  (completo di nome, cognome e indirizzo postale) l’Associazione “Da Ischia L’Arte – DILA APS” regalerà una copia del libro ai primi 10 autori dei commenti ricevuti.

Buona lettura

VASCO E MEDEA

PARTE PRIMA

Capitolo decimo

Per tutto il percorso di ritorno, ed ancora sulla nave, Vasco cammina distante da lei, è agitato, irrequieto, è chiuso in un mutismo provocante, fremente, beve, fuma, l’avresti potuto scambiare per un condottiero prima della battaglia, il produttore dietro le quinte, un condannato a morte, l’aquila che vola sul coniglio… distratto da pensieri…

La tentazione di dirle tutto, aprirsi, togliere il velo ormai tenue che copriva i suoi anni di assenze notturne, gli tentava il centro, il motore dell’inconscio, mentre una forza diversa opponeva la vergogna della rappresentazione completa delle sue azioni.

Vergogna o pudore?

Spesso dipendono più che altro dal momento in cui viene attivata la domanda.

Il suo Vasco, l’idolo, non provava certo vergogna cantando “tu sola nella tua stanza” oppure “quanti anni hai bambina”, ma sappiamo poco, forse niente, certamente per pudore, dei suoi veri momenti, della realtà dei suoi approcci, dei suoi amplessi. A volte è il contrario.

Non sempre il contrario è l’opposto.

L’opposto del contrario?

Cos’è?

Se è opposto non è contrario e se non è opposto non è contrario

You are my melody.

A raffiche gli giungevano i simbolismi recuperati nelle notti più fortunate, obbligandolo a sorreggere il peso dei segreti di cui erano ammantati, scrigni di inganni e seduzioni, di dubbi e follie, di sogni e speranze, di offese e regali, di vita di morte di occasioni banali di viaggi di

incontri di sciocche manie di furti di attese, grandi, minuti,  di  grandi  minuti,  dipinti,  squarciati,  dipinti squarciati… basta!

Basta basta. Basta.

 

Capitolo undicesimo

Medea vedendolo nuovamente a disagio, raggiunge il convincimento che lui si stia preparando ad affrontare l’argomento delle avventure notturne.

Pronta è pronta.

Decisa è decisa.

Non solo ad ascoltare.

A giustificare.

Ma per ferirlo a sua volta rivelandogli la mancanza di inibizione delle notti che l’avevano vista protagonista.

Dopo il ritrovamento del biglietto ed i successivi allontanamenti sospetti di Vasco, aveva, infatti, iniziato a cercarlo, dapprima con molte cautele poi… visitando locali notturni, luoghi per soli uomini, bische ecc.

Tanto più frequentemente lui usciva, tanto più freneticamente lei lo cercava, ed a poco a poco il cercarlo era diventato solo la facciata moralistica che usava per soddisfare con maggiore audacia il profondo esibizionismo che la eccitava.

Gonne sempre più corte.

Trucco evidente.

Sguardi accecanti.

Frasi equivoche.

La sua passione: stupire.

 

Basta. Basta. Basta.

 

Capitolo dodicesimo

«Sono il padrone della notte e delle donne.

Sono mie le donne di notte.

Le femmine sguainate luccicanti sui marciapiedi e nei locali di prima grandezza.

Provare a togliermi il controllo, è un guaio.

Un guaio grosso.

Grossissimo.

Quasi come cercare di togliermi il fazzoletto rosso che porto da sempre intorno al collo.

Un guaio grossissimo che pochi hanno tentato ed ora sono pieni di sfregi.

Una volta la vidi passare indifferentemente in macchina davanti ai nostri posti di lavoro.

A Napoli è difficile lavorare.

Qui no. Qui se fai il bravo nessuno ti caca.

A Napoli ti squadrano subito.

Appena scendi di sera in una piazza, non dico in una strada, non dico in un vicolo, sei già pappone o puttana.

Ma Napoli è bella.

C’è il sole, la luna e Marechiaro.

La gente non si fa i fatti suoi.

Quella signora dopo i primi passi, come si dice… timidi, noi diciamo cazzimmosi, si ripresenta alle due di notte nel Club Italia con la gonna gialla sotto la patana, qui voi dite sopra le ginocchia.

Guarda tutti quanti, e pure me.

Me di più.

Pareva mi conosceva.

E ci ho dovuto provare per forza.

Stava a casa mia, nel mio territorio, con le cosce da fuori e mi guardava come se mi conosceva.

A me, Salvatore il puttaniere!»

 

Capitolo tredicesimo

Lasciargli sul corpo e nella mente i segni squassanti di una passione artificiale, artatamente impudica e violenta, tenera e vendicativa, ponendo in un solo amplesso tutti i registri delle sue esperienze, tutta la prorompente eccessiva sfacciata bellezza del suo corpo di donna non più bambina, i giochi estremi di mani esperte di labbra avvampate di pelle di luna, tenerezze ossessioni, morbidezze stupori, in una altalena di grida e di sussurri che per anni la sua mente aveva elaborato, posizionato, montato come in un film…

… con arte e per vendetta.

 

 

VASCO E MEDEA

PARTE SECONDA

Capitolo A

Ora che molti elementi strutturali sono definiti la trama è delineata i personaggi sono caratterizzati gli ambienti percepiti, non mi resta altro da fare che presentare la storia.

Solo perché conto nell’infinito carisma che ha la mia gloria su voi milioni di ascoltatori, tenterò questa nuova impresa.

Consapevole di andare contro le più elementari leggi (regole) narrative, mi lascio sedurre dall’unica sfida veramente globale, indefinibile, e nella quale anche i valori di merito sono in continua osmosi e si auto modellano scevri da apparenti turbative esterne, la sfida che ignora blasoni e teoremi, rifiuta dottrine madrine padrini fratellini la sfida…

«La sfida?»

  • priva di forza:

STUPIRE

 1

A cavallo dell’orso

scimmiotta

la folla disseminata

nel prato di uno stadio

Ah Vasco!

tra fumo stellare

il verso del lupo nella steppa

Uhh Uhh Uhh.

 

Capitolo B

So bene che il primo requisito che devo dimostrare di avere, è la mancanza assoluta di immaginazione. Niente può essere più chiaro di ciò che è.

Il passaggio forzoso attraverso strumenti esplicativi, amplificanti, ed anche solo riproduttivi, la mia testa fa anche tutto questo, viola, se non snatura addirittura, il “diritto d’autore” di qualsiasi… vi lascio pensare e decidere da soli a cosa alludo.

Tuttavia in questo caso se non applicassi un quantum di collante, Vasco e Medea apparirebbero, distaccati andare per strade diverse, uniti in apparenza da abitudini e condizionamenti.

Loro no.

