La voce-Silenzio

La voce-Silenzio

La mia vita mai vissuta

Ignazio-L’incendio

Fantasia-Chi sa se tornerò

Il lusso-Io non mi allineo

Ignazia-La tempesta

La voce-Silenzio

Nel doppio enigma del suo silenzio
frammento sillabe
mostrando il volto in controluce
al buio nella registrazione
di versi prima mai uditi da nessuno.

Non ho più dediche.
Di pietra!
L’altra metà di me e Lei.
di me,
di Lei,
scompone il “sempre”
in mini “adesso”
ché se ne perde alcuni, il dopo resta.

Nel doppio enigma
il suo silenzio è voce,

il suo silenzio è amore in suono
per me che non ho il senso dell’udito.

Poesia-L’inganno

Il rifugio-Dimora

Orrido-L’attesa

Paura-Dogma (1)

Paura-Dogma (2)

Paura-Dogma (3)

La Frana-E Noi

Un saldo-Un rogo

Velina-Ma che vuoi?

Attingo

Come faremo

Discorso senza poesia

Cicala-Formica

Parte seconda

Verticalizza il vertice

Logico

A Vasco

A Medea

A Vasco e Medea

A Mario Sisana (1)

A Mario Sisana (2)

Pericolo

Ai comodi abbandoni (1)

Ai comodi abbandoni (2)

Languida menopausa

Maronti Muore

New York

Il bluf

Le guardie notturne

Ti benedica la Musa

Non fosti pioggia

Volteggio

Parte terza

Fessure archibugiere

Ibrido immacolato

Il duplo del mio Ignazio

Indaco

Forse riascolto un’eco

L’ovvio

Non ci sia data di silenziosa eutanasia

La Musa

La sirena delle diciassette

Sbambagiate

Mia merula,

Un’isola diversa

Prosieguo di parentesi

Paradiso apocrifo

Omeopatico tripudio

Loquace

Mantello a ruota

A chi lo dico

 

Ignazia-La tempesta

Ignazia-La tempesta

La mia vita mai vissuta

Ignazio-L’incendio

Fantasia-Chi sa se tornerò

Il lusso-Io non mi allineo

Ignazia-La tempesta

Un altro giorno si allontana,
è vero, ma tornerà
se solo avvolgo il mulinello
dei miei ricordi senza nome
stretti in capitoli numerici.
Passivi segreti serbati da una pass
di sette lettere e di cinque numeri.
Dopo tre anni avanza una tempesta
sento correnti di aria fresca
lambirmi le caviglie
e vedo, immagino, vedo
legioni di zanzare
volare verso ricetto d’alberi
e vado, immagino, vado,
da Lei che mai non fugge in cerca di un riparo.

Ho voglia di nudarmi
uscire per mezzora
a cielo aperto
e poi vociare a muso duro
“Fulminami, io sono il tuo bersaglio,
colpisci al basso ventre,
creando un rombo
– tu –
che scuota gli assonnati”.

Soffro dilemma tra luce e buio,
Ignazia-La tempesta.
Avanza e smuove il casco di banane
sospeso alla trave del terrazzo.
Procede, variando ombre
intorno alle pareti della stanza
per l’oscillare dei lampioni sulla strada.

Nemmeno il tempo di capire l’attimo:
fenomeni aumentano d’intensità.
Se solo avessi modo d’incontrarla
“Bagnami!”
“Affrontami!”
“Tu passerai io resto,
oppure sarò vento di tempesta”.

Rimbomba, rombando lontano,
in deviazione verso la valle degli uomini
– ottusi –
che non sapevano competere.
Eppure
Cenerentola perse scarpetta di cristallo
in fuga verso casa a mezzanotte
lasciando traccia al principe dei sogni.

La voce-Silenzio

Poesia-L’inganno

Il rifugio-Dimora

Orrido-L’attesa

Paura-Dogma (1)

Paura-Dogma (2)

Paura-Dogma (3)

La Frana-E Noi

Un saldo-Un rogo

Velina-Ma che vuoi?