Loro sono due forme della stessa natura, lo sono stato e lo saranno, loro sono anima e cervello, sono idee.

STUPIRE: anche se stessi.

PROFANARE: anche se stessi.

Fino ad essere accattoni anche di proprie sensazioni.

Simboli stupendi di persone particolari.

Mi manca il fiato, ho pensato troppo in fretta, ho perso il filo, ho tessuto troppo in fretta.

 

2

Ritorna assassino

nell’ombra ballerina dei vincenti

il fallo abbandonato nella doccia

Ah Vasco!

per uomini incerti

in teneri sguardi alla luna

Uhh Uhh Uhh.

 

Capitolo C

Il termine profanare è sempre stato inteso con riferimenti di sacralità.

Religiosa, umana, storica, una chiesa, un monumento, una ingenuità, una genuinità, il mio ricordo, il tuo sentimento, <Profanare il secchio dell’immondizia è possibile.>

Il nostro ideale, la loro stima, la banca, la banca no, la banca si svaligia.

E la valigia?

La banca è una valigia e la valigia non si svaligia, si profana. Avete seguito il pensiero?

<Breve preambolo per capire se il verbo profanare può essere riflessivo.>

<Se è lecito dire “Voleva profanarsi”.>

Lecito è lecito, coerente non so.

Comunque non è la coerenza che mi intriga.

Profanare se stessi è profanare?

Mi mangio un panino.

No!

Mangio un panino.

Mi mangio una mano.

ANCORA DI PIù NO!

Mangio una mano.

Anche se la mano è la mia?

Mangio una mia mano.

Mi profano.

No!

Profano la mia…

… il mio…

Profanare senza invadere, introdurre, inserire dall’esterno non ha senso.

Allora come faccio a profanarmi?

Introdurre, invadere, inserire dall’esterno, per esempio, qualcosa nella mia bocca potrebbe essere una profanazione.

Se l’azione la compio io in qualche modo, è lecito (lecito?) considerarla una profanazione?

Dovrei essere estraneo nel senso di entità diversa da me stesso.

Mi mordo la coda.

Mi chiudo in un angolo cieco (vicolo cieco) per non lasciare le parole al loro significato plausibile accettato corrente indiscusso, le parole si ribellano mi aggrediscono mi chiudono in un angolo e non mi lasciano dire che Medea voleva profanarsi.

Oltre la vendetta.

Senza dolcezza e senza violenza.

Come svuotare un secchio di immondizia.

 

Quando

un giorno avrai uno specchio

 avrai due occhi

per ascoltare una canzone

in solitudine

Ah! Vasco

dimmi quel posto.

Io vengo.

Uhh Uhh Uhh.

 

CONTINUA lunedì prossimo.

 

Il Dispari 20230814

Il Dispari 20230814 – Redazione culturale DILA APS

BRUNO MANCINI – VASCO E MEDEA

Seconda puntata

Questo racconto “Vasco e Medea”, che abbiamo iniziato a pubblicare lo scorso lunedì 7 agosto e che continueremo a pubblicare con cadenza settimanale nei prossimi lunedì, fa parte del primo volume della serie “Per Aurora” che ho scritto a partire dagli anni ’80 e che continuo a scrivere seppure con molte lunghe pause.
Dettagli: data di pubblicazione della terza edizione 22 agosto 2022, ISBN 9781471081149, pagine 93, rilegatura copertina morbida, dimensioni A5 (148 x 210 mm), prezzo 14.00 €, acquistabile all’url:

 https://www.lulu.com/it/shop/bruno-mancini/per-aurora-volume-primo/paperback/product-29772m.html

Scrivendo un commento a questo articolo (di almeno 1000 battute), e inviandolo in formato word entro il prossimo 18 agosto a [email protected] (completo di nome, cognome e indirizzo postale) l’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte DILA APS” regalerà una copia del libro ai primi dieci autori dei commenti ricevuti.
Buona lettura

Il Dispari 20230814 – Redazione culturale DILA APS

VASCO E MEDEA

PARTE PRIMA

Capitolo settimo

 
«[…] Ho pianto molto in quei giorni.
La crisi.
Vasco spesso di notte usciva da casa per farvi ritorno quasi all’alba.
Assenze sempre più frequenti.
Tornava a volte macchiato, con strani odori sul corpo e sui vestiti.
Neppure attento a non farsene accorgere.
Non usava precauzioni, non nascondeva, ma non diceva. Almeno la curiosità di verificare se Medea lo stesse aspettando… se fosse ancora in casa, niente neanche questo. Un automa.
Un muto.
Un automa muto.
E certo lei soffriva.
Lina aiutami. Che devo fare?” diceva le prime volte.
Dopo qualche giorno smise di piangere.
Al mio paese dicevano “Prima della luna nuova”.
Prima della luna nuova ho visto che usciva anche lei.»

Udite le accorate parole di Lina (Carmela, la ragazza di casa), che presentano senza fronzoli le fasi iniziali di questa vicenda, mi accingo ad effettuare la ricostruzione di un momento successivo, mettendo insieme diverse fonti tra cui le confidenze dei marinai imbarcati sulla nave crociera che la nostra coppia aveva scelto per tentare di superare il periodo travagliato provocato dal ritrovamento del biglietto.
è molto verosimile, quasi perfetta.
 
Capitolo ottavo

Il tavolo era ricoperto da una tovaglia orlata da arabeschi di un giallo molto simile ai fili di paglia che usavano, una volta l’anno, in primavera, porre ai margini della gabbia, per consentire alla coppia di canarini la formazione del nido su cui deporre le uova.
Cip e Ciop erano di un giallo molto intenso tanto che, specialmente la femmina, si potrebbe definire colore dell’oro vecchio.
Medea: «Speriamo che Carmela non dimentichi di cambiare l’acqua nella vaschetta. Domani, quando ci fermiamo, le telefono, ti pare? Vieni anche tu così la saluti.»
«Credi sia il caso?»
« Perché no.»
«Sai penso che in questi ultimi tempi non sia stata neutrale, cioè… »
«No guarda lei non è in causa, se tu qualche volta mi avessi avvisato che uscivi… »
«Uscivo, uscivo… »
«… dove andavi… »
«Così, andavo, ora lo sai, che cambia?»
«… perché… »
«Guarda, dammi una spiegazione, una risposta, mi trovi cambiato?
Vuoi ancora del vino?
A volte preferirei una bettola per non sentire il rumore di tante posate contemporaneamente.
In cosa sono diverso?
Uguale.
Dillo che sono uguale anche se sai qualcosa di nuovo.
Nella taverna si urla, qui il brusio è più invadente, avviluppante, è bello avviluppante, rende l’idea, l’idea che ho della gente ma… »
«La notte preferisci le taverne.»
«La notte, che c’entra la notte, parlo di locali per pranzare, cenare, trascorrere un’ora in compagnia di una bella donna come te, mi sembra che… »
«Che voglio sapere, sapere!
Niente più di quanto non vuoi dirmi, è giusto anche per me, anche per me, è giusto, non sei cambiato, una persona non deve essere considerata… »
«Una persona?
Io sono una persona?
Credevo qualcosa di più!»
«Sì certo, non volevo banalizzare… la persona amata non deve essere vista in maniera diversa se si viene a conoscenza di una parte della sua vita prima ignorata, non devo farlo con te, è così, bravo, anche per me… sì voglio ancora del vino, e un dolce di mandorle.»

-«Signore e Signori, buona sera, è il Capitano che vi parla.
Tra circa quattro ore getteremo l’ancora in una stupenda baia dell’isola d’Ischia.
Famosa in tutto il mondo.
Meglio conosciuta come, “L’isola della eterna giovinezza” per le sue miracolose acque minerali, ed anche “L’isola verde” per la rigogliosità della sua vegetazione.
Avrete l’opportunità di visitare questo splendido gioiello del Mediterraneo per circa due giorni.
Infatti, come sapete, salperemo dopodomani alle ore 10 per il prosieguo della nostra crociera.
Un  ufficiale di  turno è a Vostra disposizione per organizzare escursioni, visite guidate, ingressi a tutti i tipi di locali, by night, piscine, teatri ed altro, e… se vorrete… anche romantici pernottamenti… »

«Andiamo, prendiamo il dolce sul ponte.» Medea si alzò, poggiò il tovagliolo, guardò in direzione dell’altoparlante e disse «Non si fa così, non si fa.»

Il Dispari 20230814 – Redazione culturale DILA APS

Capitolo nono

Quantunque la traversata fosse stata allietata da un mare piatto a perdita d’occhio, neanche una casa, un promontorio, un albero,
Un albero a mare!
e, tra sole e luna una brezza venticello, in parte fenomeno naturale in parte dovuta al movimento del bianco natante, avesse appiattito anche la temperatura dell’angolo tra le scialuppe ove erano soliti appartarsi, al primo impatto con i lastroni di lava vulcanica che pavimentavano il bordo terminale della banchina di ormeggio, entrambi barcollarono come due birilli con il fondo appesantito per un giocattolo infantile.
Medea «Oh!»
Vasco «Appoggiati!»
Medea «Fermiamoci un attimo.»
Vasco «Gira anche a te?»
«Mi manca la terra.»
«Proprio ora che sei atterrata.»
«Atterrata?»
«Posata sulla terra.»
«Oh!»
«Ancora?»
«Di nuovo.»
«Sta bene, appoggiati.»
«Fai tutto prima di me!»

I grossi lastroni di lava grigia levigati dai passi di migliaia di persone, contornavano un tratto minimo dello spiazzo destinato alle manovre di attracco; subito accanto, una macchia bruttura di asfalto sconnesso adduceva a diverse stradine, queste sì, già dal primo impatto, coreografiche, quasi personalizzate dagli abitanti e dalle attività annesse.
Scelsero, per me era facile intuirne il motivo, il viottolo a tratti in leggera pendenza incassato tra pareti di tufo verde chiazzate da prepotenti arbusti di gialle ginestre (ginestra, fiore amato dalla mia donna).
Su in cima, oltre filari di limoni ed oleandri carichi di frutti e di fiori, giunsero ad un gruppo di vecchie costruzioni tinteggiate con impasti di calce dai colori pastello, chiari, luminosi; prive di un ordine apparente e senza segni esterni identificativi che non fossero gerani rosso fuoco ai balconi, glicini appiccicati alle pareti.
Due pini e due palme tutti ultra centenari, quasi cingevano come baluardi il più vecchio palazzo, al cui ingresso un alto cancello di ferro battuto adornato da volute arabesche, mostrava in fondo ad un viale polveroso, tratti sconnessi di un muro di cinta in parte crollato, formato da pietre grigie semplicemente sovrapposte, che ostruiva, spezzava, limitava, la fitta boscaglia e le piante di alto fusto subito accanto predominanti.
Una strada di recente costruzione, sgradevole, sgraziata, stonata, si immetteva in quella minima piazzola dal lato opposto rispetto alla direzione del loro arrivo, a sinistra del cancello, completando il suo percorso in una specie di slargo appositamente adibito a deposito di rifiuti.
Assurdo.
Criminali.
La vecchia villa sfregiata.
Pazzi.
Stronzi.
L’incanto accecato.

Rimasero confusi tra ginestre (ginestra, fiore amato dalla mia donna) e pattume, entrambi fissi, con i sentimenti oltraggiati, tentando di capire se profanare è una vendetta o una maledizione, se il male sopravvive a se stesso per debolezza del suo antagonista oppure per sciocchi abbagli di clemenza.
Mai un silenzio li aveva visti così uniti, insieme indifesi, cruenti, aggressivi.
«Maledetti.
Siate maledetti.»
Da Vasco e Medea lo stesso grido.

Fu lì che lo rividero.

Un barbuto (custode?) con la camicia rossa, uscendo dal cancello, si diresse ad aggiungere, spingendolo su una carriola da muratore, un vecchio apparecchio radiofonico ai rifiuti del cumulo di immondizia.

Il Dispari 20230814 – Redazione culturale DILA APS

Il Dispari 20230807

Il Dispari 20230807
Il Dispari 20230807

BRUNO MANCINI – VASCO E MEDEA

Prima puntata

Questo racconto “Vasco e Medea”, che pubblicheremo a cadenza settimanale nei prossimi lunedì, fa parte del primo volume della serie “Per Aurora” che ho scritto a partire dagli anni ’80 e che continuo a scrivere seppure con molte lunghe pause.

Dettagli: data di pubblicazione della terza edizione 22 agosto 2022, ISBN 9781471081149, pagine 93, rilegatura copertina morbida, dimensioni A5 (148 x 210 mm), prezzo 14.00 €, acquistabile all’url:

 https://www.lulu.com/it/shop/bruno-mancini/per-aurora-volume-primo/paperback/product-29772m.html

Scrivendo un commento a questo articolo (di almeno 1000 battute), e inviandolo in formato word entro il prossimo 12 agosto a [email protected]  (completo di nome, cognome e indirizzo postale) l’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte DILA APS” regalerà una copia del libro ai primi dieci autori dei commenti ricevuti.

Buona lettura

Il Dispari 20230807
Il Dispari 20230807

VASCO E MEDEA

PARTE PRIMA

 Capitolo primo

Non so da dove cominciare.

 

Capitolo secondo

Non è vero!

 

Capitolo terzo

Quale è la verità?