Attingo

Come faremo

Discorso senza poesia

Cicala-Formica

Parte seconda

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Logico

A Vasco

A Medea

A Vasco e Medea

A Mario Sisana (1)

A Mario Sisana (2)

Pericolo

Ai comodi abbandoni (1)

Ai comodi abbandoni (2)

Languida menopausa

Maronti Muore

New York

Il bluf

Le guardie notturne

Ti benedica la Musa

Non fosti pioggia

Volteggio

Parte terza

Fessure archibugiere

Ibrido immacolato

Il duplo del mio Ignazio

Indaco

Forse riascolto un’eco

L’ovvio

Non ci sia data di silenziosa eutanasia

La Musa

La sirena delle diciassette

Sbambagiate

Mia merula,

Un’isola diversa

Prosieguo di parentesi

Paradiso apocrifo

Omeopatico tripudio

Loquace

Mantello a ruota

A chi lo dico

 

Il lusso-Io non mi allineo

Il lusso-Io non mi allineo

La mia vita mai vissuta

Ignazio-L’incendio

Fantasia-Chi sa se tornerò

Il lusso-Io non mi allineo

In un anfratto di ere ardimentose
il lusso fu sconfitto
(così s’urlò alla Bastiglia “Égalité”),
entrando libera nel carcere francese
la folla poi bruciò gli arazzi.

Fissando la tela “Le Serment du Jeu de paume”
di Jacques-Louis David
pomeriggio caliginoso
nel Musée national du Château de Versailles,
non trovo clone di me
-del tempo-,
tra i tanti,
decisi nel proporsi in giuramento,
né vedo Lei,
ora una piuma,
Lei che svolazza sul mio berretto Frigio
– capretto intero,
le zampe posteriori avvolte al mento,
la punta rigida in senso verticale.

Il lusso non si lascia incatenare,
l’uccide il troppo.

___°°°___°°°___°°°

Non è sontuosità
sapere volere capire
di Te di Lei d’Ignazia
burberi battiti brutali
mostruosi morbosi
mistici misteri
singoli sillabati sfrontati sferoidi sessuali
… il mio ritorno all’imperfetto.

Resistere sul Piave,
sfondare Porta Pia,
lasciare nonostante tutto e tutto il resto
bucato da lavare,
eccentrica escrescenza
sul filo del bikini,
oggi strattonano
il fondo grigio frigo dei ricordi
congelati freschi
in tempo per blandirmi:
”Avanti,
convienine,
è solo Lei lo sfarzo della anima tua”.

____°°°°____°°°°____°°°°

Cadute stelle a San Lorenzo,
silenzi chitarre e falò
testimoni di desideri
– le donne nell’affanno dell’attesa
i maschi con il brivido del rischio –,
ferragosto scombussola smonta e rimonta
assuefazioni plurime
e
monotone certezze di certezze.
Ovvero?
Ossia?
L’anguria va tagliata a fette,
ed io ci provo tranciando
dalla testa al cuore il lusso suo regalo.

____°°°°____°°°°____°°°°

A Marrakech,
la riverenza alla Medina
valigia gonfia di futili ammennicoli
testa ingolfata da stupidi fantasmi
la psiche rannicchiata
la vita incinta di speranza,
Ignazia fissa il sole
all’ombra di un’attesa estenuante,
e a notte, in rete,
mille domande “E voi?”,
pochi sussurri “Sì”.
Per Lei che non si vuole,
il lusso esagerato è la mia spalla
da pianto aspersa
– amica amata amica – ,
nel tempo in cui con voce
… con senza voce
richiede inutile perdono
con voce senza voce
se già l’assale,
come frignava l’altra mia lei prima di Lei,
“Turbine improvvido
per mancato incesto
tra l’anima bella ed il cervello attento”.

Io non mi allineo
a chi
costringe il polso in pochi battiti
al solo arrivo della parola “Vita”.
Il lusso non si lascia incatenare,
l’uccide il troppo?
Sarò spaccone,
ma ne voglio ancora.

Smonto la tenda e creo una capanna.
Sull’uscio decoro, quasi un arazzo,
mosaico di conchiglie:
“Ho un cuore di poeta.
L’ingresso è libero”.

Ignazia-La tempesta

La voce-Silenzio

Poesia-L’inganno

Il rifugio-Dimora

Orrido-L’attesa

Paura-Dogma (1)

Paura-Dogma (2)

Paura-Dogma (3)

La Frana-E Noi

Un saldo-Un rogo

Velina-Ma che vuoi?

Attingo

Come faremo

Discorso senza poesia

Cicala-Formica

Parte seconda

Verticalizza il vertice

Logico

A Vasco

A Medea

A Vasco e Medea

A Mario Sisana (1)

A Mario Sisana (2)

Pericolo

Ai comodi abbandoni (1)

Ai comodi abbandoni (2)

Languida menopausa

Maronti Muore

New York

Il bluf

Le guardie notturne

Ti benedica la Musa

Non fosti pioggia

Volteggio

Parte terza

Fessure archibugiere

Ibrido immacolato

Il duplo del mio Ignazio

Indaco

Forse riascolto un’eco

L’ovvio

Non ci sia data di silenziosa eutanasia

La Musa

La sirena delle diciassette

Sbambagiate

Mia merula,

Un’isola diversa

Prosieguo di parentesi

Paradiso apocrifo

Omeopatico tripudio

Loquace

Mantello a ruota

A chi lo dico

 

Fantasia-Chi sa se tornerò

Fantasia-Chi sa se tornerò

La mia vita mai vissuta

Ignazio-L’incendio

Fantasia-Chi sa se tornerò

Ho fermato il rotto della cuffia
e sono fuori
come un cavallo alato
dalla nuova leggenda dei porcospini:

elfi di foreste germaniche
incappucciati,
seduti su ignari dormienti,
ammaliano giovani con incantesimi da incubo;

silfi tra nuvole teutoniche
evanescenti eteree
nel pantheon d’immaginifiche leggende
timide ingannano con inquietanti silenzi;

gnomi celtici in labirintici sottosuoli
barbuti o baffuti
ammantano tesori immondi
di fate, coboldi, folletti e demoni.

Non fuggo!
Verifico.

Li vedo ancora intenti a bivaccare
intorno a finto buio
artate nebbie
e squallide desolazioni d’anime.
Argonauta dei miei bisticci,
claunesca bocca forno
col cuore in panne,
cristallo amorfo di lava
oggi neolitica ossidiana,
ipotenusa
– obliqua geometria distante dalla genesi –
d’irrisolti dilemmi in rotte divergenti,
vendo i miei versi a meno di un centesimo!

Non fuggo!
Sfido!

Venite avanti
sciacalli ipocondriaci,
voi tracimando,
aggiungerò al dolce amaro
il nero cardamomo nepalese del blasfemo.

Che sia notte di festa!
Natale, Capodanno, Ferragosto,
la vincita al lotto,
il viaggio verso l’eremo
… oppure no,
è notte di emozioni
violente vertigini
con turbolenta imbambolata sull’amaca in giardino;
è notte di poesia
perfetta sbilenca
come murena in fuga tra gli anfratti;
è notte di abbandoni-addii
rotonda frustrante
per me che non m’ubriaco più di niente,
distorta contorta equivalenza.

Non fuggo!
Cerco.

Io vado come a funghi coi petardi
lasciati in giro ancora non esplosi
fragile
rosolio-assenzio
amante amato dalla mia sola Lei
Fantasia-Poesia

che ancora non ha infranto il gusto del proibito,
né so se tornerò con sensi umani e basta.

Soltanto dopo la morte,
scommetti pure, Argo,
sarò cornice immobile di un film in movimento

Il lusso-Io non mi allineo

Ignazia-La tempesta

La voce-Silenzio

Poesia-L’inganno

Il rifugio-Dimora

Orrido-L’attesa

Paura-Dogma (1)

Paura-Dogma (2)

Paura-Dogma (3)

La Frana-E Noi

Un saldo-Un rogo

Velina-Ma che vuoi?