D’onde (da onde = da dove) ha inizio lo sberleffo a quanto intenzionalmente si intende insabbiare affinché possa, scheggiando la patina di cinica manipolazione lessicale,

Voglio ronzare intorno a “finzione e realtà“:

Vasco e Medea sono accumulabili se, guardando al di là delle azioni che ne hanno caratterizzato i rispettivi percorsi, si dà rilievo alla forza il cui condizionamento ermetico ed invasivo ha estremizzate aspirazioni, desideri, e contrasti iniziali.

LA VOGLIA DI STUPIRE (determinante nel seguito del racconto).

Molti, i normali, tendono a piacere, ad essere considerati, ad agire in modo da ricevere favorevole accettazione. Hanno ambizione di essere riconosciuti abili, se non onesti, spiritosi, affidabili, oppure intraprendenti, finanche cinici e prudenti, nella maniera più normale (semplice) possibile.

Sanno che pochi risparmiano una buona  azione nei confronti di persone tranquille o bisognose, e che ancora meno sono coloro i quali prendono le distanze da furbi travestiti da umili.

Vasco no.

Medea no.

Loro vogliono catturare la preda viva di fronte alla sfida.

Loro come Ignazio.

Un toro accecato dallo stupore.

Vorrei abituarvi a leggere come pensate.

«Cialtrone.»

In maniera disarticolata arruffona ripetitiva.

Non ho scritto: “come parlate”, non voglio, ripeto, abituarvi (dovrei scrivere “che vi abituaste”)… «Cacata ciclopica.»

… abituarvi a leggere non come parlate che è tutta un’altra cosa, ma come pensate.

Il primo periodo del capitolo terzo è rimasto sospeso.

«Rimasto?»

Sì l’ho lasciato privo di conclusione poiché…

«Perché?»

  • sì perché sì…
  • sì…
  • si avvicinava…
  • si proponeva…
  • diventava…
  • stava diventando…
  • ormai era un periodo scritto.

E mi occorrono periodi pensati, per farvi abituare a leggere i pensieri.

Ancora liberi di uscire, voi e loro.

Ultima fermata inferno… paradiso…

Signori si scende.

Totò diceva signori si nasce.

 

Scorrono nelle case
i volti
falsate riprese
sul palco rosso
del tiranno.

Capitolo quarto

Nel 1970 aveva circa quindici anni, ma era stato sfruttato…

  • preso in giro…
  • usato graffiato…
  • dalla sola che ne conosceva ogni spigolo, tutti i difetti, le rugosità dell’ultimo giorno e quelle affiorate più indietro nel tempo.

L’unica a poterlo far vibrare in a soli maledetti e privi di rassegnazione.

Come una piccola stella in una sala ovattata, certo brillava ogni volta, da sempre ogni volta, per sempre sembrava potesse, brillava avvicinandosi alla sua pelle scura.

Ancora non si placa
l’eco
maledetta
del suo urlo
tra le braccia
rosse
bastardo.
Capitolo quinto

E non ditemi di non aver mai ascoltato un vecchio polveroso disco di Vasco Rossi suonato da uno scolorito apparecchio della vostra gioventù eroica.

L’apparecchio non è un aeroplano ed in questo caso funziona poggiando una piccola puntina di acciaio luminoso sullo strato nero di vinile ruotante. Cioè è un giradischi.

Dovete abituarvi a leggere i pensieri.

Le ragazzine aspettano l’uomo pigro.

Ti invito.

Scortami.

Ancora non è sopita l’eco
indecente volteggio
sul letto acciottolato di Medea.

Le pozzanghere la rana.

Vasco senza capelli cinquantenne.

Vasco digiunatore di sesso immaginifico.

Vasco sotto la doccia abbandonato.

Uh Uh Uh.

Vasco.

Vasco che scanna le sue creature.

Ancora non è fermo
il disco
uhh uhh uhh
la notte non è più
sicura
bambina.

Capitolo sesto

Qualcuno ricorda la descrizione della mia prima avventura in questa realtà?

Venne intitolata “L’appuntamento” con una essenzialità in qualche modo tendente ad accontentare i semplici ed i novizi.

Io, infatti, avrei optato per “L’ultimo appuntamento”, certamente più preciso e lineare con la vicenda, ma anche meno invitante, se si fosse considerato il sottile sottinteso catastrofismo.

Bene, mai vista sentita conosciuta immaginata costruita, non presenza e non essenza, nulla, lei, la donna guascona, era assolutamente fuori dalle mie cellule intuitive e cerebrali.

Naturalmente, con lei inamovibile riferimento essenziale, queste osservazioni investono tutto il contesto nel quale mi trovo a ruotare, non solo le presenze fisiche delle entità che lo compongono.

Mi aspetto che molti ricordino la parte finale dell’incontro con la dama di cui non conoscevo il nome, Aurora, e che chiamavo la donna guascona, comunque devo dirlo per non essere additato come la fucina delle allusioni, sottintesi, astrazioni, comodi equivoci, ricercati controluce, dei vorrei ma non posso.

Il nostro primo incontro, tanto casuale e per me tanto determinante, terminò con Aurora, chiamata da tutti “La Signora”, che, prendendomi sottobraccio, mi chiedeva di trovare una nuova bella storia d’amore.

È vero?

È vero.

Eccomi.

Vasco non diceva verità.

Per amore.

Medea non ascoltava pensieri.

Per amore.

Lo dico io.

Capitolo settimo

«Cosa potrebbe rappresentare un biglietto di auguri, datato e firmato con il nome del festeggiato ed il motivo dell’invio o consegna, per una persona abituata a gestire uomini e soldi in grande quantità?

Medea si chiedeva perché.

Poiché lui poche ore prima all’alba, ne era sicura per motivi che non vale spiegare, aveva furtivamente inserito, in un volume dello scaffale più alto, un cartoncino rappresentante una bottiglia, quattro fiori e foglie.

Nulla consentiva di credere che fosse stato preparato da lui per altri.

Non sapeva disegnare neppure a ricalco.

Da ragazzo, ero io a tenergli la mano per evitare che facesse sgorbi nei compiti di disegno.

Non aveva mai avuta alcuna cognizione di colori e tinte, mentre quel disegno evidenziava dei mezzi espressivi di qualità, buona tecnica, ed anche una delicatezza di tratti palesemente femminile.

Da altri per lui?

Perché avrebbero, avrebbe, usato un nome ed una data a lei completamente sconosciuti, per frasi non certo compromettenti?

Inoltre, perché lui l’aveva inserito in quel volume?

Ovvio, per toglierlo dalla disponibilità di chi frequentava la casa, e cioè solo mia e di Medea.

Lei mi confidò che già solo questo ultimo comportamento le sembrava sufficiente per indagare, dicendomi anche che doveva approfondire, senza scoprire la sua… scoperta.

Sì, chiese la mia complicità, pur essendo consapevole che non potevo promettergliela.

Sapeva bene che il suo (di lui) dolore sarebbe stato il mio dolore, come quando giovincello piangeva ascoltando dalla radio che i russi avevano invaso l’Ungheria.

Lina, Lina aiutami!” diceva.

Medea ripeteva il testo come una litania lo ricordo ancora “Ti mando un fiorellino sull’unico pezzetto di carta che mi è rimasto! Auguri. Vera”.

E via con mille domande, a se stessa più che a me “Chi sarà? Perché un fiorellino?

Che significa ultimo pezzo di carta?

Vera è un nome o uno pseudonimo?

Ho pianto molto quei giorni.

La crisi.

Vasco spesso di notte usciva da casa per farvi ritorno quasi all’alba.

Assenze sempre più frequenti.

Tornava a volte macchiato, con strani odori sul corpo e sui vestiti.

Neppure attento a non farsene accorgere.

Non usava precauzioni, non nascondeva, ma non diceva. Almeno la curiosità di verificare se Medea lo stesse aspettando… se fosse ancora in casa, niente neanche questo. Un automa.

Un muto.

Un automa muto.

E certo lei soffriva.

Lina aiutami. Che devo fare?” diceva le prime volte.

Dopo qualche giorno smise di piangere.

Il Dispari 20230807
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Il Dispari 20230807
Il Dispari 20230807

DILA

NUSIV

 

Il Dispari 20230814 – Redazione culturale DILA APS

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Il Dispari 20230814

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BRUNO MANCINI – VASCO E MEDEA

Seconda puntata

Questo racconto “Vasco e Medea”, che abbiamo iniziato a pubblicare lo scorso lunedì 7 agosto e che continueremo a pubblicare con cadenza settimanale nei prossimi lunedì, fa parte del primo volume della serie “Per Aurora” che ho scritto a partire dagli anni ’80 e che continuo a scrivere seppure con molte lunghe pause.
Dettagli: data di pubblicazione della terza edizione 22 agosto 2022, ISBN 9781471081149, pagine 93, rilegatura copertina morbida, dimensioni A5 (148 x 210 mm), prezzo 14.00 €, acquistabile all’url:

 https://www.lulu.com/it/shop/bruno-mancini/per-aurora-volume-primo/paperback/product-29772m.html

Scrivendo un commento a questo articolo (di almeno 1000 battute), e inviandolo in formato word entro il prossimo 18 agosto a [email protected] (completo di nome, cognome e indirizzo postale) l’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte DILA APS” regalerà una copia del libro ai primi dieci autori dei commenti ricevuti.
Buona lettura

Il Dispari 20230814 – Redazione culturale DILA APS

VASCO E MEDEA

PARTE PRIMA

Capitolo settimo

 
«[…] Ho pianto molto in quei giorni.
La crisi.
Vasco spesso di notte usciva da casa per farvi ritorno quasi all’alba.
Assenze sempre più frequenti.
Tornava a volte macchiato, con strani odori sul corpo e sui vestiti.
Neppure attento a non farsene accorgere.
Non usava precauzioni, non nascondeva, ma non diceva. Almeno la curiosità di verificare se Medea lo stesse aspettando… se fosse ancora in casa, niente neanche questo. Un automa.
Un muto.
Un automa muto.
E certo lei soffriva.
Lina aiutami. Che devo fare?” diceva le prime volte.
Dopo qualche giorno smise di piangere.
Al mio paese dicevano “Prima della luna nuova”.
Prima della luna nuova ho visto che usciva anche lei.»

Udite le accorate parole di Lina (Carmela, la ragazza di casa), che presentano senza fronzoli le fasi iniziali di questa vicenda, mi accingo ad effettuare la ricostruzione di un momento successivo, mettendo insieme diverse fonti tra cui le confidenze dei marinai imbarcati sulla nave crociera che la nostra coppia aveva scelto per tentare di superare il periodo travagliato provocato dal ritrovamento del biglietto.
è molto verosimile, quasi perfetta.
 
Capitolo ottavo

Il tavolo era ricoperto da una tovaglia orlata da arabeschi di un giallo molto simile ai fili di paglia che usavano, una volta l’anno, in primavera, porre ai margini della gabbia, per consentire alla coppia di canarini la formazione del nido su cui deporre le uova.
Cip e Ciop erano di un giallo molto intenso tanto che, specialmente la femmina, si potrebbe definire colore dell’oro vecchio.
Medea: «Speriamo che Carmela non dimentichi di cambiare l’acqua nella vaschetta. Domani, quando ci fermiamo, le telefono, ti pare? Vieni anche tu così la saluti.»
«Credi sia il caso?»
« Perché no.»
«Sai penso che in questi ultimi tempi non sia stata neutrale, cioè… »
«No guarda lei non è in causa, se tu qualche volta mi avessi avvisato che uscivi… »
«Uscivo, uscivo… »
«… dove andavi… »
«Così, andavo, ora lo sai, che cambia?»
«… perché… »
«Guarda, dammi una spiegazione, una risposta, mi trovi cambiato?
Vuoi ancora del vino?
A volte preferirei una bettola per non sentire il rumore di tante posate contemporaneamente.
In cosa sono diverso?
Uguale.
Dillo che sono uguale anche se sai qualcosa di nuovo.
Nella taverna si urla, qui il brusio è più invadente, avviluppante, è bello avviluppante, rende l’idea, l’idea che ho della gente ma… »
«La notte preferisci le taverne.»
«La notte, che c’entra la notte, parlo di locali per pranzare, cenare, trascorrere un’ora in compagnia di una bella donna come te, mi sembra che… »
«Che voglio sapere, sapere!
Niente più di quanto non vuoi dirmi, è giusto anche per me, anche per me, è giusto, non sei cambiato, una persona non deve essere considerata… »
«Una persona?
Io sono una persona?
Credevo qualcosa di più!»
«Sì certo, non volevo banalizzare… la persona amata non deve essere vista in maniera diversa se si viene a conoscenza di una parte della sua vita prima ignorata, non devo farlo con te, è così, bravo, anche per me… sì voglio ancora del vino, e un dolce di mandorle.»

-«Signore e Signori, buona sera, è il Capitano che vi parla.
Tra circa quattro ore getteremo l’ancora in una stupenda baia dell’isola d’Ischia.
Famosa in tutto il mondo.
Meglio conosciuta come, “L’isola della eterna giovinezza” per le sue miracolose acque minerali, ed anche “L’isola verde” per la rigogliosità della sua vegetazione.
Avrete l’opportunità di visitare questo splendido gioiello del Mediterraneo per circa due giorni.
Infatti, come sapete, salperemo dopodomani alle ore 10 per il prosieguo della nostra crociera.
Un  ufficiale di  turno è a Vostra disposizione per organizzare escursioni, visite guidate, ingressi a tutti i tipi di locali, by night, piscine, teatri ed altro, e… se vorrete… anche romantici pernottamenti… »

«Andiamo, prendiamo il dolce sul ponte.» Medea si alzò, poggiò il tovagliolo, guardò in direzione dell’altoparlante e disse «Non si fa così, non si fa.»