Attingo

Come faremo

Discorso senza poesia

Cicala-Formica

Parte seconda

Verticalizza il vertice

Logico

A Vasco

A Medea

A Vasco e Medea

A Mario Sisana (1)

A Mario Sisana (2)

Pericolo

Ai comodi abbandoni (1)

Ai comodi abbandoni (2)

Languida menopausa

Maronti Muore

New York

Il bluf

Le guardie notturne

Ti benedica la Musa

Non fosti pioggia

Volteggio

Parte terza

Fessure archibugiere

Ibrido immacolato

Il duplo del mio Ignazio

Indaco

Forse riascolto un’eco

L’ovvio

Non ci sia data di silenziosa eutanasia

La Musa

La sirena delle diciassette

Sbambagiate

Mia merula,

Un’isola diversa

Prosieguo di parentesi

Paradiso apocrifo

Omeopatico tripudio

Loquace

Mantello a ruota

A chi lo dico

 

E VAI COI NOSTRI

E VAI COI NOSTRI

E VAI COI NOSTRI

NESSUNO FACCIA UN PASSO AVANTI

LETTERA A MIO FIGLIO

DOMANI ALL’ALBA

E VAI COI NOSTRI

E vai coi nostri

Scoreggiavano puzzolentemente
sputazzate e rasche di sigari
toscani bronchiti croniche
a volo dai palchi alla platea.

I pellerossa in bianco e nero
muori fellone
e vai coi nostri.

Com’era bello il cinema una volta.

°———°———°———

Bestemmie lunghe come una
canzone. Inferno paradiso santi e
madonne mamme e sorelle
per un refrain di puttanate in libertà.

Colonne di cartone
lacrime di cipolla
Buffalo Bill e il suo cavallo bianco.

Com’era bello il cinema una volta.

°———°———°———

Scaccolamenti di nasi scatarranti.
Rutti etnici al gusto di carrube
polifemiche presenze
le panche appiccicose di schifezze.

I bucanieri dalla benda
all’occhio onore, patria, fedeltà
Totò.

Com’era bello il cinema una volta.

°———°———°———

Lei
mi stringeva
a tratti
forte
il braccio
di nascosto.
Io
le toccavo
un poco
scalzo
il piede
di nascosto.

Com’era bello andare a cinema una volta.

SOPIVO

MOVENDOTI COSÌ

COME IL FINALE DI UN LIBRO GIALLO STAMPATO IN COPERTINA

FORSE

PER UNA VITA GIÀ USATA

JUST

MI PRESENTO

LA CENA DELLA VIGILIA

ADESSO MUSICA!

Incarto caramelle di uva passita

POESIE

Bruno Mancini

L’ASPRA VICISSITUDINE

L’ASPRA VICISSITUDINE

Bruno Mancini

Poesie

Segni tutte le poesie

SEGNI

L’ASPRA VICISSITUDINE

L’aspra vicissitudine
è vinta
con uno e con tanti meriggi di giugno.
Forse volarono rondini
simili a gazze, e foglie di verde virile frescura
gettando un’ombra fuggita
ancora non lieta
tra duro cemento e tufo
chiesero i termini
a barche limpide
– navigli inutili –
Lo schianto vero
della sirena:
Ulisse mitico e fabbrica,
in terra di fuochi e di vulcani.
Non dico il tuo nome.
Così mentre ancora bugiarda è l’ora,
di poco bugiarda,
sorride infine
per sempre e una volta,
stanco di nubi e di ricordi
un mito fermo
a vincere l’attesa.

Jeanfilip

I TUOI OCCHI

IO ERO UNA BESTIA RARA

SOCCHIUDIAMO LE PORTE

LA ZINGARA PARLA

TRE QUASI POESIE PER IGNAZIO

TEATRO

DISSERTAZIONI

SONETTO NOTTURNO

UN’OMBRA

LA NOTTE È FINITA

SCOPRIRONO

EUTANASIA

TEMPO

EQUIVOCO

POVERO AMORE MIO

SPIGOLO

UNA STORIA DI TROPPO

L’INGANNO DI IGNAZIO