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Capitolo nono

Quantunque la traversata fosse stata allietata da un mare piatto a perdita d’occhio, neanche una casa, un promontorio, un albero,
Un albero a mare!
e, tra sole e luna una brezza venticello, in parte fenomeno naturale in parte dovuta al movimento del bianco natante, avesse appiattito anche la temperatura dell’angolo tra le scialuppe ove erano soliti appartarsi, al primo impatto con i lastroni di lava vulcanica che pavimentavano il bordo terminale della banchina di ormeggio, entrambi barcollarono come due birilli con il fondo appesantito per un giocattolo infantile.
Medea «Oh!»
Vasco «Appoggiati!»
Medea «Fermiamoci un attimo.»
Vasco «Gira anche a te?»
«Mi manca la terra.»
«Proprio ora che sei atterrata.»
«Atterrata?»
«Posata sulla terra.»
«Oh!»
«Ancora?»
«Di nuovo.»
«Sta bene, appoggiati.»
«Fai tutto prima di me!»

I grossi lastroni di lava grigia levigati dai passi di migliaia di persone, contornavano un tratto minimo dello spiazzo destinato alle manovre di attracco; subito accanto, una macchia bruttura di asfalto sconnesso adduceva a diverse stradine, queste sì, già dal primo impatto, coreografiche, quasi personalizzate dagli abitanti e dalle attività annesse.
Scelsero, per me era facile intuirne il motivo, il viottolo a tratti in leggera pendenza incassato tra pareti di tufo verde chiazzate da prepotenti arbusti di gialle ginestre (ginestra, fiore amato dalla mia donna).
Su in cima, oltre filari di limoni ed oleandri carichi di frutti e di fiori, giunsero ad un gruppo di vecchie costruzioni tinteggiate con impasti di calce dai colori pastello, chiari, luminosi; prive di un ordine apparente e senza segni esterni identificativi che non fossero gerani rosso fuoco ai balconi, glicini appiccicati alle pareti.
Due pini e due palme tutti ultra centenari, quasi cingevano come baluardi il più vecchio palazzo, al cui ingresso un alto cancello di ferro battuto adornato da volute arabesche, mostrava in fondo ad un viale polveroso, tratti sconnessi di un muro di cinta in parte crollato, formato da pietre grigie semplicemente sovrapposte, che ostruiva, spezzava, limitava, la fitta boscaglia e le piante di alto fusto subito accanto predominanti.
Una strada di recente costruzione, sgradevole, sgraziata, stonata, si immetteva in quella minima piazzola dal lato opposto rispetto alla direzione del loro arrivo, a sinistra del cancello, completando il suo percorso in una specie di slargo appositamente adibito a deposito di rifiuti.
Assurdo.
Criminali.
La vecchia villa sfregiata.
Pazzi.
Stronzi.
L’incanto accecato.

Rimasero confusi tra ginestre (ginestra, fiore amato dalla mia donna) e pattume, entrambi fissi, con i sentimenti oltraggiati, tentando di capire se profanare è una vendetta o una maledizione, se il male sopravvive a se stesso per debolezza del suo antagonista oppure per sciocchi abbagli di clemenza.
Mai un silenzio li aveva visti così uniti, insieme indifesi, cruenti, aggressivi.
«Maledetti.
Siate maledetti.»
Da Vasco e Medea lo stesso grido.

Fu lì che lo rividero.

Un barbuto (custode?) con la camicia rossa, uscendo dal cancello, si diresse ad aggiungere, spingendolo su una carriola da muratore, un vecchio apparecchio radiofonico ai rifiuti del cumulo di immondizia.

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BRUNO MANCINI – VASCO E MEDEA

Prima puntata

Questo racconto “Vasco e Medea”, che pubblicheremo a cadenza settimanale nei prossimi lunedì, fa parte del primo volume della serie “Per Aurora” che ho scritto a partire dagli anni ’80 e che continuo a scrivere seppure con molte lunghe pause.

Dettagli: data di pubblicazione della terza edizione 22 agosto 2022, ISBN 9781471081149, pagine 93, rilegatura copertina morbida, dimensioni A5 (148 x 210 mm), prezzo 14.00 €, acquistabile all’url:

 https://www.lulu.com/it/shop/bruno-mancini/per-aurora-volume-primo/paperback/product-29772m.html

Scrivendo un commento a questo articolo (di almeno 1000 battute), e inviandolo in formato word entro il prossimo 12 agosto a [email protected]  (completo di nome, cognome e indirizzo postale) l’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte DILA APS” regalerà una copia del libro ai primi dieci autori dei commenti ricevuti.

Buona lettura

Il Dispari 20230807
Il Dispari 20230807

VASCO E MEDEA

PARTE PRIMA

 Capitolo primo

Non so da dove cominciare.

 

Capitolo secondo

Non è vero!

 

Capitolo terzo

Quale è la verità?

D’onde (da onde = da dove) ha inizio lo sberleffo a quanto intenzionalmente si intende insabbiare affinché possa, scheggiando la patina di cinica manipolazione lessicale,

Voglio ronzare intorno a “finzione e realtà“:

Vasco e Medea sono accumulabili se, guardando al di là delle azioni che ne hanno caratterizzato i rispettivi percorsi, si dà rilievo alla forza il cui condizionamento ermetico ed invasivo ha estremizzate aspirazioni, desideri, e contrasti iniziali.

LA VOGLIA DI STUPIRE (determinante nel seguito del racconto).

Molti, i normali, tendono a piacere, ad essere considerati, ad agire in modo da ricevere favorevole accettazione. Hanno ambizione di essere riconosciuti abili, se non onesti, spiritosi, affidabili, oppure intraprendenti, finanche cinici e prudenti, nella maniera più normale (semplice) possibile.

Sanno che pochi risparmiano una buona  azione nei confronti di persone tranquille o bisognose, e che ancora meno sono coloro i quali prendono le distanze da furbi travestiti da umili.

Vasco no.

Medea no.

Loro vogliono catturare la preda viva di fronte alla sfida.

Loro come Ignazio.

Un toro accecato dallo stupore.

Vorrei abituarvi a leggere come pensate.

«Cialtrone.»

In maniera disarticolata arruffona ripetitiva.

Non ho scritto: “come parlate”, non voglio, ripeto, abituarvi (dovrei scrivere “che vi abituaste”)… «Cacata ciclopica.»

… abituarvi a leggere non come parlate che è tutta un’altra cosa, ma come pensate.

Il primo periodo del capitolo terzo è rimasto sospeso.

«Rimasto?»

Sì l’ho lasciato privo di conclusione poiché…

«Perché?»

  • sì perché sì…
  • sì…
  • si avvicinava…
  • si proponeva…
  • diventava…
  • stava diventando…
  • ormai era un periodo scritto.

E mi occorrono periodi pensati, per farvi abituare a leggere i pensieri.

Ancora liberi di uscire, voi e loro.

Ultima fermata inferno… paradiso…

Signori si scende.

Totò diceva signori si nasce.

 

Scorrono nelle case
i volti
falsate riprese
sul palco rosso
del tiranno.

Capitolo quarto

Nel 1970 aveva circa quindici anni, ma era stato sfruttato…

  • preso in giro…
  • usato graffiato…
  • dalla sola che ne conosceva ogni spigolo, tutti i difetti, le rugosità dell’ultimo giorno e quelle affiorate più indietro nel tempo.

L’unica a poterlo far vibrare in a soli maledetti e privi di rassegnazione.

Come una piccola stella in una sala ovattata, certo brillava ogni volta, da sempre ogni volta, per sempre sembrava potesse, brillava avvicinandosi alla sua pelle scura.

Ancora non si placa
l’eco
maledetta
del suo urlo
tra le braccia
rosse
bastardo.
Capitolo quinto

E non ditemi di non aver mai ascoltato un vecchio polveroso disco di Vasco Rossi suonato da uno scolorito apparecchio della vostra gioventù eroica.

L’apparecchio non è un aeroplano ed in questo caso funziona poggiando una piccola puntina di acciaio luminoso sullo strato nero di vinile ruotante. Cioè è un giradischi.

Dovete abituarvi a leggere i pensieri.

Le ragazzine aspettano l’uomo pigro.

Ti invito.

Scortami.

Ancora non è sopita l’eco
indecente volteggio
sul letto acciottolato di Medea.

Le pozzanghere la rana.

Vasco senza capelli cinquantenne.

Vasco digiunatore di sesso immaginifico.

Vasco sotto la doccia abbandonato.

Uh Uh Uh.

Vasco.

Vasco che scanna le sue creature.

Ancora non è fermo
il disco
uhh uhh uhh
la notte non è più
sicura
bambina.

Capitolo sesto

Qualcuno ricorda la descrizione della mia prima avventura in questa realtà?

Venne intitolata “L’appuntamento” con una essenzialità in qualche modo tendente ad accontentare i semplici ed i novizi.

Io, infatti, avrei optato per “L’ultimo appuntamento”, certamente più preciso e lineare con la vicenda, ma anche meno invitante, se si fosse considerato il sottile sottinteso catastrofismo.

Bene, mai vista sentita conosciuta immaginata costruita, non presenza e non essenza, nulla, lei, la donna guascona, era assolutamente fuori dalle mie cellule intuitive e cerebrali.

Naturalmente, con lei inamovibile riferimento essenziale, queste osservazioni investono tutto il contesto nel quale mi trovo a ruotare, non solo le presenze fisiche delle entità che lo compongono.

Mi aspetto che molti ricordino la parte finale dell’incontro con la dama di cui non conoscevo il nome, Aurora, e che chiamavo la donna guascona, comunque devo dirlo per non essere additato come la fucina delle allusioni, sottintesi, astrazioni, comodi equivoci, ricercati controluce, dei vorrei ma non posso.

Il nostro primo incontro, tanto casuale e per me tanto determinante, terminò con Aurora, chiamata da tutti “La Signora”, che, prendendomi sottobraccio, mi chiedeva di trovare una nuova bella storia d’amore.

È vero?

È vero.

Eccomi.

Vasco non diceva verità.

Per amore.

Medea non ascoltava pensieri.

Per amore.

Lo dico io.

Capitolo settimo

«Cosa potrebbe rappresentare un biglietto di auguri, datato e firmato con il nome del festeggiato ed il motivo dell’invio o consegna, per una persona abituata a gestire uomini e soldi in grande quantità?

Medea si chiedeva perché.

Poiché lui poche ore prima all’alba, ne era sicura per motivi che non vale spiegare, aveva furtivamente inserito, in un volume dello scaffale più alto, un cartoncino rappresentante una bottiglia, quattro fiori e foglie.

Nulla consentiva di credere che fosse stato preparato da lui per altri.

Non sapeva disegnare neppure a ricalco.

Da ragazzo, ero io a tenergli la mano per evitare che facesse sgorbi nei compiti di disegno.

Non aveva mai avuta alcuna cognizione di colori e tinte, mentre quel disegno evidenziava dei mezzi espressivi di qualità, buona tecnica, ed anche una delicatezza di tratti palesemente femminile.

Da altri per lui?

Perché avrebbero, avrebbe, usato un nome ed una data a lei completamente sconosciuti, per frasi non certo compromettenti?

Inoltre, perché lui l’aveva inserito in quel volume?

Ovvio, per toglierlo dalla disponibilità di chi frequentava la casa, e cioè solo mia e di Medea.

Lei mi confidò che già solo questo ultimo comportamento le sembrava sufficiente per indagare, dicendomi anche che doveva approfondire, senza scoprire la sua… scoperta.

Sì, chiese la mia complicità, pur essendo consapevole che non potevo promettergliela.

Sapeva bene che il suo (di lui) dolore sarebbe stato il mio dolore, come quando giovincello piangeva ascoltando dalla radio che i russi avevano invaso l’Ungheria.

Lina, Lina aiutami!” diceva.

Medea ripeteva il testo come una litania lo ricordo ancora “Ti mando un fiorellino sull’unico pezzetto di carta che mi è rimasto! Auguri. Vera”.

E via con mille domande, a se stessa più che a me “Chi sarà? Perché un fiorellino?

Che significa ultimo pezzo di carta?

Vera è un nome o uno pseudonimo?

Ho pianto molto quei giorni.

La crisi.

Vasco spesso di notte usciva da casa per farvi ritorno quasi all’alba.

Assenze sempre più frequenti.

Tornava a volte macchiato, con strani odori sul corpo e sui vestiti.

Neppure attento a non farsene accorgere.

Non usava precauzioni, non nascondeva, ma non diceva. Almeno la curiosità di verificare se Medea lo stesse aspettando… se fosse ancora in casa, niente neanche questo. Un automa.

Un muto.

Un automa muto.

E certo lei soffriva.

Lina aiutami. Che devo fare?” diceva le prime volte.

Dopo qualche giorno smise di piangere.

Il Dispari 20230807
Il Dispari 20230807

Il Dispari 20230807
Il Dispari 20230807

Il Dispari 202307131

Il Dispari 20230731 – Redazione culturale DILA
Il Dispari 20230731 – Redazione culturale DILA

 

EROS CIOTTI

Eros Ciotti ricercatore storico e scrittore ci dona un testo misterioso in risposta alla domanda: “Chi era la madre del Genio?”

La risposta la trova nei manoscritti di quel periodo.

Nella trascrizione della nascita di Leonardo nei ricordi di famiglia.

Il 15 aprile 1452 alle 3 di notte nella casa di Anchiano (restaurata come Museo Leonardiano) vide la prima luce il Genio.

Lo studioso prussiano E. Moller scoprì nel 1931 che Leonardo era figlio di Piero, figlio di Antonio “notaro”.

Leonardo era un figlio illegittimo di Ser Piero da Vinci, proveniente da familiari notai,  e fu affidato alla bottega dell’amico Andrea di Michele di Francesco di Cione detto il Verrocchio.

Alla madre Chaterina fu data una dote e si sposò con Piero di Andrea di Giovanni Buti, detto del Vacha cioè “Achattabriga”, in quanto si suppone che Ser Piero fosse sposato o in procinto di sposarsi.

L’autore fa supporre che Chaterina, donna senza documentate origini, fosse una donna dell’oriente, una delle tante schiave portate a Firenze nei secoli XIV e XV come domestiche, in sostituzione delle contadine morte a causa della peste del 1348.

L’origine della madre di Leonardo resta ancora un mistero da scoprire sia per la ricerca scientifica e sia per la Storia dell’Arte.

Per l’Autore, architetto, ed esperto prevalentemente nel restauro monumentale, impegnato nella salvaguardia dell’ambiente naturale, storico, archeologico e antropologico le fonti di ricerca sono molteplici.

Eros Ciotti, attualmente ricopre la carica di Presidente dell’Associazione Culturale Metropoli’s fondata nel 1988.

Il suo stile letterario è caratterizzato nell’amore verso il Genio Leonardo e ha scritto numerosi volumi storici come “Le palude Pontine del ‘500“, “La Gioconda di Leonardo“, “Paesaggi di Leonardo.

Ha scritto 12 copioni teatrali, tra cui “Leon’Arte 500” per i 500 anni della morte di Leonardo.

Auguriamo tanto buon lavoro all’arch. Eros Ciotti per donarci tante risposte alla storia leonardiana e dell’Agro Pontino.

Angela Maria Tiberi

CHATERINA la schiava che partorì il Genio (Edizioni Metropoli’s)

Il Dispari 20230731 – Redazione culturale DILA
Il Dispari 20230731 – Redazione culturale DILA

Si parva licet componere magnis

Tra Gaetano Di Meglio, Patron e Direttore della testata giornalistica Il Dispari, e Bruno Mancini nella qualità di Presidente dell’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte – DILA APS”, si è stabilito quanto segue:

 CS IL DISPARI & DILA APS

Il Dispari affida ad una Redazione organizzata da DILA APS una rubrica giornaliera dal martedì al venerdì  i cui contenuti, a firma di Soci e/o Collaboratori dell’Associazione, dovranno riguardare aspetti generali relativi a varie Professioni.

Gli articoli non potranno eccedere le 3000 battute, spazi compresi e dovranno essere inviati in formato word almeno tre giorni prima della data prevista per la pubblicazione.

Resta inteso che né DILA APS, né i firmatari degli articoli percepiranno compensi di alcun tipo e che DILA APS attiverà a suo carico un servizio di spedizione dei giornali verso le zone non coperte dal distributore ufficiale.

A seguito di questo accordo, Bruno Mancini ha nominato la Vice Presidente DILA APS, Angela Maria Tiberi (che ha accettato), Capo Redattrice della rubrica, la quale, da subito, prende il titolo di “Professionisti DILA APS“.

Come sempre, anche questo progetto DILA APS è aperto a tutte le vostre collaborazioni e, come sempre, DILA APS resta a vostra disposizione per qualsiasi chiarimento.

INFO:
[email protected]
[email protected]

Cell.
Angela Maria Tiberi 4305584216 (tutti i giorni dalle 10 alle 20)
Bruno Mancini 3914830355 (tutti i giorni dalle 15 alle 23)

Il Dispari 20230731 – Redazione culturale DILA
Il Dispari 20230731 – Redazione culturale DILA

BRUNO MANCINI:  Si parva licet componere magnis

«La rubrica “Professionisti DILA APS“, con la pubblicazione in quattro giorni settimanali, avrà una rotazione mensile di contenuti che, quando saremo a regime proporranno argomenti trattati da Avvocati, Ingegneri, Architetti, Dottori, Professori, Commercialisti, Tecnici informatici, Agronomi, Dirigenti scolastici, Editori, Funzionari Pubblici, Sindacalisti, Scienziati, Climatologi, Assistenti disabili, Professionisti alimentazione, Addetti alla ricezione turistica, Marittimi, Giornalisti, Magistrati, Specialisti in Adozioni, ecc.

Quindi, con un po’ di presunzione vorremmo attivare lo stesso percorso virtuoso che abbiamo realizzato in campo artistico.

Provare a mandare messaggi educativi del vivere civilmente nella realtà attuale (Si parva licet componere magnis).

In tutte le professioni cercheremo… e troveremo persone splendide capaci di esporsi in prima persona senza paure e senza condizionamenti.

Fino al momento in cui scrivo questa presentazione, oltre al sottoscritto, Responsabile della Rubrica, e ad Angela Maria Tiberi Capo Redattrice hanno confermata la loro ufficiale adesione il Prof. Fabio Ricci Direttore Chirurgia Senologica, Direttore Clinico Breast Unit, Ospedale “S.M. Goretti di Latina; il Dott. Andrea Del Buono Medico Chirurgo – Immunoallergologo, Specialista in Medicina Preventiva e del Lavoro, Vicepresidente Fondazione “DD Clinic Reseach Institute Onlrus”; il Bio – Architetto Alfonso Gurreri; il Maestro Massimo Abbate, Regista, Attore, Cantante, Musicista, Autore, Patron Festival della Canzone Napoletana; la Traduttrice Liga Sarah Lapinska (Lettonia), Scrittrice, Pittrice, Poetessa; la Scrittrice Luciana Capece, Poetessa, Saggista, Aforista, Prefatrice, Critico Letterario, Critico Teatrale, Recensora; l’Avvocato Davide Felice Scrittore, Consigliere comunale Castegnato; l’Industriale Demo Martelli Scrittore, Albergatore; la Professoressa Milena Petrarca Pittrice, Poetessa.

L’inizio è previsto per la prima settimana di settembre.»

Il Dispari 20230731 – Redazione culturale DILA
Il Dispari 20230731 – Redazione culturale DILA

DILA

NUSIV